Paul Casimir Marcinkus era nato a Cicero, un sobborgo di Chicago, il 15 gennaio 1922, figlio di un immigrato lituano che tirava a campare lavando i vetri dei grattacieli. Nel 1947 viene ordinato sacerdote.
Marcinkus arriva a Roma e presto si impone sia nell'ambiente vaticano che in quello mondano. Diventa guardia del corpo di Papa Paolo VI nei viaggi che questi compie all'estero e nello stesso tempo coltiva le amicizie giuste nell'ambiente della finanza sia vaticana che internazionale. Tra queste è particolarmente importante quella, personale e stretta, con David Kennedy allora Presidente della Continental Illinois National Namk di Chicago, che sarà, nel 1969 nominato ministro del Tesoro nell'amministrazione Nixon. Questo rapporto è importante perchè è proprio il banchiere-ministro che metterà Marcinlus in contatto con Michele Sindona. Il Marcinkus è nel frattempo diventato capo dello Ior, l'Istituto per le Opere di Religione, di fatto la banca del Vaticano. E la sua gestione sarà più che disinvolta, affidandosi il banchiere papalino a personaggi poco raccomandabili e utilizzando metodi che dire spregiudicati è poco. Sotto la sua gestione la banca del Torrione di Niccolò V (il palazzo dove ha la sede in Vaticano) finirà più volte nel mirino della Sec americana (che la multerà per operazioni finanziarie illecite) e della Banca d'Italia.
E in Italia le vicende dello Ior sono strettamente incrociate con quelle del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, che era stato presentato a Marcinkus da Sindona. Saranno molte le operazioni che Ior e Ambrosiano condurranno insieme, senza badare nè alla congruità finanziaria nè tantomeno all'etica. Il denaro, "lo sterco del demonio", non ha odore e soprattutto non ha morale.
Diceva Marcinkus: "Si può vivere in questo mkondo senza preoccuparsi del denaro? No, non si può dirigere la Chiesa con le Avemaria".
Tra i mille misteri che vedono implicati Marcinkus, Sindona, Calvi non mancano le "tringolazioni" per favorire questo o quel dittatore sudamericano, questo o quel movimento di opposizione oltrecortina (come Solidarnosc). Chi tenta di opporsi rischia grosso. Nello scontro che oppone in quel periodo un certo tipo di finanza "cattolica" a chi pensa che non si può derogare dalle regole e dalla loro corretta applicazione, si delineano du "partiti" contrapposti. Ne fa le spese quello che si oppone all'allegra gestione di Marcinkus e Calvi nell'Ambrosiano (il prelato partecipa a ben 23 riunioni del Consiglio d'amministrazione come se ne facesse parte a pieno titolo firmandone le deliberazioni. L'allora Governatore della Banca d'Italia Paolo Baffi e il Direttore Generale Mario Sarcinelli, due galantuomini, conoscono l'onta del carcere e avranno la carriera distrutta. (E il luciferino Andreotti ne sa qualcosa, visto che lui stava dalla parte di Calvi e dell'Ambrosiano contro la Banca d'Italia).
Quando lo scandolo esplode, nel 1982, portando alla luce gli intrecci Ior-Calvi-Sindona-Gelli, i tentativi di di acquisizione del Corriere della Sera da parte di Calvi, e tanti altri misfatti, Marcinkus è arcivescovo da un anno. Fino ad allora era passato indenne sotto ogni bufera, non solo finanziaria. Perfino a quella che lo voleva (mistero mai chiarito) in qualche modo implicato nella misteriosa quanto repentina morte di Papa Luciani, le cui circostanze, al di là delle versioni ufficiali e delle ricostruzioni fantasiose, lasciano spazio a qualche dubbio e a più di una perplessità.
Nel 1982 il "buco dell'Ambrosiano", di cui verrà dichiarato il crac, è pari a 1 miliardo e 200 milioni di dollari: ottocento di questi erano stati dirottati su varie finanziarie sudamericane del Banco che servivano per l'acquisto di armi, il finanziamento di regimi (Pinochet, Somoza, fra gli altri...). La Magistratura mette sotto accusa anche Marcinkus, oltre a due dirigenti vaticani dello Ior (De Stroebel e Mennini): ma se la caveranno perchè, in base alle norme prebiste nella revisione concordataria "gli Enti e le Istituzioni della Chiesa" non possono essere soggetti alla giurisdizione italiana. E lo Io, ancorchè una banca e un'istituzione finanziaria, rientra perfettamente nella casistica di esclusione, come verrà confermato da una sentenza della Corte di Cassazione.
Le proporzioni dello scandalo, le implicazioni nelle vicende italiane degli anni settanta-ottanta, i possibili addentellati con altri misteri (come il caso di Emanuela Orlandi), fibniscono per costringere il Papa a prendere posizione e a liberarsi della scomoda figura di Marcinkus. Il Banco Ambrosiano fallisce, Calvi viene "suicidato", stessa fine fa Sindona, avvelenato con il classico caffè. Il Vaticano, senza ammettere alcuna responsabilità nella vicenda Ambrosiano, versa un "contributo volontario" di circa 400 milioni di dollari alle casse del Nuovo Banco Ambrosiano, a fini di transazione per uscire definitivamente dalla vicenda.
Marcinkus, che era stato anche Presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano (una sorta di "Governatore"), viene allontanato. Destinato in un primo tempo, come semplice prete (pur mantenendo il titolo prelatizio di arcivescovo) in una parrocchi della sua Chicago, si ritira ancor più lontano dai riflettori in Arizona.
Ieri "sorella morte" ha messo la parola fine alla sua vita avventurosa e spericolata. L'uomo che aveva retto le finanze vaticane e giocato sui mercati finanziari di mezzo mondo, e giocato molto sporco, che sapeva barcamenarsi come pochi tra bancarottieri, filibustieri d'ogni risma, piduisti, tangentisti e mafiosi, per non dire di carogne autentiche come certi dittatori sanguinari dell'America Latina, l'uomo che resse le fila finanziarie del disegno di Giovanni Paolo II volto alla destabilizzazione dei regimi comunisti, l'uomo arrivato a un passo dalla porpora che poteva preludere ad potere ancora più grande. è morto quasi solo e quasi dimenticato. Triste contrappasso.
E, pur pensando che il posto più adatto alla sua anima sia l'inferno, tuttavia è possibile che il Padreterno, nella sua infinita misericordia gli abbia perdonato ogni cosa. Ma dev'essere proprio una misericordia infinita!