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Discussione: Un motivo in più per venire a Torino...
  1. #41
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    ITINERARI

    Vado a proporvi alcuni itinerari di turismo e passeggio all'interno della città. Da fare in macchina o a piedi, o con i mezzi.

    Negli ultimi anni l’amministrazione di Torino ha deciso di intraprendere un percorso che riportasse il centro cittadino agli antichi splendori, a quel sapore a metà strada tra la sobrietà e il lusso tipico della città ottocentesca. In pratica: più zone pedonali, più piazze “vere”, liberate dalle macchine, più spazi per passeggiare, leggere, chiacchierare. A tutto ciò si è aggiunto un progressivo fiorire di locali, esercizi, vinerie che hanno dato al centro cittadino un aspetto più vitale e giovane. Girare per il centro, oggi, vuol dire godere di un fascino raro in una città in cui le strade e le piazze sanno accogliere i visitatori, rilassarli e incuriosirli. Da dove iniziare? Naturalmente da piazza Castello, pedonalizzata da pochi anni e oggi rinato salotto torinese. Dove finire? Ovunque: qualsiasi direzione si prenda dal cuore della metropoli, si raggiungono posti delizioni.

    [continua...]
    Giovanna Giacalone
    Iniziative Turistico - culturali - vacanziere del ToRisiKo 2005
    giovanna non è in linea
  2. #42
     Cap.le Magg.
     
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    Re: Un motivo in più per venire a Torino...

    Quote Asimov ha scritto:
    ....se non fosse per i torinesi sarebbe proprio una bella citta'
    Siamo belli... dentro!
    ...allora che aspetti a venire al raduno!!!



    Saluti, Carmine
    Karmine76 non è in linea
  3. #43
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    ITINERARIO "Torino barocca e risorgimentale"

    Il punto di partenza di questo itinerario, che si può percorrere a piedi, è piazza Castello, davanti alla Chiesa di San Lorenzo.

    Di fronte abbiamo la facciata del Teatro Regio dietro cui svetta la guglia della Mole Antonelliana. Al centro della piazza si erge imponente il Castello, detto anche Palazzo Madama perché fu abitato, ingrandito e abbellito dalle due Madame Reali, Maria Cristina d'Orléans e Giovanna Battista di Savoia Nemours. Per la prima Carlo di Castellamonte costruì il Salone degli Svizzeri, in cui si riunì il Senato del Regno di Sardegna dal 1848 al '61 e del Regno d'Italia dal '61 al 1864, per la seconda Juvarra costruì la facciata e lo scalone monumentale. Oggi il Castello è sede del Museo civico di Arte Antica, dalle ricchissime collezioni.

    Davanti al Castello c'è la statua dell'Alfiere dell'Esercito Sardo, di Vincenzo Vela, che i Milanesi regalarono a Torino nel 1857.

    Entriamo nella Chiesa di San Lorenzo, opera di Guarino Guarini: la Chiesa è poco appariscente perché senza facciata, ma ha una splendida cupola e un interno ricchissimo e armonioso, che si può considerare uno dei capolavori del barocco religioso in Europa.

    Uscendo dalla Chiesa attraversiamo la cancellata in ghisa del 1841, opera di Pelagio Palagi, che separa piazzetta Reale da piazza Castello. Le due statue dei Dioscuri (di Abbondio Sangiorgio) fanno la guardia all'ingresso. Di fronte a noi abbiamo l'elegante e composta facciata del Palazzo Reale (Carlo e Amedeo di Castellamonte, 1658), che fu per due secoli residenza sabauda ed è oggi un museo, una delle dimore reali più sontuose che ci siano in Europa. Vi lavorarono nel Seicento, Settecento e Ottocento molti artisti importanti e vi sono rappresentati tre stili: barocco, rococò e neoclassico.

    Dietro il palazzo, che racchiude al centro un cortile quadrato da cui si ha una prospettiva della cupola della Cappella della Sindone, si estendono i giardini reali, che, disegnati dall'architetto Le Nôtre, sono oggi purtroppo ridotti a un terzo della dimensione primitiva. Vi si trova la bella fontana rococò di Simone Martinez, nipote di Filippo Juvarra.

    Ritorniamo sui nostri passi riattraversando il cortile e, uscendo dal Palazzo, vediamo alla nostra sinistra un edificio severo, continuazione del Palazzo Reale. Al piano terreno vi ha sede la Biblioteca Reale, ricchissima di volumi preziosi, dove si conservano anche 2000 disegni fra cui l'Autoritratto di Leonardo da Vinci e il Codice sul volo degli uccelli. Al piano superiore è l'Armeria Reale, la seconda in Europa, con armi e armature di grande valore, vere opere d'arte. Dalla loggia che dà su piazza Castello Re Carlo Alberto dichiarò la Prima Guerra d'Indipendenza il 23 marzo 1848.

