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Discussione: ALLUCINANTE!
  1. #1
     Cap.le Magg.
     Gobbaccio
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    ALLUCINANTE!

    Il caso: Catania, 29 anni, stroncato da un tumore. Altre 4 le vittime
    Morire nell'aula dei veleni
    memoriale di un ricercatore
    dai nostri inviati FRANCESCO VIVIANO e ALESSANDRA ZINITI


    CATANIA - Lo chiamava "il laboratorio della morte". A Raffaella, la sua fidanzata, a suo padre Alfredo, lo aveva detto più volte: "Quel laboratorio sarà anche la mia tomba". Una stanza di 120 metri quadri, tre porte e tre finestre non apribili, due sole cappe di aspirazione antiche e inadeguate e tutte le sostanze killer, le sue "compagne" di studio e lavoro lasciate lì sui banconi, nei secchi, in due frigoriferi arrugginiti: acetato d'etile, cloroformio, acetonitrile, diclorometano, metanolo, benzene, con vapori e fumi nauseabondi e reflui smaltiti a mano.

    Lì dentro il laboratorio di farmacia dell'Università di Catania nel quale sognava di costruire il suo futuro, Emanuele, "Lele" Patanè, negli ultimi due anni aveva visto morire e ammalarsi, uno dietro l'altro, colleghi ricercatori, studenti, professori amministrativi: Maria Concetta Sarvà, giovane ricercatrice, entrata in coma mentre era al lavoro e morta pochi giorni dopo; Agata Annino stroncata da un tumore all'encefalo; Giovanni Gennaro, tecnico di laboratorio, ucciso anche lui da un tumore. E poi quella giovane ricercatrice, al sesto mese di gravidanza, che aveva perso il bambino per mancata ossigenazione. E diagnosi di tumori a raffica: per uno studente, per una docente, per la direttrice della biblioteca, per un collaboratore amministrativo. Fino a quando, nel dicembre 2003, è toccato a lui. Ad Emanuele, 29 anni, un ragazzone forte e sportivo, laureato con 110 e lode, idoneo all'esercizio della professione farmaceutica, dottore di ricerca, stroncato in meno di un anno da un tumore al polmone.

    Il suo diario, adesso, è finito agli atti dell'inchiesta che tre settimane fa ha portato al sequestro e all'immediata chiusura del laboratorio di farmacia dell'Università e alla notifica di avvisi di garanzia per disastro colposo ed inquinamento ambientale all'ex rettore dell'Università ed attuale deputato dell'Mpa Ferdinando Latteri e al preside della facoltà Angelo Vanella, ad altri sette tra docenti e responsabili del laboratorio di farmacia. Da anni, ha già accertato l'indagine, sostanze chimiche e residui tossici utilizzati giornalmente venivano smaltiti attraverso gli scarichi dei lavandini, senza alcuna tutela per chi in quel laboratorio studia e lavora. Adesso, dopo la denuncia dei familiari di Emanuele Patanè, alle ipotesi di reato si è aggiunta anche quella di omicidio colposo plurimo e lesioni. Per i cinque morti e i dodici ammalati che negli ultimi anni in quegli ambienti hanno vissuto.

    "Quello che descrivo è un caso dannoso e ignobile di smaltimento di rifiuti tossici e l'utilizzo di sostanze e reattivi chimici potenzialmente tossici e nocivi in un edificio non idoneo a tale scopo e sprovvisto dei minimi requisiti di sicurezza". Così Emanuele comincia le cinque pagine datate 27 ottobre 2003, tre mesi prima della sua morte. È stato l'avvocato Santi Terranova a consegnare in Procura il tragico diario ritrovato nel computer del giovane ricercatore. Nei giorni scorsi, dopo aver sentito del sequestro del laboratorio disposto dal procuratore di Catania Vincenzo D'Agata, l'anziano padre di Emanuele, Alfredo Patanè, 70 anni, si è ricordato di quelle pagine lette nel pc del figlio.

    "Quel memoriale Lele lo voleva consegnare ad un avvocato per denunciare quello che accadeva lì dentro, che lì dentro si moriva - racconta - Ma l'avvocato a cui si era rivolto gli aveva detto che ci volevano dei testimoni perché contro i "baroni" dell'Università non l'avrebbe mai spuntata...". Adesso saranno i sostituti procuratori Carla Santocono e Lucio Setola a valutarne la valenza.

