La partita convenzionale
Supponiamo che al tavolo si siedano 4 giocatori identici, ognuno e' la copia degli altri.
Conoscono ognuno le stesse cose e conoscono perfettamente gli avversari (che sono copie identiche di se stessi).
Oppure possiamo pensare a 4 computers con il medesimo programma.
Chi vincera'? Salvo modifiche dovute ad influenza iniqua eccessiva della casualita', vincera' sempre chi parte con la situazione migliore sulla mappa, in quanto tutte le altre abilita’ e conoscenze sono annullate, perche’ non soltanto pari, ma esattamente identiche.
Tra giocatori completi e molto esperti si tende ad avvicinarsi a tale situazione immaginaria.
Questa e' solo una delle considerazioni (ce ne sono moltissime altre, molte delle quali discendono da quella esposta peraltro) per cui esiste un modo di giocare "convenzionale".
Questo "sistema" e' molto conosciuto con il nome di "regole non scritte".
Il sistema nasce per diversi motivi, soprattutto ad opera dei giocatori esperti per "tenere buoni" gli inesperti, che potrebbero fare qualche "cavolata" e rendere impossibile vincere la partita.
Ci sono anche molti di questi giocatori che "ci credono" veramente. Cioe' ritengono che sia il modo migliore di affrontare la partita.
I piu' smaliziati sanno che e' solo una invenzione (suffragata certamente da considerazioni valide, ma utilizzate strumentalmente) per controllare la partita.
Si cerca di indirizzare la partita verso un "sistema comune" di gioco:
- attenzione agli equilibri; non mandare a 8 territori un giocatore;
- cooperazione tra i 3 giocatori eventualmente in svantaggio rispetto ad un quarto, per ristabilire l'equilibrio
Lo abbiamo visto anche in questo manuale, con l'accortezza di controllare sempre la partita e acquisire vantaggio personale, fingendo di lavorare solamente per ristabilire l'equilibrio.
Queste convenzioni ci danno un supporto sul quale contare in partita.
Sappiamo che se qualcuno prendera' il largo, probabilmente gli altri due cercheranno di contrastarlo insieme a noi.
Possiamo pure spingerci in qualche attacco rischioso (se siamo in cattiva posizione sulla mappa rispetto all'obiettivo), potendo contare sul fatto di non essere mandati a 8 territori o sull'aiuto degli altri nel caso che succeda.
La maggior parte delle partite si giocano su questa "trama", e l'abilita' sta nello sfruttare il meccanismo, forzandolo (cioe' agendo in modo diverso da quanto previsto) quando necessario (tipicamente a fine partita o quando intorno a meta' partita c'e' la possibilita' di prendere un vantaggio importante, rompendo quindi l'equilibrio).
C'e' stato un periodo in cui ero molto bravo nel "tenermi buoni gli avversari" e nel calarmi e sfruttare la "partita convenzionale", sono anche diventato e restato per qualche tempo leader della classifica generale (mi pare si chiamasse cosi' allora) di Risiko Digital 1.
Ma a me il gioco cosi' non e' mai piaciuto, anche perche' finisce col diventare un insieme di situazioni sempre simili. Io amo la creativita', e la liberta'.
Certamente e' inevitabile che il gioco venga a noia, anche giocando nel modo piu' creativo e libero possibile, in quanto gli elementi del gioco alla fine sono sempre gli stessi.
Ma se si parte tutti con mente libera si possono trovare piu' probabilmente partite che regalino emozioni genuine.
Da qui in poi parlo di quello che per me e' l'eccellenza. I ponti sono gia' stati costruiti in tutto il manuale, ponti che sono utilizzabili raramente finche' non ci troviamo in partita con giocatori creativi e liberi. Adesso andiamo oltre i ponti, sperando di trovare altri giocatori che giochino nel luogo che vado ad illustrare.
Si tratta di un approccio mentale, che fa la differenza tra una partita "standard" ed una partita "libera".
Attraversando i ponti: uno sguardo all'eccellenza
Non deve esistere un "tipo" di partita prevalente (frutto di regolette e/o consigli vari). La partita deve essere libera, e la sua storia viene creata nel vivo del gioco, senza condizionamenti a priori.
