"Milano. L'idea del confronto Martelli-Sama sembra sbocciare in aula, come d'incanto. Davanti alle telecamere il pm Antonio Di Pietro sommessamente propone: "Sama si trova casualmente a passare dal mio ufficio...". Casualmente? Sì, casualmente come un coniglio nel cappello di un prestigiatore.

E' lo stesso Di Pietro, raggiante per l'okay dei giudici al confronto, a improvvisare un piccolo trasloco in aula: sposta una sedia, un microfono, e metterà l'ex vicepresidente del Consiglio e l'ex amministratore della Montedison uno di fronte all'altro. Il presidente Giuseppe Tarantola, stupefatto, lascia fare, in questo processo che ha tempi scenici da telefilm. I due testimoni-indagati vengono impietosamente piazzati lì per qualche minuto, a fissare, ciascuno, vari punti a caso nell'orizzonte ottico pur di sottrarsi allo sguardo dell'altro. Una volta erano amici, e tra loro si crea una frizione particolare, un attrito che produce in aula, in questa quindicesima udienza del processo contro il finanziere Sergio Cusani, due notevoli scintille.

La prima: Craxi avrebbe incassato nel ' 92 altri soldi, di cui non si era mai saputo nulla. Si tratta di "5-7 miliardi", così dice Sama. E c' è di più. Craxi ha "diritto" a questi soldi nel ' 92 perché l'anno prima la quota di tangente per lo scandalo Enimont destinata a lui ammontava - è storia nota - a 70 miliardi in Cct. Ma quando il malloppo dei certificati venne convertito in denaro contante dallo Ior , la banca del Vaticano, l'operazione costò, dice Sama, tra gli 8 e i 10 miliardi di intermediazione. Craxi ci venne a perdere parecchi miliardi, non si capisce ancora se per colpa dei sacerdoti-finanzieri o per colpa di altri intermediari.