    Uscendo dalla cancellata svoltiamo a sinistra, dirigendoci verso il Teatro Regio: solo la facciata rimane del settecentesco teatro di Benedetto Alfieri che ha visto le prime di tante opere famose e nel quale si esibirono direttori straordinari come Arturo Toscanini. Dopo l'incendio del 1936 che lo distrusse completamente, è stato ricostruito dall'architetto Mollino e recentemente è stato completato da una cancellata di Umberto Mastroianni. Accanto al Regio si trova il Palazzo degli Archivi, uno dei più importanti in Italia, che Juvarra costruì per Carlo Emanuele III; su 70 chilometri di scaffali sono ordinatamente riposti i documenti della storia dei Savoia e dell'Italia.

    Attraversiamo via Po, che unisce piazza Castello al fiume: in fondo alla via, in lontananza,oltre piazza Vittorio Veneto, la neoclassica Chiesa della Gran Madre di Dio chiude la prospettiva come una vera e propria quinta scenografica.

    Passiamo davanti al Caffè Mulassano, piccolo e raccolto, ma prezioso, dove sono stati girati film come "Piccolo Mondo Antico" e "Addio Giovinezza".

    Attraversiamo la Galleria Subalpina (1874) di Pietro Carrera, su cui si affacciano il famoso locale storico Baratti e Milano , numerosi negozi e un ristorante con dehor e usciamo in piazza Carlo Alberto, dominata dall'imponente facciata ottocentesca di Palazzo Carignano, che fronteggia quella delle ex-scuderie e orangerie, oggi diventate, dopo essere state bombardate, la Biblioteca Nazionale.

    Alla nostra sinistra, all'angolo di via Cesare Battisti con via Carlo Alberto, è la casa di Nietzsche: qui abitava il filosofo durante il suo soggiorno torinese. Al numero 9 della vicina via Bogino sorge il barocco Palazzo Graneri del Baroncelli, che dal 1858 è sede del Circolo degli Artisti.

    Al centro della piazza troneggia il monumento del Marocchetti a Carlo Alberto, padre del primo Re d'Italia; accanto al Re, un granatiere, un lanciere, un bersagliere e un artigliere.

    Svoltiamo a destra in via Cesare Battisti girando intorno a Palazzo Carignano: appare evidente la differenza fra i mattoni dell'edificio seicentesco e la parte Ottocentesca, costruita per contenere un'Aula del Parlamento abbastanza grande da accogliere i rappresentanti delle varie regioni italiane.

    Ora siamo in piazza Carignano, il luogo che richiama alla mente il glorioso periodo del Risorgimento, in cui Torino era meta di patrioti da ogni parte d'Italia e il Palazzo dei Principi di Carignano sede del Parlamento Subalpino, poi Parlamento Italiano: l'aula è visibile all'interno del Museo Nazionale del Risorgimento Italiano.

    Di fronte a Palazzo Carignano ci sono due istituzioni torinesi dedicate al tempo libero: il Ristorante "Al Cambio" dove Cavour aveva un tavolo riservato e il Teatro Carignano dove da sempre recitano le più grandi compagnie di prosa. Al centro della piazza s'innalza il monumento a Gioberti.

    Un altro imponente edificio si affaccia sulla piazza: è il Palazzo dell'Accademia delle Scienze, sede anche del Museo Egizio e della Galleria Sabauda.

    Come è noto, il Museo Egizio è il più importante del mondo, secondo (forse!) solo a quello de Il Cairo.

    È interessante notare la differenza fra il Palazzo dell'Accademia delle Scienze e il Palazzo Carignano: sono entrambi in cotto, barocchi e dello stesso periodo (i progetti risalgono al 1679), sono opera del medesimo architetto, il teatino Guarino Guarini. Ma diversa fu la committenza. Il Palazzo dell'Accademia delle Scienze fu commissionato dai Gesuiti che intendevano costruire un collegio per i figli dei nobili e di conseguenza è estremamente severo; Palazzo Carignano fu costruito per i Principi di Carignano ed è quindi molto più mosso ed elegante. Presenta una bellissima facciata ondulata che alterna la linea concava a quella convessa. Sulle finestre del piano nobile si vede la sagoma di un indiano, a ricordo dell'aiuto dato dai Carignano ai Francesi contro gli Irochesi in Canada. Nell'interno, nelle grandi sale, sono conservati bellissimi affreschi. Qui sono nati due Re, Carlo Alberto e Vittorio Emanuele II.

    Percorriamo un tratto di Via Accademia delle Scienze e svoltiamo a sinistra in via Maria Vittoria. Siamo sul sagrato della Chiesa di San Filippo, costruita con un'unica navata, la più vasta di Torino: vi hanno lavorato molti architetti fra cui Guarino Guarini, Michelangelo Garove e Filippo Juvarra, a cui si deve il disegno della facciata e della sacrestia. Di fronte alla chiesa, il Palazzo Asinari di San Marzano il cui atrio scenografico è uno splendido esempio della ricchezza artistica della città.

    Poco oltre, al numero 12 di via Maria Vittoria, sorge il Palazzo dal Pozzo della Cisterna - oggi sede dell'Amministrazione Provinciale di Torino - dove nacque Maria Vittoria che, sposa del Duca d'Aosta, fu per breve tempo Regina di Spagna.