Ho sempre pensato che la creativita' debba essere la prima componente da mettere in gioco, e certamente “stronzate” quali l'etica non andrebbero nemmeno considerate (“stronzate” nel contesto ludico di una partita di risiko, non in senso assoluto).
Ci sono stati casi rari in cui ho giocato partite cosi', perche' e' molto difficile trovare 3 avversari che abbiano al contempo una visione libera e la volonta' di utilizzarla.
Eh, si, perche' ci vuole anche la volonta'. Attenersi alle “regolette” e' di norma molto piu' vantaggioso, perche' si ha un contesto del quale approfittare, come abbiamo ampiamente visto nel manuale.
Un giocatore di risiko esperto arriva alle stesse considerazioni che gia' mi fece molti anni fa Gianluca Stucchi, grande giocatore di risiko.
In sintesi: "la cartina E' il risiko".
Ho fatto fatica a "digerire" questa affermazione, ci sono voluti alcuni anni. Ma sono arrivato alla stessa conclusione.
Tracciamo in sintesi le motivazioni. Iniziamo una partita, uno sta vincendo e tre perdendo, ai punti. Conquistare territori e' economicamente molto oneroso; il metodo piu' semplice e' fare cartina per poi utilizzare i tris. Cioe' si barattano le armate perse nel fare cartina con quelle che tornano dal tris che possiamo giocare dove vogliamo, quando vogliamo.
Ci sono 3 giocatori su 4, in QUALUNQUE momento della partita, che hanno interesse a fare cartina, perche' in quel momento sono perdenti. Non sono sempre gli stessi 3, ma ce ne sono sempre 3 (salvo eliminati).
Ne consegue che anche al quarto giocatore conviene fare cartina, perche' anche se gli altri 3 si equivalgono, e' facile che almeno qualcuno di loro aumenti il proprio punteggio iniziale scavalcando quindi chi era in vantaggio ad inizio partita o in un determinato momento della partita.
La cartina andrebbe abbandonata solamente quando si fanno attacchi strategici (conquiste definitive) e nella eventuale spaccata finale.
A me non piace il gioco che ne viene fuori, ma per onesta' intellettuale va (andrebbe?) riconosciuto che e' l'impostazione tattica generale corretta per il gioco del risiko.
Quando un giocatore va in vantaggio gli altri 3 chiudono cartina a lui e la fanno tra loro. Quando lo svantaggio e' colmato o eliminato si riapre anche a chi era stato escluso.
Quando e' piu' di uno ad andare in vantaggio si aprono diverse strade. Per esempio, se sono due ad andare in vantaggio (partita a 4 giocatori), i "patiti" dell' equilibrio vorrebbero che i due giocatori in vantaggio si scontrassero tra loro, ma per quel che mi riguarda i due in vantaggio fanno bene ad approfittare dei due in svantaggio, eventualmente anche facendo cartina tra loro, per poi giocarsela alla fine tra loro due soltanto, portando la probabilita' di vittoria dal 25% al 50%.
Quando vincevo molto spesso avevo la pazienza di inserirmi nel "giro delle regolette", mantenendo l'equilibrio, non mandando a 8.
Ho vinto una bellissima partita recentemente, ripartendo da 7 territori, con spaccata di un solo territorio all'ultimo secondo (e non e' stata fortuna). A parte la considerazione che 6 territori hanno la stessa capacita' di difesa di 9 territori o 12 territori (come gia' ampiamente illustrato), perche' ogni territorio viene rinforzato con la stessa frequenza, ha aiutato anche il fatto che gli altri 3 non si siano accaniti contro di me. I due in svantaggio (ma messi meglio di me) collaboravano e il giocatore in vantaggio non mi attaccava.
Ho vinto grazie ad un errore di uno dei giocatori in svantaggio, e grazie al fatto che ho saputo sfruttare bene il conflitto tra i due pretendenti alla vittoria.
Probabilmente il giocatore in vantaggio ha sbagliato a "darmi corda", alleandosi saltuariamente con me. La mossa puo' avere esito positivo, ma con un giocatore comunque esperto come me e' un'arma a doppio taglio.
Non e' una mossa sbagliata a priori, e' una mossa rischiosa. L'esito dipende molto dagli obiettivi, piu' sono diversi e piu'probabilita' ci sono che la mossa sia giusta.
