Un figura mitologica dello sport mondiale, di quando il tennis faceva spettacolo per la stravaganza dei suoi interpreti

Racchette sbattute, se non spaccate, insulti all’arbitro, rabbia, qualche parolaccia. John McEnroe, che oggi ha 54 anni, sembra sempre quello che tra gli anni Settanta e Ottanta spadroneggiava sui campi da tennis, vincendo 7 tornei del Grande Slam. Ma stavolta lo show, una vera e propria recita, è per beneficenza: il leggendario -ex- campione ha affrontato a Tokyo Kei Nishikori (numero 11 al mondo) per raccogliere fondi destinati alle vittime dello tsunami che ha investito le coste meridionali del paese del Sol Levante.
Per la cronaca McEnroe (che ha animato il match indossando anche una parrucca da clown) ha perso in tre set: 1-6, 6-4 e 10-7. SuperMac rimasto però ugualmente soddisfatto: «Considerando che ho ripreso a giocare due giorni fa - ha detto chissà se scherzando - mi sono mosso abbastanza bene».
Il repertorio di McEnroe, che ha impersonato se stesso in una specie di spettacolare recita, è stato quello di sempre, quello che continua a infiammare i suoi fan: classe, colpi incredibili, poi quelle sceneggiate - con corredo di parolacce e racchette gettate sul campo - indirizzate ai giudici di linea colpevoli di aver chiamato palle fuori.
I capelli ingrigiti, e non più biondi e ricci come una volta: ma a parte questo, McEnroe è apparso lo stesso campione di una volta. Tonico, scattante, in forma.
McEnroe ha gigioneggiato più volte con il pubblico, strappando risate e applausi. Quando ha udito un bambino piangere, ha gridato:«Si tratta di una partita di tennis o di un asilo, che diamine sta succedendo qui?”. Ma poi a quel bimbetto ha indirizzato un sorriso.

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