    Emanuele evidentemente si rendeva conto delle condizioni di estremo pericolo in cui lavorava, ma la paura di perdere la sua opportunità di carriera deve averlo fatto continuare. E così particolarmente grande fu la sua amarezza quando il coordinatore del dottorato di ricerca, Giuseppe Ronsisvalle, ("nonché proprietario della facoltà di Farmacia", scrive) gli negò la borsa di studio, a lui, unico partecipante al concorso, solo perché ormai ammalato di tumore. Meglio conservare la borsa di studio per l'anno successivo per un altro studente. "Io non avevo nessuna raccomandazione - scrive Emanuele - mi chiedo come sia possibile che un concorso pubblico venga gestito in questo modo, senza nessuna trasparenza, legalità, senza nessun organo di controllo".

    Lele racconta così i suoi due anni trascorsi in quel laboratorio, fino al luglio 2002, quando anche per lui arrivò la terribile diagnosi. "Durante il corso di dottorato, trascorrevo generalmente tra le otto e le nove ore al giorno in laboratorio per tutta l'intera settimana, escluso il sabato. Non c'era un sistema idoneo di aspirazione e filtrazione, c'erano odori e fumi tossici molto fastidiosi e spesso eravamo costretti ad aprire le porte in modo da fare ventilare l'ambiente". C'erano due cappe di aspirazione antiquate "quindi lavorare lì sotto era lo stesso che lavorare al di fuori di esse". "Dopo la diagnosi della mia malattia, cioè nel 2002, una di questa cappe è stata sostituita con una nuova. Le sostanze chimiche, i reattivi ed i solventi erano conservati sulle mensole, sui banconi, in un armadio sprovvisto di sistemazione di aspirazione e dentro due frigoriferi per uso domestico tutti arrugginiti. Dopo avere trascorso l'intera giornata in laboratorio avvertivo spesso mal di testa, astenia ed un sapore strano nel palato come se fossi intossicato".

    Lele aveva annotato uno per uno tutti i suoi colleghi scomparsi e ammalati: "Sono tutti casi dovuti ad una situazione di grave e dannoso inquinamento del dipartimento e sicuramente non sono da imputare ad una fatale coincidenza. La mancata accortezza nello smaltimento dei rifiuti tossici e l'utilizzo di sostanze e reagenti chimici in assenza dei minimi requisiti di sicurezza ha nuociuto e potrà ancora nuocere se non verranno presi solerti provvedimenti". Ma nessuno, fino alla presentazione dell'esposto da parte dei familiari di Emanuele, si era accorto che quel laboratorio si era trasformato da anni in una fabbrica di morti.


    (29 novembre 2008)
  2. #2
     Magg. C.te
     
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    Re: ALLUCINANTE!

    Quote psycoval ha scritto:
    Il caso: Catania, 29 anni, stroncato da un tumore. Altre 4 le vittime
    Morire nell'aula dei veleni
    memoriale di un ricercatore
    dai nostri inviati FRANCESCO VIVIANO e ALESSANDRA ZINITI

    CATANIA - Lo chiamava "il laboratorio della morte". A Raffaella, la sua fidanzata, a suo padre Alfredo, lo aveva detto più volte: "Quel laboratorio sarà anche la mia tomba". Una stanza di 120 metri quadri, tre porte e tre finestre non apribili, due sole cappe di aspirazione antiche e inadeguate e tutte le sostanze killer, le sue "compagne" di studio e lavoro lasciate lì sui banconi, nei secchi, in due frigoriferi arrugginiti: acetato d'etile, cloroformio, acetonitrile, diclorometano, metanolo, benzene, con vapori e fumi nauseabondi e reflui smaltiti a mano.

    Lì dentro il laboratorio di farmacia dell'Università di Catania nel quale sognava di costruire il suo futuro, Emanuele, "Lele" Patanè, negli ultimi due anni aveva visto morire e ammalarsi, uno dietro l'altro, colleghi ricercatori, studenti, professori amministrativi: Maria Concetta Sarvà, giovane ricercatrice, entrata in coma mentre era al lavoro e morta pochi giorni dopo; Agata Annino stroncata da un tumore all'encefalo; Giovanni Gennaro, tecnico di laboratorio, ucciso anche lui da un tumore. E poi quella giovane ricercatrice, al sesto mese di gravidanza, che aveva perso il bambino per mancata ossigenazione. E diagnosi di tumori a raffica: per uno studente, per una docente, per la direttrice della biblioteca, per un collaboratore amministrativo. Fino a quando, nel dicembre 2003, è toccato a lui. Ad Emanuele, 29 anni, un ragazzone forte e sportivo, laureato con 110 e lode, idoneo all'esercizio della professione farmaceutica, dottore di ricerca, stroncato in meno di un anno da un tumore al polmone.