    Ritorniamo sui nostri passi fino a piazza San Carlo, una delle più belle al mondo per il suo aspetto armonico. In epoca romana si trovava appena "fuori le mura". Il suo impianto è dovuto a Carlo di Castellamonte, che la progettò nel 1637. È stata sede del mercato del grano e piazza d'armi, vi si sono tenute feste, caroselli storici e persino una battaglia navale. Oggi è spesso palcoscenico per importanti concerti e i suoi portici rappresentano uno dei centri per lo shopping.

    Al centro della piazza è il monumento a Emanuele Filiberto del Marocchetti (1831-38), detto "'l Caval 'd Brons".

    Importanti famiglie nobili avevano qui la loro abitazione; il Palazzo Solaro del Borgo, al numero 183, è il più sontuoso. È stato sede dell'Accademia Filarmonica, che ha poi dato origine al Conservatorio ed è tuttora sede dell'esclusivo Circolo del Whist, fondato da Cavour.

    Verso nord, a forma di T, si apre la Galleria San Federico, del 1856 (architetto Panizza). Dove ora c'è il Cinema Lux si apriva nell'Ottocento il Caffè La Meridiana, frequentato da artisti e letterati, fra cui De Amicis.

    Sulla piazza ci sono vari locali storici: il Caffè San Carlo, del 1822, frequentato da politici, letterati e artisti; Stratta, che conserva l'insegna di fornitore della Famiglia Reale; il Caffè Torino, il Caval 'd Brons. Verso Sud la piazza è chiusa da due chiese barocche: San Carlo, iniziata nel 1619, ma con una facciata ottocentesca e Santa Cristina, di Carlo di Castellamonte, con facciata juvarriana.

    Prima che si costruissero gli attuali portici, che risalgono agli anni 1930-1936, via Roma era larga quanto la distanza tra le due chiese.

    In via Santa Teresa si ammira la Chiesa di Santa Teresa, la cui prima pietra fu posta da Cristina d'Orléans nel 1642. Poco oltre, all'incrocio con via San Tommaso, c'era in epoca romana la Porta Marmorea, attraverso cui entrava in città chi proveniva da Roma.

    Ritorniamo sotto i portici di piazza San Carlo e proseguiamo in direzione di Porta Nuova. Subito dopo piazza San Carlo si apre piazza CLN, con le due fontane che rappresentano il Po e la Dora, due dei quattro fiumi torinesi. Alla nostra sinistra si scorge Palazzo Bricherasio, sede di mostre d'arte contemporanea.

    Raggiungiamo piazza Carlo Felice, dove si estendono i giardini Sambuy e si trova la storica confetteria Avvignano. Di fronte abbiamo la Stazione di Porta Nuova, con una bella facciata, opera di Ceppi e Mazzucchetti, una delle prime e delle più belle stazioni italiane.

    Possiamo ritornare in piazza Castello con una bella passeggiata sotto i portici di via Roma, ammirando le vetrine dei negozi, per "fare le vasche", come dicono i Torinesi.
    Martina Barboni
marti93 non è in linea
  • #44
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    ITINERARIO "torino barocca e risorgimentale"

    Oops! Mi stavo per dimenticare di inserire la cartina dell'itinerario!

    Eccola qui.
  • marti93 non è in linea
  • #45
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    Re: ITINERARIO "torino barocca e risorgimentale"

    Quote marti93 ha scritto:
    Oops! Mi stavo per dimenticare di inserire la cartina dell'itinerario!

    Eccola qui.
    ... E NEL GIRO DELLA TORINO BAROCCA, PROPRIO A 2 MINUTI A PIEDI DA PIAZZA CASTELLO, LA PIZZERIA DOVE MANGEREMO VENERDI' SERA, "IN FAMIGLIA", VISTO CHE E' IL LOCALE DI MIO PADRE (www.le-rondini.com)... a due passi da quello che resta delle mura romane dell'Augusta Taurinorum, a uno sputo dal duomo che cela la SS (sacra sindone ) in un palazzo del '700 del Juvara.... e si mangia pure BENE

    ulteriori indescrizioni sul programma notturno nei prossimi giorni (sto organizzando il tutto nei dettagli, anke grazie ad alopippa che a cibo ne dice anke lui )




















    BOTA non è in linea
  • #46
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    ITINERARIO "Torino romana, medioevale, rinascimentale e..."

    ECCOVI UN ALTRO ITINERARIO:

    Il punto di partenza per la nostra visita è piazza Castello, cuore della città. Dietro l'attuale facciata barocca c'era in epoca romana la Porta Decumana, - Praetoria secondo altri - e passavano le mura che circondavano la colonia e avevano un perimetro di circa 3000 metri.

