Tra meno di un mese terminerà il supporto ufficiale a Windows XP. L'intenzione è quella di arrivare a scrivere la parola fine ad una storia iniziata nell'Ottobre del 2001 e che si concluderà l'8 di Aprile prossimo. Ma in concreto, cosa accadrà?
Che Microsoft non rilascerà più alcun aggiornamento per il suo glorioso sistema operativo (il più longevo della storia), ad eccezione del software facente parte del programma Security Essentials (che terminerà il prossimo anno) e così faranno verosimilmente tutte le software house del mondo. Windows XP smetterà di funzionare? Ovviamente no.
Potrete utilizzarlo ancora per quanto tempo vorrete, ma lo farete a vostro rischio e pericolo. Eventuali nuove vulnerabilità non sarebbero più oggetto di patch ed il vostro PC, specie se ne fate un uso “a cuor leggero” quanto a navigazione ed utilizzo di software un po' meno che legali, diverrà via-via sempre più esposto a rischi. La mossa di Microsoft era necessaria? Si e no.
Sì, perché diversamente non ci sarebbe stato modo di eliminare un problematico “nemico interno” agli OS made in Redmond più recenti, visto che il nostro vale ancora (fonte Net Applications), quasi il 30% dell'installato, che significa che quasi un PC su tre nel mondo esegue XP.
Sì anche perché la quasi totalità delle macchine su cui gira questo sistema operativo dovranno essere cambiate, in quanto non in grado di sopportare i requisiti di sistema (volutamente previsti molto maggiori) dei più recenti Windows 7 ed 8 (con quest'ultimo fermo a poco più del 10% dell'installato), con il tutto che costituirà nuova linfa per l'asfittico mercato dei personal computer, sottoposto al fuoco incrociato di smartphone e tablet.
No, perché, ma ci sarebbe stato da mettere parzialmente in secondo piano l'aspetto economico, la possibilità di continuare ad utilizzare sia XP che il software per esso scritto sarebbe reale e non frutto della nostalgia di geek che non si arrendono all'evidenza del veder spuntare i capelli bianchi su di sé e sui prodotti con i quali sono cresciuti dal punto di vista professionale.
Il discorso sarebbe molto lungo ma, semplificando all'estremo, la realtà è che oggi l'industria del software, per lo meno quello prettamente consumer, rientra totalmente nello standard “mordi e fuggi” tipico di innumerevoli altri settori.
I tempi tra un rilascio e l'altro sono talmente compressi da non più poter permettere una reale ottimizzazione del codice come veniva fatto tempo fa, aiutati dal fatto che la potenza dell'hardware è tale da poter compensare le inefficienze del software.
Il pensionamento di XP, anche se l'argomento sarebbe infinitamente più complesso, passa per le esigenze di chi detta le leggi del mercato, che in questo caso non sono i consumatori, ignari di molti retroscena, ed ai quali vengono vendute dal marketing informazioni del tipo che serve a tutti i costi avere sistemi e software a 64 bit anche sugli smartphone.
Peccato però che la frase non venga completata dalla parte che riguarda il mettere a conoscenza del fatto che tutto ciò è servito a rinnovare i parchi macchine per far utilizzare i dispositivi a mo' di calcolatrici iperveloci o poco più. Sì, la teoria è una cosa, ma la pratica e la realtà (almeno in questo caso) sono ben diverse.
Peccato (ed è il secondo) perché lo sviluppo dell'OS Microsoft come di molti altri prodotti messi in soffitta da un consumismo compulsivo, sarebbe ancora potuto essere redditizio. Quello che rendde obbligatorio l'utilizzo del condizionale è la mancanza di una idea di mercato meno frenetico, ma questa non è purtroppo una prerogativa esclusiva del comparto informatico. Adieu XP!