Ma veniamo al confronto.
Presidente Tarantola: "Il tribunale ha disposto questo confronto perché è essenziale nell'economia del nostroprocesso. Sama, lei quando è venuto da noi il 24 novembre, ha detto che per il Psi, per Craxi e Martelli lei non ha svolto alcuna attività diretta, ma di queste contribuzioni si è occupato Cusani. Oggi Martelli ha escluso la circostanza, ha detto che avrebbe ricevuto 500 milioni in contanti direttamente da lei. Che dice?".
Sama: "L'onorevole Martelli ha ragione. Uhm, faccio un passo indietro. C' erano due fatture scoperte da Di Pietro sulle quali si sentiva odore di bruciato. Spiegai che erano servite per trovare denaro utile per una contribuzione ai politici. Oltre che alle segreterie dei cinque partiti, c' erano altri soggetti, promisi che avrei tentato di ricostruire... Ho già reso ampie dichiarazioni al pm, e a proposito di Martelli ho già detto che la somma gli è stata consegnata dal sottoscritto".
Martelli: "Mi prendesti per un braccio e mi dicesti esattamente: ' Oh Claudio, questi sono soldi miei e della mia famiglià ".
Sama: "No, io questo lo contesto... Non c' era bisogno di spiegare".
Martelli: "C'era bisogno eccome".
Sama: "No Claudio! All'epoca non c' era bisogno di niente. Ce n' è stato bisogno adesso, perché siamo qui. In un'aula di tribunale".
Martelli, ex delfino di Bettino Craxi, già interrogato nella mattinata, aveva volato alto. Aveva dato lezioni di classe politica agli altri testimoni eccellenti già sfilati davanti al tribunale. Rilassato, preciso, educato, citava Dante e persino il filosofo Georg W. Friedrich Hegel, coinvolgeva en passant l'eterno nemico Andreotti nelle decisioni fatali del caso Enimont e diceva che lui, per Enimont, non aveva mai avuto mazzette. Ma con il faccia a faccia le borse sotto gli occhi sembrano farsi più grandi perché i suoi occhi si stringono a fessura. Sama è ugualmente in imbarazzo. Va in cerca di parole. Chi dice la verità? Chi dice più verità dell'altro, mentre si sbranano?
Martelli: "Se mi avessi detto che erano soldi dell'azienda non li avrei mai accettati".
Sama: "Su questo ho le mie perplessità e continuo ad averle. C' è in ballo l'onorabilità della famiglia che impropriamente la stampa attribuisce al sottoscritto o a Raul Gardini, che non sono la famiglia Ferruzzi, ma sono Raul Gardini e Carlo Sama. Adesso bisogna fare chiarezza. In molti hanno detto che ricevevano soldi della famiglia".
Martelli: "Tu me l'hai detto, non io. Come testimoni c' erano i miei collaboratori, Sergio Restelli e Tonino Bettanini" (ma ieri, interrogato in ufficio da Di Pietro, Bettanini avrebbe smentito Martelli, ndr).
Sama: "C'eravamo solo noi due".
Martelli: "Cattiva memoria!".
Aggiunge dettagli, Martelli. Dice che Sama, dopo averlo ospitato nella sua casa di Ravenna, gli aveva portato, gonfia di biglietti bancari, la borsa, gliel'aveva sistemata in macchina.
Martelli: "Mi offristi gentilmente del vino bianco e del formaggio grana, e dopo avermi detto: nessuno Claudio, può capire meglio di me la tua battaglia, il tuo rapporto con Craxi mi fa venire in mente quello mio con Raul... Ti ricordi questo?".
Sama: "Accidenti, se me lo ricordo!".
Martelli: "Mi avevi detto: mi sono permesso di preparare una cosa. Molto cavalleresco, e mi dette una borsa con questo denaro e mi disse: sia ben chiaro, sono soldi miei e della famiglia".
Sama non è d' accordo. Lo ripete tre, quattro volte.
Così, il pm Di Pietro prende la parola, e punta diritto ad allargare l'elenco degli indagati. L'importante, per lui, è che i due abbiano ammesso di aver reciprocamente preso e dato danaro.
Pm: "Sama, perché va lei a dare i soldi a Martelli?".
Sama: "C'era, all'epoca, dissidio tra Craxi e Martelli. Cusani era ed è amico di Martelli, ma più vicino politicamente all'onorevole Craxi, si sarebbe sentito in difficoltà... Mi chiese di provvedere. Ci siamo divisi i compiti, io provvedevo a Martelli e lui a Craxi"
("Duello Martelli-Sama", di Piero Colaprico, la Repubblica, 14 dicembre 1993).

Frattini si é sempre tenuto a fianco - come braccio destro e consulente per la comunicazione - un personaggio colto, politicamente avvertito e competente come Tonino Bettanini che oggi ricopre il ruolo di consigliere per i rapporti istituzionali, politici e di comunicazione del ministro degli Affari esteri"
(Corriere della Sera, 21 ottobre 2008)


"Tonino Bettanini, 56 anni, dopo alcuni mesi come consigliere per la comunicazione integrata del ministro della Funzione Pubblica, Franco Frattini, è diventato in gennaio responsabile della struttura di missione per la comunicazione e informazione ai cittadini. Genovese, docente di sociologia nell'università della sua città, è stato capo ufficio stampa di Claudio Martelli, vice presidente del Consiglio e poi ministro di Grazia e Giustizia, ed in seguito ha lavorato con Francesco di Maggio all'amministrazione penitenziaria, con lo stesso Frattini ministro nel governo Dini. Ha collaborato con Toni Muzi Falconi in varie campagne di comunicazione, ha fondato la società di comunicazione Bettacom ed è stato responsabile della comunicazione integrata di Piaggio Aero Industries (aviazione civile). È autore del libro 'Io portavoce' e ha partecipato al progetto 'Giornalisti nella rete dell'Ente dello Spettacolo" (http://www.primaonline.it)