    Attraversiamo la piazzetta Reale piegando a sinistra e passiamo sotto i due archi. Ci troviamo di fianco alla Cattedrale. Alla nostra sinistra vediamo il Palazzo dei Duchi del Chiablese e a destra il Duomo di San Giovanni, voluto dal Cardinal Domenico della Rovere, progettato dall'architetto toscano Meo del Caprina da Settignano, e ultimato nel 1498. E' da notare la sua bella facciata rinascimentale. Il Rinascimento ha lasciato pochi esempi a Torino e il Duomo è l'unico monumento religioso. Presso il Duomo si erge il campanile di San Giovanni, alto 60 metri, di circa trent'anni anteriore alla Cattedrale.

    Alle spalle del Duomo svetta l'aguzza cupola della Cappella della Sindone; gravemente danneggiata dall’incendio dell’Aprile 1997. Capolavoro del barocco, è un miracolo di leggerezza e di eleganza, con i suoi 61 metri di altezza su un diametro di 18. Fu costruita da Guarino Guarini tra il 1668 e il 1694 per ospitare la Sindone (dal greco Sindòn), il lenzuolo in cui si pensa sia stato avvolto il corpo di Cristo dopo la Deposizione dalla Croce. Divenuto proprietà dei Savoia, fu fatto portare a Torino nel 1578 da Emanuele Filiberto per agevolare il pellegrinaggio di San Carlo Borromeo.

    Dalla scalinata del Duomo si possono ammirare i monumenti più importanti della Torino Romana: tratti di mura, la Porta Palatina e il teatro. L'antico castrum romano aveva forma quasi quadrata ed era suddiviso in 72 insulæ da strade diritte, chiamate cardi e decumani. Lungo il suo perimetro erano distribuite una trentina di torri ottagonali e quattro grandi porte. Attraverso la Porta Palatina entrava in città chi arrivava dalla Pianura Padana. In epoca romana era la Porta Principalis Sinistra.

    Del teatro romano si vede solo una parte: l'altra si trova sotto l'ala novecentesca del Palazzo Reale.

    Nelle vicinanze della Torino romana c'è il Museo di Antichità (Corso Regina Margherita 105 - tel. 5212251), i cui reperti vanno dal paleolitico all'alto medioevo. I resti romani sono particolarmente importanti: preziosi sono i vetri, gli argenti del Tesoro di Marengo, i bronzi di Industria, ma anche le steli e le sculture numerose e in ottimo stato di conservazione.

    Proseguiamo ora all'interno dell'area romana, che è anche l'area medioevale della città.

    Percorriamo via Quattro Marzo, su cui si affacciano case con finestre gotiche e rinascimentali fino a via Porta Palatina. A destra spiccano le torri della Porta Romana.

    Svoltiamo a sinistra in via Porta Palatina, chiamata in passato via dei Cappellai, e passiamo davanti alla Chiesa dello Spirito Santo, sede di una Confraternita esistente fin dal 1575.

    Qui Rousseau, che aveva abitato al n°11, dove c'era l'Ospizio dei Catecumeni, si fece cattolico il 23 aprile 1728.

    Raggiungiamo piazza Corpus Domini, senza perderci a sinistra la vista del Teatro Regio e della guglia della Mole Antonelliana.

    Domina la piazza la Chiesa omonima, opera del Vittozzi, costruita a ricordo del Miracolo del 1453.

    Proseguiamo in via Palazzo di Città, dove al numero 19 una lapide ricorda che qui, nella casa dalla volta rossa, San Giuseppe Cottolengo iniziò la sua opera nel 1828 a favore degli ammalati poveri.

    Eccoci ora in piazza Palazzo di Città, anticamente piazza delle Erbe, al cui centro si erge il Monumento al Conte Verde (Amedeo VI), opera del Palagi. Il seicentesco Palazzo Civico fu progettato dal Lanfranchi e ingrandito poi da Benedetto Alfieri.

    Svoltiamo a destra in via Milano e raggiungiamo la gotica Chiesa di San Domenico, costruita nel XIII secolo e poi rimaneggiata; all'interno ci sono varie opere importanti: affreschi del Trecento nella Cappella della Madonna delle Grazie (a sinistra), una pala del Guercino circondata da pannelli dorati del Clemente nella Cappella del Rosario (a destra), un Crocefisso del '600 sull'Altar Maggiore, un bel pulpito del '700 opera di Stefano Maria Clemente. In un'ala del convento annessa alla chiesa abitava l'Inquisitore mentre un'altra era adibita a carceri.

    Proseguiamo lungo via Milano passando davanti alle case degli animali (sculture che rappresentano cani al numero 11, tori al numero 13 e leoni al numero18) e alla chiesa dei Santi Maurizio e Lazzaro. Le strade laterali offrono belle prospettive: a destra sulla torre romanica di San Giovanni e a sinistra su quella di Sant'Agostino.

    Raggiungiamo il pittoresco mercato di Porta Palazzo (piazza della Repubblica) che si apre al pubblico tutte le mattine dei giorni feriali e il sabato tutto il giorno.

    Poco oltre, c'è il Balôn, mercato delle pulci, aperto tutti i sabati, che diventa il Gran Balôn la seconda domenica di ogni mese. Si tratta del famoso mercato del piccolo antiquariato e della "trouvaille" che richiama numerosissimo pubblico sia dall'Italia che dall'estero. Il suo nome deriva dalla dicitura dialettale del Borgo del Pallone.

