Con Vine il porno sbarca sull'iPhone
Boom di filmati pruriginosi: la nuova app di video sharing mette in crisi la politica moralizzatrice della Mela

Sbattuta fuori dalla porta, la pornografia è rientrata nell'App Store di Apple non dalla proverbiale finestra ma dall'ingresso principale: Vine. Ovvero la nuova app video di Twitter che consente di postare microfilmati da 6 secondi sta facendo faville proprio con l'hashtag #porn. Nonostante sia nata da pochi giorni, basta inserire il lemma e si viene sommersi da migliaia di microfilmati pruriginosi.

PERFETTAMENTE LEGALE - Niente di strano: guardando ai termini d'uso dell'applicazione si scopre che postare clip a luci rosse è consentito e se vuole l'utente può contrassegnare il video come non adatto alla visione. È una sua scelta. «Usando i nostri servizi lei potrebbe essere esposto a contenuti che potrebbero essere offensivi, dannosi, inesatti o comunque inappropriati», si legge nel documento, che prosegue: «In nessun caso Vine sarà responsabile per qualsiasi contenuto».

NIENTE PORNO - Il problema però è che questa proliferazione di video vietati ai minori crea non poco imbarazzo per la Mela. Fin dalla prima apparizione dell'App Store una regola impedisce la vendita di applicazioni con contenuti vietati: «Le applicazioni che contengono materiale pornografico, definito dal dizionario Webster come descrizioni o visualizzazione esplicita di organi sessuali o attività intese a stimolare l'erotica piuttosto che l'estetica o l'emotività, saranno respinte». Questa frase è una colonna portante della politica di Cupertino, tanto che diverse applicazioni sono già cadute vittima della scure moralizzatrice della Mela. La più recente è 500px, app figlia di un sito di pubblicazione e condivisione di fotografie rimossa dal negozio digitale perché attraverso il suo sistema di ricerca consentiva di trovare immagini di nudi femminili e maschili. Nudi artistici per lo più, non vera e propria pornografia come accade su Vine.

DENTRO O FUORI? - A questo punto Twitter e Apple si trovano a un bivio. I primi sanno bene che il porno è il motore principale della Rete e rinunciarvi significherebbe affondare l'app sul nascere. D'altra parte uscire dall'App Store è un suicidio per un'azienda che pensa di quotarsi in borsa con una valutazione intorno ai 9 miliardi di dollari. Apple invece è nel mezzo di un dubbio morale: da una parte dovrebbe applicare le sue ferree regole ed estromettere una delle app più scaricate del momento (la usa persino il candidato premier Mario Monti) oppure lasciar correre, mettendo però in crisi un diktat dello stesso Steve Jobs: «Noi crediamo di avere la responsabilità morale di mantenere il porno fuori l'iPhone», aveva scritto il guru nel 2010, «Quelli che vogliono del porno possono pure comprare Android». Ancora non si hanno notizie sull'andamento di questo braccio di ferro digitale e si ha una sola certezza: Vine si sta trasformando nel più grande motore di ricerca per materiale pornografico e al momento è disponibile solo su iPhone e iPod. Con buona pace del porno-Android descritto da Jobs.

http://www.corriere.it/tecnologia/so...c7484908.shtml