The Bourne Legacy
Visto ieri...non male, ma preferivo il vecchio attore, comunque piacevole e fatto bene, dal mio personalissimo cartilino un bel 7-
Lincoln di Steven Spilberg
Machiavellico!
Un film che, in alcuni punti, appare tutto basato su: "Il fine giustifica i mezzi". Ma il "fine" in questione, scioccante per le nostre menti moderne, non è un interesse personale o a vantaggio di una classe elitaria, ma un "principio civile": tutti gli uomini sono uguali e liberi!
Lo sceneggiatore ed il regista (Tony Kushner e Steven Spilberg), in verità, sottolineano l'importanza per Lincoln di considerare tutti gli uomini liberi, piuttosto che uguali. Ci tengono a far percepire allo spettatore la paura del radicale cambiamento sociale, pensando ai giorni seguenti l'approvazione da parte della Camera del 13° emendamento, sia di quei bianchi sostenitori della causa, sia degli stessi neri (io personalmente preferirei l'onesto termine latino negro, ma mi dicono "politicamente meno corretto"). Un principio talmente rivoluzionario per l'epoca, da sembrare impalpabile, impensabile, inconcepibile anche per loro. Affascinante la diatriba, il tormento personale e politico di Lincoln di fronte alla possibilità di interrompere subito una sanguinosa e truculenta guerra e la necessità di rendere universalmente inalienabile il diritto alla libertà ed insindacabile l'abolizione della schiavitù.
Impossibile non fare una parallelo tra la lotta all'ultimo voto sostenuta da Lincoln e quella degli ultimi mesi da Obama, riguardo a questioni "pungenti".
Un cast (che ve lo dico a fare?) meraviglioso, dal primo all'ultimo. Ogni personaggio sembra riflettere il doppio senso del film: uno politico, l'altro sociale. Mary Lincoln (Sally Field) che pretende, soprattutto davanti agli oppositori del marito, l'appellativo di "first lady", ma con la coscienza e la responsabilità di ricoprire una carica istituzionale (in occasione recita uno dei monologhi più belli del film); ma è anche madre di figli sacrificati al loro ruolo pubblico (uno morto di tifo mentre i coniugi Lincoln si trovavano ad un ballo di rappresentanza e l'altro in guerra, volontario, per sentirsi all'altezza del cambiamento storico in atto). Il figlio minore ossessionato dai dagherrotipi di schiavi, di bambini neri venduti all'asta, rappresenta il seme della nuova coscienza sociale: quella che non dovrà adattarsi al fatto che sia stata abolita la schiavitù, ma che trova incredibile che ci sia stata. E poi lo stesso Abraham Lincoln (Daniel Day-Lewis), Thaddeus Stevens (Tommy Lee Jones), etc, etc.
Curioso il parallellismo tra Lincoln e il comandante Achab e Spilberg arriva a far dire a Daniel Day-Lewis (che, secondo me, volontariamente avvicina, in quella scena, la sua recitazione a quella di Gregory Peck) nel massimo della sua arringa sull'importanza di trovare gli ultimi voti: "Siamo su una baleniera"!!!
Il film è tecnicamente perfetto, come quasi tutti i film di Spilberg. Ma...manca qualcosa! Ai titoli di coda, ho rimpianto lo scombussolamento emotivo provato con "Il colore viola". In effetti, nonostante il film parli della schiavitù, essa non si vede mai: rimane un concetto astratto. La storia si dipana in modo logico, distaccato, analitico. Non ci siamo abituati, forse, da Spilberg non ce lo aspettiamo.
Due ore e mezza di film, fatto principalmente di dialoghi, dove Lincoln, come un Socrate, usa maieuticamente la narrazione di numerosi aneddoti. Un film difficile da seguire, perché storicamente non ci appartiene. Chi mastica un po' di storia americana ed ha un vivo interesse per l'argomento, riuscirà a dipanare la matassa di frasi, citazioni e rimandi storici. Agli altri non rimane che alzarsi ed uscire dalla sala (almeno cinque, di cui tre giovanissimi) annoiati.
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Dream House
dal mio personalissimo cartellino 7 1/2
bello, guardatelo!!!
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Mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi. Cammino per dieci passi e l'orizzonte si sposta di dieci passi più in là. Per quanto io cammini, non la raggiungerò mai. A cosa serve l'utopia? Serve proprio a questo: a camminare.
Eduardo Galeano, Parole in cammino, 1998
Flight
"bella domanda".... cosi finisce questo film che mi e' piaciuto e a cui do' ( dal mio personalissimo cartellino) un bel
7 1/2
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Colombiana
non male scorre e' fatto bene, dal mio personalissimo cartellino un bel
6 1/2
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