    Da Porta Palazzo si prosegue attraverso Piazza Emanuele Filiberto, nelle cui vicinanze, in via Bonelli 2 abitava il Boia, via Sant'Agostino e via Santa Chiara, (la Chiesa fu costruita dal Vittone nel 1745). Seguendo il vicolo della Consolata si giunge a piazza della Consolata, proprio di fronte all'imponente campanile di Sant'Andrea che è quanto rimane della precedente Chiesa di Sant'Andrea. Romanico, alto 40 metri, è attribuito al monaco benedettino Bruningo, cacciato dai Saraceni nel X secolo dalla Novalesa. La cella campanaria risale al 1406.

    Su questa tranquilla piazzetta si affacciano una vecchia erboristeria e un locale storico, Al Bicerin, che conserva l'arredo del tempo in cui lo frequentavano Cavour, Puccini e tanti personaggi famosi. Il bicerin è ancora offerto con l'antica ricetta.

    Le origini della Chiesa della Consolata risalgono forse al IV secolo, quando Sant'Eusebio avrebbe donato a S. Massimo l'immagine della Madonna Consolatrice, poi divenuta la protettrice della città. Nei secoli vi hanno lavorato vari architetti e artisti, da Guarini a Juvarra a Ceppi.

    Ci troviamo ancora entro il perimetro romano. Sul lato nord-ovest della Chiesa è visibile il basamento di una delle cinque torri angolari della città romana. Si vede bene anche un piccolo fognolo che scaricava nella Dora.

    Proseguiamo lungo via della Consolata in direzione di via Garibaldi e troviamo a destra, al numero 3 il Palazzo Martini di Cigala opera di Filippo Juvarra, costruito nel 1716.

    Eccoci in piazza Savoia, dove si affaccia la Vecchia Farmacia Collegiata, fondata prima del 1500. Al centro della piazza si eleva l'obelisco che ricorda la legge Siccardi sull'abolizione del foro ecclesiastico.

    Nelle vicinanze si trovano molti monumenti importanti: in via delle Orfane, al numero 7, c'è Palazzo Barolo, opera del Baroncelli, in cui visse gli ultimi anni e morì Silvio Pellico; all'angolo di via del Carmine con via Bligny c'è la Chiesa del Carmine costruita dal Juvarra (1732-36), con il convento del Plantéry (1718); poco oltre i Quartieri Militari sempre di Juvarra, parte del terzo ampliamento della città (1716-1728). Qui si sarebbe dovuta costruire una nuova Porta Segusina per l'ingresso in città da occidente, ma il progetto non fu attuato.

    Al numero 1 di via della Consolata c'è Palazzo Paesana di Saluzzo (1715-1718), dalla ricchissima decorazione barocca, che rivaleggiava in ricchezza con le residenze sabaude. Lo si può considerare il capolavoro dell'architetto Plantery. Rimangono un ingresso sontuoso, un bel cortile in cui sono infisse alcune palle di cannone, gli scaloni d'onore e una scala doppia, che si dirama su due livelli diversi, e si raggiunge sullo stesso piano. Negli appartamenti privati del piano nobile sono conservate decorazioni di grande qualità.

    Svoltiamo a sinistra in via Garibaldi, dove c'era l'antica porta romana, la Porta Segusina: a destra si vede piazza Statuto, con il monumento al Fréjus. Percorriamo quello che fu un tempo il decumanus maximus della colonia romana, la via più antica di Torino, per molti anni chiamata via Dora Grossa,(in dialetto 'doira') dal rigagnolo che, scorrendo in mezzo alla strada, portava via le immondizie. Oggi è una via pedonale lunga circa un chilometro , su cui si affacciano bei negozi che ne fanno una delle mete preferite per lo shopping.

    La fiancheggiano palazzi dalle belle e armoniose facciate e alcune antiche chiese: a sinistra, all'incrocio con via delle Orfane c'è la Chiesa di San Dalmazzo, le cui origini risalgono all'anno 1000. Qui era il convento dei religiosi ospedalieri di Sant'Antonio, gli stessi che, provenienti dal Delfinato, reggevano l'Ospedale di Sant'Antonio di Ranverso.

    Poco oltre svoltiamo a destra in via Stampatori, dove al numero 4 si può ammirare il rinascimentale Palazzo Scaglia di Verrua (1585- 1604): un recente restauro ha riportato alla luce affreschi sulla facciata e nel bellissimo cortile.

    Ritorniamo in via Garibaldi, dove al numero 25 troviamo una chiesa dall'imponente facciata e dalla ricca decorazione barocca, la Chiesa dei Santi Martiri (Solutore, Avventore e Ottavio, i più antichi protettori della città di Torino). Fu costruita su disegno di Pellegrino Tibaldi e fu Emanuele Filiberto a porne la prima pietra nel 1577. A sinistra, entrando, è sepolto Joseph de Maistre.

