Annuncio

Annuncio


Pagina 3 di 4 primaprima 1 2 3 4 ultimoultimo
Visualizzazione da 21 a 30 di 33
Discussione: è morto Marco Pantani.
  1. #21
     Cap.le Magg.
     
    Forum Utente non accreditato
    Dal: aprile 2003
    Da: Torino
    Messaggi: 238
    Profilo: 829 visite
    Gradimento: 36
    9.4

    Nessuno dimentica le sue imprese e nessuno dimentica che è stato uno dei tanti ad aver avuto problemi di doping perchè era doping anche quello di Simoni, di Garzelli, di Moser e persino di Coppi e Merx...

    Personalmente credo sia stato uno dei più grandi scalatori della storia di questo sport ma non penso sia stato il più grande ciclista italiano dopo Coppi o il più grande degli ultimi 20 anni, come ho sentito dire... ma credo che Moser, Saronni, Chiappucci e Gianni Bugno non erano da meno, soprattutto quest'ultimo (Giro d'Italia con maglia Rosa dalla prima all'ultima giornata, altre 2 volte secondo al Giro, 3 volte secondo al Tour dietro ad un certo Indurain, 2 coppe del Mondo, 2 Campionati del Mondo + un bronzo e almeno una trentina di Classiche!)... "beccato" anche lui per "abuso di caffeina.

    Lui ha avuto molto "clamore" per le sue vittorie e il suo declino è stato altrettanto "clamoroso" a differenza di altri che sono stati poco consacrati quando vincevano e poco considerati quando "cadevano"... il dispiacere personale è solo per l'uomo Pantani, un ragazzo di 34 anni, lo sportivo ho avuto modo di amarlo e di criticarlo e le sue imprese rimangono, poi ognuno le giudica a suo modo.

    Non è giusto, secondo me, dire ora è colpa degli altri o trovare per forza le "colpe" in qualcun'altro... ha poco senso.
    La Depressione e l'abuso di sostanze sono patologie che vengono da lontano, da una vita intera e vanno curate farmacologicamente e psicologicamente.

    Si è ucciso Pavese, si sono uccisi miti della canzone, si sono uccise persone comuni e tutti i giorni qualcuno decide di staccare la spina ma la colpa, non è necessariamente degli altri o di qualcuno... forse è semplicemente quel "male di vivere" che abbiamo un po' tutti, la maggior parte di noi riesce a conviverci dando un senso alla propria esistenza, magari illudendosi di non essere solo di passaggio... alcuni preferiscono lasciare il gioco in anticipo.



    Saluti, Carmine
    Karmine76 non è in linea
  2. #22
     Sergente
     
    Forum Utente non accreditato
    Dal: febbraio 2004
    Messaggi: 281
    Profilo: 161 visite
    Gradimento: 6
    6.8

    Doping o non doping........merita rispetto

    Chi riesce a diventare un idolo ha qualcosa di speciale.......

    e se penso all'età ed alle possibili ragioni di tutto ciò resto ancora di più allibito che si possa morire per cosa......ditemelo voi.
    T-28 non è in linea
  3. #23
     Magg. C.te
     
    Forum Utente non accreditato
    Dal: gennaio 2004
    Messaggi: 3 416
    Profilo: 2253 visite
    Gradimento: 101
    8.4

    T-28 il 16/02/04 alle 13:18 ha scritto:


    Doping o non doping........merita rispetto

    Chi riesce a diventare un idolo ha qualcosa di speciale.......

    e se penso all'età ed alle possibili ragioni di tutto ciò resto ancora di più allibito che si possa morire per cosa......ditemelo voi.
    T, SONO CON TE, LA COSA CERTA E' LA MORTE DI UN GIOVANE SPORTIVO CHE HA SEGNATO LA STORIA DEL CICLISMO ITALIANO.
    A COSA SERVE DIRE DOPATO NON DOPATO BLA BLA BA.
    RAGA AVEVA SOLO 34 ANNI E ORA NN E' PIU' TRA NOI.
    RISPETTIAMO LA SUA ANIMA E NN GIUDICHIAMO COSA HA FATTO E NON HA FATTO.
    xxstrikexx non è in linea
  4. #24
     T. Colonnello
     avvocato
    fannullone
    Forum Utente non accreditato
    Dal: marzo 2003
    Da: Milano
    Messaggi: 5 579
    Profilo: 2625 visite
    Gradimento: 121
    9.0