    Il suo diario, adesso, è finito agli atti dell'inchiesta che tre settimane fa ha portato al sequestro e all'immediata chiusura del laboratorio di farmacia dell'Università e alla notifica di avvisi di garanzia per disastro colposo ed inquinamento ambientale all'ex rettore dell'Università ed attuale deputato dell'Mpa Ferdinando Latteri e al preside della facoltà Angelo Vanella, ad altri sette tra docenti e responsabili del laboratorio di farmacia. Da anni, ha già accertato l'indagine, sostanze chimiche e residui tossici utilizzati giornalmente venivano smaltiti attraverso gli scarichi dei lavandini, senza alcuna tutela per chi in quel laboratorio studia e lavora. Adesso, dopo la denuncia dei familiari di Emanuele Patanè, alle ipotesi di reato si è aggiunta anche quella di omicidio colposo plurimo e lesioni. Per i cinque morti e i dodici ammalati che negli ultimi anni in quegli ambienti hanno vissuto.

    "Quello che descrivo è un caso dannoso e ignobile di smaltimento di rifiuti tossici e l'utilizzo di sostanze e reattivi chimici potenzialmente tossici e nocivi in un edificio non idoneo a tale scopo e sprovvisto dei minimi requisiti di sicurezza". Così Emanuele comincia le cinque pagine datate 27 ottobre 2003, tre mesi prima della sua morte. È stato l'avvocato Santi Terranova a consegnare in Procura il tragico diario ritrovato nel computer del giovane ricercatore. Nei giorni scorsi, dopo aver sentito del sequestro del laboratorio disposto dal procuratore di Catania Vincenzo D'Agata, l'anziano padre di Emanuele, Alfredo Patanè, 70 anni, si è ricordato di quelle pagine lette nel pc del figlio.

    "Quel memoriale Lele lo voleva consegnare ad un avvocato per denunciare quello che accadeva lì dentro, che lì dentro si moriva - racconta - Ma l'avvocato a cui si era rivolto gli aveva detto che ci volevano dei testimoni perché contro i "baroni" dell'Università non l'avrebbe mai spuntata...". Adesso saranno i sostituti procuratori Carla Santocono e Lucio Setola a valutarne la valenza.

    Emanuele evidentemente si rendeva conto delle condizioni di estremo pericolo in cui lavorava, ma la paura di perdere la sua opportunità di carriera deve averlo fatto continuare. E così particolarmente grande fu la sua amarezza quando il coordinatore del dottorato di ricerca, Giuseppe Ronsisvalle, ("nonché proprietario della facoltà di Farmacia", scrive) gli negò la borsa di studio, a lui, unico partecipante al concorso, solo perché ormai ammalato di tumore. Meglio conservare la borsa di studio per l'anno successivo per un altro studente. "Io non avevo nessuna raccomandazione - scrive Emanuele - mi chiedo come sia possibile che un concorso pubblico venga gestito in questo modo, senza nessuna trasparenza, legalità, senza nessun organo di controllo".

    Lele racconta così i suoi due anni trascorsi in quel laboratorio, fino al luglio 2002, quando anche per lui arrivò la terribile diagnosi. "Durante il corso di dottorato, trascorrevo generalmente tra le otto e le nove ore al giorno in laboratorio per tutta l'intera settimana, escluso il sabato. Non c'era un sistema idoneo di aspirazione e filtrazione, c'erano odori e fumi tossici molto fastidiosi e spesso eravamo costretti ad aprire le porte in modo da fare ventilare l'ambiente". C'erano due cappe di aspirazione antiquate "quindi lavorare lì sotto era lo stesso che lavorare al di fuori di esse". "Dopo la diagnosi della mia malattia, cioè nel 2002, una di questa cappe è stata sostituita con una nuova. Le sostanze chimiche, i reattivi ed i solventi erano conservati sulle mensole, sui banconi, in un armadio sprovvisto di sistemazione di aspirazione e dentro due frigoriferi per uso domestico tutti arrugginiti. Dopo avere trascorso l'intera giornata in laboratorio avvertivo spesso mal di testa, astenia ed un sapore strano nel palato come se fossi intossicato".

    Lele aveva annotato uno per uno tutti i suoi colleghi scomparsi e ammalati: "Sono tutti casi dovuti ad una situazione di grave e dannoso inquinamento del dipartimento e sicuramente non sono da imputare ad una fatale coincidenza. La mancata accortezza nello smaltimento dei rifiuti tossici e l'utilizzo di sostanze e reagenti chimici in assenza dei minimi requisiti di sicurezza ha nuociuto e potrà ancora nuocere se non verranno presi solerti provvedimenti". Ma nessuno, fino alla presentazione dell'esposto da parte dei familiari di Emanuele, si era accorto che quel laboratorio si era trasformato da anni in una fabbrica di morti.