    A destra di chi guarda la Chiesa, ci sono gli ingressi agli Antichi Chiostri, spesso sedi di mostre, e a quello che un tempo era il refettorio dei Gesuiti, oggi diventato la Cappella dei Banchieri e dei Mercanti. Sede dell'omonima Congregazione, è un vero gioiello barocco, con volta affrescata dal Legnanino, altare di Juvarra, reliquiari del Bonzanigo, statue del Plura, dipinti di Taricco, Carlone, Pozzo.

    Raggiungiamo piazza Castello passando davanti alla Chiesa della SS. Trinità, ricostruita sulla precedente Chiesa di S. Agnese - anteriore al secolo XII - dal Vittozzi che vi fu sepolto. Ha una facciata neoclassica del 1830.

    Di fronte a noi si erge Palazzo Madama ed è qui che termina il nostro giro, alla scoperta della parte più antica della città.
    marti93 non è in linea
  • #47
     Magg. C.te
     
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    Un appuntamento TEATRALE da non perdere...

    …MA COS’ERA MAI QUESTO TORO?
    Una Produzione LINGUA DOC
    Testo di Sabrina Gonzatto
    Adattamento teatrale e consulenza tecnica a cura di Giulio Graglia
    Regia di Giulio Graglia


    Torino e il Toro dagli anni 50’ ai giorni nostri.
    Un quarantenne ritrova il suo diario scolastico: risale al 1976, l’anno della maturità, l’anno dell’ultimo scudetto del Toro. Nella soffitta dei ricordi l’occhio cade sull’album di figurine dei calciatori, un mangiadischi, vecchie foto…la memoria va indietro nel tempo, 4 maggio 1949: muore il Grande Toro. Da qui si parte, attraverso il calcio e le trasformazioni sociali della città: la grande immigrazione, la Fiat, il boom economico, la contestazione, gli anni di piombo, il riflusso, il consumismo fino ad oggi. I testi di Pavese, Fenoglio, Arpino e di altri autori piemontesi - ma non solo - cavalcano i decenni e diventano testimonianza per le nuove generazioni. Uno spettacolo tra sport, costume e musica raccontato in maniera ironica e forse un po’ nostalgica. Come spiegare alla figlia adolescente “… ma cos’era mai questo Toro?”. Si tratta di un monologo intervallato da video storici sui protagonisti del Toro e da canzoni.
    Importante è il rapporto tra padre e figlia che si snoda attraverso una serie di domande e risposte. In scena c’è un unico personaggio: Marco interpretato da Toni Mazzara. Attraverso le sue parole rivivono personaggi e situazioni del suo passato famigliare e del contesto sociale che ne fa da sfondo. Una grande fotografia della figlia Carlotta scattata quando aveva 5 anni, fa compagnia a questo quarantenne in carriera…E’ una sorta di vaso di Pandora che si apre e da cui scaturiscono i pregi e di difetti di un uomo che al di là della tranquillità professionale data da un lavoro molto prestigioso, nel suo io rimane un po’ bambino… e Carlotta è la sua coscienza che con la sua presenza virtuale – la fotografia - dà il via a questo amarcord dolceamaro.

    Lo spettacolo debutta in prima nazionale al Teatro Cardinal Massaia di Torino il 25,26,27 febbraio 2005. Per il 27 sono previsti due spettacoli uno alle 16,00 e uno alle 21,00.
    Prevendita presso la cassa del teatro.
    Si fa presente che il testo “…Ma cos’era mai questo Toro” di Sabrina Gonzatto sarà edito per la prima volta insieme al numero di marzo di Torino Magazine.


    Giulio Graglia regista torinese, inizia la sua attività nel 1978, lavora in teatro, radio, Da quasi 25 anni collabora con la Rai di Roma, Milano e Torino come regista ed autore in special modo per la TV. Attualmente lavora per il palinsesto di RAI NOTTE con il direttore Gabriele La Porta. Cura gli editoriali con Giulio Anselmi, opinionista di Repubblica, ed altri direttori di giornale. A lui si devono anche gli speciali “Osservatorio” e “Periferie” sempre per Rai Notte. E’ il regista ed interprete de “La pappa col pomodoro”, trasmissione di cucina ma non solo…in onda su RAI DUE nei prossimi mesi. Inoltre, con la sua Associazione Culturale Lingua Doc, firma la realizzazione di eventi legati alla città di Torino, alla Provincia e alla Regione. Collabora con enti pubblici e privati. Grande… anzi grandissimo tifoso granata.

    Tony Mazzara attore che si è affermato a Torino spaziando dalla prosa al cabaret. In questo spettacolo è il classico one man show ovvero l’unico interprete.
    Attore poliedrico ha lavorato in televisione (da DRIVE IN a PARLATO SEMPLICE), alla radio (tra i vari programmi uno dedicato al grande Torino) e al cinema (PREFERISCO IL RUMORE DEL MARE, QUI NON E’ IL PARADISO). Molto teatro (recentemente ha collaborato con il Teatro dell’Angolo). Da ricordare come attore mattatore il recital QUANTA ANTICA QUESTA NOVITA’, recentemente è stato protagonista dello spettacolo IL CONTRABASSO e VIA PAOLO FABBRI 23.