Cio’ che voglio porre all'attenzione e' che forse il giocatore in vantaggio ha "umanamente" tenuto conto della mia difficolta' e della “regoletta” "non mandare a 8 territori" (che implica anche di "aiutare" chi ha meno di 9 territori).
E io ne ho approfittato. Avrebbe anche potuto approfittarne lui, ma in quella situazione probabilmente era inopportuno aiutarmi. Forse il suo pensiero e' stato poco libero.
Veniamo al punto.
Il Risiko e' un gioco multigiocatore. In quanto tale la componente psicologica puo' rendere ininfluente qualunque componente tecnica e comportare anche la sistematica sconfitta del giocatore piu' bravo.
Se 3 giocatori con una almeno mediocre capacita' di gioco decidono, ognuno per se', inconsciamente, di non far vincere il quarto giocatore, quest'ultimo molto difficilmente potra' vincere la partita. Naturalmente un tale atteggiamento, pur essendo lecito, e' antisportivo.
Tendendo invece alla perfezione, per quanto possibile, entrando in partita con mente aperta e considerando gli avversari solamente sulla base delle caratteristiche (per sfruttarne i punti deboli), ignorando per quanto possibile qualunque antipatia, si pongono le basi per raggiungere l'eccellenza.
Ecco che la partita e' viva, e non ci sono binari prestabiliti.
Non so come potrebbero reagire i miei avversari alle mie mosse, perche' anche loro sono entrati in partita con mente aperta. Si tratta di un terreno inesplorato, anche se gli avversari sono conosciuti. E' il significato stesso di gioco. Quando stiamo giocando tu non sei la persona che mi sta antipatica o simpatica, ma sei una "entita'" che come me si e' messa in gioco, liberamente, abbandonando qualunque collegamento con la vita "reale".
Diversamente si sprofonda nella mediocrita' e nel non gioco.
Se per esempio uno degli avversari mi sta antipatico e penso che non fara' mai cartina con me, io non gliela apro anche se mi conviene. Se lui pensa la stessa cosa non me la aprira' nemmeno lui, anche se gli conviene. Abbiamo abbandonato la via del gioco, non stiamo piu' giocando a risiko, perche' stiamo facendo mosse svantaggiose sulla base di collegamenti con il mondo "reale", con i rapporti umani che abbiamo con quella persona.
Questa non e' la componente psicologica sana del gioco del risiko. Questa e' la componente psicologica malsana che distrugge il gioco. Se questa componente entra in modo preponderante in partita noi non stiamo giocando a risiko.
E anche se entra marginalmente in partita, ci discostiamo comunque molto dall'eccellenza.
La componente psicologica sana vive solamente della storia della partita, i rapporti con gli avversari si creano ad inizio partita ed evolvono nel corso della partita, senza innesti esterni del mondo "reale".
Per l' eccellenza della partita ha rilevanza se anche soltanto uno dei 4 non gioca in modo "eccelso".
Ma per la nostra eccellenza personale no. Gli altri 3 possono pure giocare facendosi invadere dalla componente psicologica malsana, ma noi non siamo costretti a scendere a quel livello.
Prendiamo atto che un giocatore ci gioca contro per antipatia, o gioca contro un altro per antipatia, con distacco, in modo semplicemente tecnico, acquisendo semplicemente l'informazione che quel giocatore probabilmente non si alleera' mai con noi, cercando possibilmente di sfruttar ein modo vantaggioso questo dato.
Cosi' facendo, sia che vinciamo, sia che perdiamo, noi abbiamo giocato in modo eccelso.
La partita libera
La partita libera si realizza tra 4 giocatori che abbiano raggiunto la condizione psicologica dell' eccellenza.
Si apre la mappa di gioco, la osservo, vedo la situazione dei colori, e decido, liberamente, senza condizionamenti, la prima mossa.
L'avventura e' cominciata.
Vincere e perdere
Vincere e perdere fa parte dello stesso mondo: giocare.
Vince chi insegue l'eccellenza, perche' annullando tutto cio' che riguarda le persone coinvolte nella partita, se stesso compreso, crea un vuoto sul quale puo' nascere qualcosa di nuovo. Quando torna dalla partita e' una persona piu' ricca.
Il risiko e' soltanto un gioco. Puo' avere una qualche utilita' per il resto della nostra vita solamente se lo trattiamo come tale.