    (29 novembre 2008)
    Ho letto stamane. Sono senza parole.
    Comunque, chi abbia avuto un'esperienza di malati di tumore in famiglia, credo abbia visto come spesso le misure di sicurezza con i chemioterapici, non siano del tutto osservate.
    Gli infermieri che manipolano tali sostanze, sono spesso armati solo di mascherina e guanti.
    Facendolo ogni giorno, cosa succede?
    Ci sono dati ufficiali sui casi di tumore del personale infermieristico e medico dei reparti di oncologia?
    E io mi chiedo anche: dove fanno a finire tutti i rifiuti speciali, gli scarti radioattivi e pericolosissimi che ogni giorno vengono prodotti da questi ospedali? Dove vengono scaricati?
  3. #3
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    Re: ALLUCINANTE!

    Quote soultrane ha scritto:
    E io mi chiedo anche: dove fanno a finire tutti i rifiuti speciali, gli scarti radioattivi e pericolosissimi che ogni giorno vengono prodotti da questi ospedali? Dove vengono scaricati?
    Bè,una parte sicuramente sta a Castelmauro.
    [TUBE]http://it.youtube.com/v/DcCXrRl4F1c&feature=related[/TUBE]
    "..le parole del colonnello dicevano stranamente che l' Italia era la',la'...dove,non lo intendevamo,ma noi la facemmo lì,fra i reticolati,sotto gli occhi severi e giudici dei prigionieri russi e francesi che volevano vedere chi fossero questi-"macaroni"-" Adler Raffaelli
  4. #4
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    Re: ALLUCINANTE!

    Quote soultrane ha scritto:
    Ho letto stamane. Sono senza parole.
    Comunque, chi abbia avuto un'esperienza di malati di tumore in famiglia, credo abbia visto come spesso le misure di sicurezza con i chemioterapici, non siano del tutto osservate.
    Gli infermieri che manipolano tali sostanze, sono spesso armati solo di mascherina e guanti.
    Facendolo ogni giorno, cosa succede?
    Ci sono dati ufficiali sui casi di tumore del personale infermieristico e medico dei reparti di oncologia?
    E io mi chiedo anche: dove fanno a finire tutti i rifiuti speciali, gli scarti radioattivi e pericolosissimi che ogni giorno vengono prodotti da questi ospedali? Dove vengono scaricati?



    Pensa che proprio questa settimana nel centro dove lavoro (formazione al lavoro per pazienti psichiatrici) i responsabili per la sicurezza mi hanno fatto una capa tanta perchè, in quanto coordinatrice, non mi ero premurata di comunicare il fatto che nell'orto era stato dato del concime naturale, dello "STALLATICO".
    Alla mia espressione confusa mi hanno risposto..
    "RISCHIO BIOLOGICO!!!!!!!"

    Rispondo che il concime è stato dato da una ditta specializzata e il campo è stato poi dissodato. Inoltre fino a primavera nessuno (operatori, pazienti, ecc) , sarebbe più entrato nel campo, dato che d'inverno non ci sono coltivazioni!!!!
    Mi rispondono: "Si, però POTREBBERO entrarci! Io per controllare ci sono entrata! "




    Non so voi, io ho l'impressione che sulla questione sicurezza in Italia siamo orientati come una bussola rotta. Ci si fa tante paranoie per delle caz.zate... sulle robe importanti invece la gente crepa e nessuno dice nulla.

    "Non denunciare perchè contro i baroni dell'università non c'è nulla da fare". E' come dire, "muori in silenzio, tanto TU non servi a nulla".
    CHE SKIFO!
    Tra un po' emigro in Svezia.
  5. #5
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    Re: ALLUCINANTE!

    Quote psycoval ha scritto:


    Pensa che proprio questa settimana nel centro dove lavoro (formazione al lavoro per pazienti psichiatrici) i responsabili per la sicurezza mi hanno fatto una capa tanta perchè, in quanto coordinatrice, non mi ero premurata di comunicare il fatto che nell'orto era stato dato del concime naturale, dello "STALLATICO".
    Alla mia espressione confusa mi hanno risposto..
    "RISCHIO BIOLOGICO!!!!!!!"

    Rispondo che il concime è stato dato da una ditta specializzata e il campo è stato poi dissodato. Inoltre fino a primavera nessuno (operatori, pazienti, ecc) , sarebbe più entrato nel campo, dato che d'inverno non ci sono coltivazioni!!!!
    Mi rispondono: "Si, però POTREBBERO entrarci! Io per controllare ci sono entrata! "




    Non so voi, io ho l'impressione che sulla questione sicurezza in Italia siamo orientati come una bussola rotta. Ci si fa tante paranoie per delle caz.zate... sulle robe importanti invece la gente crepa e nessuno dice nulla.