    Sabrina Gonzatto esordisce come autrice di questo testo opera prima dopo una serie di esperienze come consulente, autrice e conduttrice RAI (ultimamente è impegnata anche nell’ideazione e conduzione de “LA PAPPA COl POMODORO” per RAI NOTTE), e dopo la partecipazione come attrice nei video di LE VOCI UMANE liberamente tratto dall’opera di Jean Cocteau. E’ impegnata attivamente in fondazioni e associazioni legate al mondo della cultura e della formazione.
    [img]
    E' meglio perdersi nella passione
    che perdere la passione!
    Mr. Fainaz


    " il mondo è pieno di splendidi colori,
    non è forse un peccato ridurlo al bianco e nero? "
    (Dennis R. Little)

    fainaz non è in linea
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    Itinerario "Torino e il suo cuore"

    Ecco un'altra idea in giro per Torino:

    Il punto di partenza è piazza Castello. Ci inoltriamo in via Po, che unisce piazza Castello al fiume, ed è fiancheggiata da severi portici, con una particolarità del tutto monarchica: sono continui sul lato sinistro dove passava il Re quando si recava dal Palazzo Reale al Po, mentre si interrompono al termine dei vari isolati sul lato destro, quello dei comuni cittadini.

    Piazza Castello, che risale al 1675 data del secondo ampliamento di Torino, è un mirabile esempio di concezione moderna della viabilità. A sinistra, al numero 1, si trova la Gioielleria Musy, aperta a Torino nel 1707. Al numero 17 si apre il cancello del Palazzo dell'Università, il cui ingresso principale si trova in realtà sulla retrostante via Verdi, un tempo chiamata via della Zecca. In via Verdi si trovano anche gli Studi della Televisione, il Palazzo e il Museo della Rai.

    Sul lato destro di via Po, all'angolo con via Bogino, ecco lo storico Caffè Fiorio, detto il Caffè dei Codini perché frequentato da aristocratici e conservatori, poi la Chiesa di San Francesco da Paola, che la prima Madama Reale, Cristina d'Orléans Valois, fece costruire tra il 1632 e il 1634, e in cui hanno successivamente lavorato grandi architetti e pittori, fra cui Seyter, Legnanino e Guidobono. Sul portale si vedono i gigli di Francia e lo scudo sabaudo. Nell'ex-convento, al numero 18, ha sede l'Accademia di Medicina.

    Svoltiamo a destra in via Accademia Albertina, dove si trova la Galleria dell'Accademia Albertina. Già nel 1430 esisteva un'associazione di artisti che divenne successivamente una corporazione a cui Carlo Emanuele I diede il diritto esclusivo di esercitare le arti. La seconda Madama Reale fondò un'Accademia di pittori, scultori e architetti. Poco oltre, troviamo piazza Carlo Emanuele II, detta più semplicemente piazza Carlina, disegnata nel 1678 da Amedeo di Castellamonte per la seconda Madama Reale, Giovanna Battista di Savoia Nemours.

    Nel Settecento era la sede del mercato del vino, del fieno e dei combustibili. Durante l'occupazione napoleonica questa piazza, detta della libertà, ospitò la ghigliottina.

    Vi si affacciano la Chiesa di Santa Croce che Juvarra disegnò nel 1718, al numero 4 il Palazzo del Collegio delle Provincie del Vittone (1729), oggi sede di una caserma dei carabinieri, e al numero 13 il Palazzo d'Ormea per cui Juvarra disegnò la facciata nel 1730.

    Al centro della piazza si erge il marmoreo monumento a Cavour firmato dal Dupré (1873).

    Proseguiamo ancora lungo via Accademia Albertina e a sinistra troviamo un grande edificio in mattoni, iniziato da Amedeo di Castellamonte nel 1680 e continuato poi dal Baroncelli e dal Garove: è l' Ospedale Maggiore di San Giovanni, costruito per curare i malati precedentemente ospitati nel campanile di San Giovanni troppo piccolo per le nuove dimensioni della città. Nel palazzo ha ora sede il Museo di Scienze Naturali.

    Dopo il Palazzo di San Giovanni vediamo l'Aiuola Balbo, di forma quadrata, con vari monumenti: a Cesare Balbo (del Vela), a Lajos Kossuth, a Daniele Manin (Vela), al Generale Bava (Albertoni), a Emanuele Pes (Tabacchi), a Gustavo Modena (Bistolfi).

    Al numero 22 di via dei Mille una lapide ricorda che in questa casa ha vissuto Kossuth, l'eroe nazionale ungherese.

    Dietro l'Aiuola Balbo si trova l'asimmetrica piazza Cavour, occupata da un ameno giardino, detto il Giardino dei Ripári, nome dovuto ai bastioni che vi sorgevano in precedenza. All'angolo con via Giolitti si erge la settecentesca Chiesa di San Michele del Bonvicini, di rito greco-ortodosso, mentre all'angolo di via Mazzini con via San Massimo c'è la neoclassica Chiesa di San Massimo del Sada costruita tra il 1845 e il 1853.

    Nella vicina piazza Bodoni, terminata nel 1835, sorge il Conservatorio Musicale Giuseppe Verdi, opera del Ricci che, inaugurato nel 1828, è l'erede dell'Accademia Filarmonica con sede in piazza San Carlo nel Palazzo Solaro del Borgo. Piazza Bodoni ospitava un tempo il mercato coperto dei combustibili. Oggi al centro della piazza sorge il monumento equestre del generale Alfonso Ferrero della Marmora, realizzato nel 1891 da Stanislao Grimaldi del Poggetto.

    Scendiamo ora in direzione del Po fino a via della Rocca. La via ha preso il nome da un piccolo fortilizio che vi sorgeva, e che era appunto chiamato "la rocca". È una strada tranquilla, in cui hanno abitato molti nobili e che per questo motivo era anche conosciuta popolarmente come via dei Nobili. Vi si trovano gallerie d'arte e botteghe artigiane.

    Al numero 33 ha abitato Garibaldi, al numero 20, nel Palazzo Conelli de Prosperi opera dell'architetto Giuseppe Leoni, la Bela Rôsin, moglie morganatica del primo Re d'Italia.

    Raggiungiamo piazza Maria Teresa, una delle piazze più suggestive di Torino, abbellita da alberi ed aiuole e dal monumento dedicato a Guglielmo Pepe, patriota napoletano. Riattraversiamo piazza Vittorio Veneto e proseguiamo lungo via Vanchiglia: all'incrocio con corso San Maurizio troviamo la casa dei carbonari: ha forma triangolare e fu costruita dall'Antonelli nel 1821. Poco oltre, in corso San Maurizio angolo via Giulia di Barolo, sorge un edificio molto particolare, detto la "Fetta di polenta": si tratta di una casa a cinque piani costruita dall'Antonelli nel 1840, la cui facciata su corso San Maurizio misura 5 metri, mentre quella posteriore è larga solo 70 centimetri. Nell'interno c'è una stretta scala a chiocciola.

    Siamo in Vanchiglia, borgo un tempo poverissimo, chiamato "borgo del fumo".

    Nel palazzo moderno di via Sant'Ottavio, detto Palazzo Nuovo, si trovano le facoltà umanistiche dell' Università di Torino. Di fronte si eleva l'imponente Mole Antonelliana, nata per essere una Sinagoga ebraica; iniziata nel 1863 fu terminata soltanto dopo la morte dell'architetto Antonelli avvenuta nel 1888. Oggi sede del Museo del Cinema, è considerata il simbolo della città. La statua del genio alato che la sovrastava, è stata sostituita con una stella dopo le lesioni dell'uragano del 1904. Nel 1953 una violentissima bufera fece cadere 47 metri di guglia. Oggi la guglia ricostruita non è più interamente in pietra e laterizi: la Mole ha così perduto il suo primato di edificio in muratura più alto del mondo: 167 metri e mezzo. Un ascensore consente di salire fino al tempietto per ammirare dall'alto a 360° la città, la collina e la corona delle Alpi.

    Al numero 15 della vicina via Rossini si trova l' Auditorium della RAI, sala concerti dall'ottima acustica progettata nel 1865 per spettacoli equestri e richiamata Teatro Vittorio Emanuele II.

    Al numero 8 vi è il Teatro Gobetti, una delle sedi del Teatro Stabile della Città di Torino: in origine era destinato al gioco della pallacorda. All'angolo di via Verdi con via Montebello c'è il Cinema Massimo, collegato al Museo del Cinema.

    Percorriamo ora via Verdi in direzione del centro, passando davanti al palazzo del Centro di Produzione Televisiva della Rai. (Architetto Cuzzi, 1968). La parte retrostante che dà su via Po è il Palazzo degli Stemmi. In breve raggiungiamo il Teatro Regio e piazza Castello

    Ciao, ciao .
    marti93 non è in linea
  • #49
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    Re: Itinerario "Torino e il suo cuore"

    Quote marti93 ha scritto:
    Siamo in Vanchiglia, borgo un tempo poverissimo, chiamato "borgo del fumo".



    Mi trovate lì...

    Chi vince festeggia, chi perde spiega!
    Yari non è in linea
  • #50
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    PS Re: Un motivo in più per venire a Torino...

    Quote alobox ha scritto:
    forse ti sei sbagliato a scrivere....

    è Gobbo quindi è una brava persona....


    Ma se la Juve non va mai a giocare nei paesi arabi xkè la legge in quei paesi prevede di tagliare una mano a chi ruba!!!

    Al Dall'Ara di Bologna io c'ero ed ho visto l'ennesimo furto bianconero. Siete scandalosi occorrerebbe aprire un intero ufficio inchieste su tutti i furti bianconeri, chi da più garanzie di onestà: Moggi o Giraudo?


    Carlo Selvetti
    Presidente Associazione Ludica "Gimagiokè" Fossombrone (+)
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