    "Non denunciare perchè contro i baroni dell'università non c'è nulla da fare". E' come dire, "muori in silenzio, tanto TU non servi a nulla".
    CHE SKIFO!
    Tra un po' emigro in Svezia.
    Evidentemente perché attorno al letame, come volgarmente si chiama il concime stallatico, non girano soldi.
    Fossero stati bidoni di materiale radioattivo qualcuno avrebbe chiuso un occhio.

    Emigri in Svezia realmente, o è un desiderio?
  6. #6
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    Re: ALLUCINANTE!

    Quote mozzicotto ha scritto:
    Bè,una parte sicuramente sta a Castelmauro.
    [TUBE]http://it.youtube.com/v/DcCXrRl4F1c&feature=related[/TUBE]
    A parte la realtà allucinante mostrata nel video, direi che le incredibili parole dette alla fine dal Ministro Scajola basterebbero per seppellirlo assieme a dei rifiuti radioattivi in una grotta profonda 2.000 metri, e se possibile dargli fuoco...
  7. #7
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    Re: ALLUCINANTE!

    Quote soultrane ha scritto:
    Evidentemente perché attorno al letame, come volgarmente si chiama il concime stallatico, non girano soldi.
    Fossero stati bidoni di materiale radioattivo qualcuno avrebbe chiuso un occhio.

    Emigri in Svezia realmente, o è un desiderio?
    veramente noi del popolo ignorante e rozzo quel concime la chiamiamo "mer.da"..sai non siamo come voi gente istruita..
    Ama la verità; mostrati qual sei, e senza infingimenti e senza paure e senza riguardi. E se la verità ti costa la persecuzione, e tu accettala; e se il tormento, e tu sopportalo. E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la tua vita, e tu sii forte nel sacrificio.
    Giuseppe Moscati
  8. #8
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    Re: ALLUCINANTE!

    Quote Costantino B ha scritto:
    veramente noi del popolo ignorante e rozzo quel concime la chiamiamo "mer.da"..sai non siamo come voi gente istruita..
    La merd.a è m.erda, il letame è letame, principalmente quello prodotto da bovini e ovini, e utilizzato a fini di concimazione.
    Anche mio nonno, che lavorava già 90 anni fa, da ragazzino, faceva distinzione fra le due cose. Il letame in dialetto siciliano si chiama "fumieri" dal francese, perché il letame "fuma".

    Se dalle tue parti a Terracina non fate distinzioni fra le due cose e siete ancora fermi all'età preistorica, o vi siete involuti durante il "ventennio" del grande aratore di frumento autarchico, saranno fatti vostri.
  9. #9
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    Re: ALLUCINANTE!

    Quote soultrane ha scritto:
    La merd.a è m.erda, il letame è letame, principalmente quello prodotto da bovini e ovini, e tilizzato a fini di concimazione.
    Anche mio nonno, che lavorava già 90 anni fa, da ragazzino, faceva distinzione fra le due cose. Il letame in dialetto siciliano si chiama "fumieri" dal francese, perché il letame "fuma".

    Se dalle tue parti a Terracina non fate distinzioni fra le due cose e siete ancora fermi all'età preistorica, o vi siete involuti durante il "ventennio" del grande aratore di frumento autarchico, saranno fatti vostri.
    vabbè, se vuoi continuiamo questa accesa e filosofica conversazione con mp..

    p.s. anche se la fai in mezzo alla strada e fa freddo la tua fuma..e poi scusa da dove lo tirano fuori i bovini e gli ovini 'sto letame?..
  10. #10
     Magg. C.te
     
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    Re: ALLUCINANTE!

    Quote Costantino B ha scritto:
    vabbè, se vuoi continuiamo questa accesa e filosofica conversazione con mp..

    p.s. anche se la fai in mezzo alla strada e fa freddo la tua fuma..e poi scusa da dove lo tirano fuori i bovini e gli ovini 'sto letame?..
    Da dove la tiri fuori anche tu.
    Anche le api tirano fuori il miele da un altro orifizio. Ma lo chiamiamo diversamente.

    Stacco qui che non ho voglia di continuare, uscisse almeno un pensiero da parte tua sul tema di questa conversazione, invece che la solita battuta a senso unico.

    P.S. Comunque il letame fuma anche d'estate, per le alte temperature che sprigiona a causa delle reazioni chimiche che si scatenano in esso. Letteralmente scotta.

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