    Re: rispetto

    BOTA il 15/02/04 alle 17:49 ha scritto:


    massimo rispetto a Pantani, nessuna polemica sul discorso doping o meno.... possa riposare in pace indipendentemente da tutto!

    per quanto mi riguarda trovo sempre un po' irritante parlare e celebrare la morte di un personaggio famoso, quando, inevitabilmente me ne rendo conto, ignoriamo morti ben più "gravi"ogni giorno....

    nn voglio entrare in merito a discussioni che sarebbero cmq fuori luogo, e nulla voglio togliere a un grande sportivo che è stato nel bene e nel male un grande campione, solo PERSONALMENTE trovo sempre esagerati certi discorsi ogni qual volta scompare qualkuno di "illustre"... ma ognuno è libero di reagire ed esprimersi come meglio crede, chiaramente

    RESPECT
    Dispiace molto anche a me, ma sottoscrivo in pieno il pensiero di BOTA.
    Le donne che pretendono un lungo corteggiamento, o sono frigide o vogliono sembrare virtuose. In entrambi i casi è meglio lasciarle perdere. (R. Gervaso)
    Gigi Faggella, Diofannullone in carica Mica piripiri
    saltatempo non è in linea
  5. #25

    Re: Re: rispetto

    Solo 2 parole:

    GRAZIE MARCO per le emozioni che mi hai regalato

    Cris
    user_3777 non è in linea
  6. #26
     Cap.le Magg.
     
    Forum Utente non accreditato
    Dal: aprile 2003
    Da: Torino
    Messaggi: 238
    Profilo: 829 visite
    Gradimento: 36
    9.4

    Non è per forza... colpa di qualcuno.

    Allego il commento del giornalista Michele Serra
    tratto dal numero odierno del quotidiano "la Repubblica".
    Lo condivido in pieno e non aggiungo altri commenti.


    COMMENTO:

    La caccia al colpevole nel dramma di Pantani
    di MICHELE SERRA

    In morte di Marco Pantani si è spesa un'emozione profonda, perché era giovane, perché era bravo, perché lo conoscevamo tutti e tutti avevamo ammirato il suo prodigioso estro motorio. Ma sulla superficie del dolore popolare, in certi epitaffi televisivi in cerca di applauso, in certi titoli teatralmente affranti galleggia anche qualcosa di sbagliato, di infelice e, ahimé, di incurabilmente italiano.

    Pantani "ucciso dai giudici" (anche lui?!), Pantani affossato dal Potere Sportivo, Pantani impallinato da "certa stampa", Pantani tradito dall'ambiente, dalla famiglia, dagli amici distratti, dalle donne incuranti, dalla Riviera cinica e gaudente, dalla farmacopea speculatrice, dall'oblio delle folle volubili... Piccole schegge di verità (forse), nessuna bastante a spiegare il precipizio umano del Pirata, che però vengono ingigantite fino al rango di arma letale. L'innocenza restituita (a tutti) dalla morte non basta a placare questa mentalità puerilmente assolutoria, che imputa sempre e comunque "agli altri" il peso della croce che ciascuno si porta appresso, con minore o maggiore disinvoltura. No, si vuole un Pantani vittima anche in vita, incompreso e bistrattato, quasi condotto al suicidio dall'indifferenza e dalla crudeltà del mondo malvagio.

    Non è così, non funziona così per nessuno, nemmeno per Pantani. Intanto la depressione (in genere nominata, con eufemismo letterario, "male oscuro", così come il cancro è "brutto male": terapia dello struzzo) è una malattia, diagnosticabile e spesso curabile, non un malefizio. Non è il lusso romantico e maudit degli eroi caduti, è un tragico tilt che coglie anche operai, massaie, docenti universitari, adolescenti. E nemmeno il più scalcinato terapeuta si sognerebbe di dire al depresso che la causa di quello sprofondo psichico è la malvagità degli altri: sarebbe un tremendo, imperdonabile errore. Piuttosto, cercherebbe di indirizzarlo verso uno scavo interiore, perché è l'io che diventa nemico, l'io il carceriere che impedisce di aprire le finestre. E dunque tutto questo imputare alla società, alla sfortuna, all'invidia, alla persecuzione di imprecisati poteri ostili la triste fine di Marco Pantani, è un pessimo, diseducativo segnale indirizzato ai tanti (tanti!) che soffrono della sua stessa malattia.

    Non per caso, mentre nelle prime ore della scomparsa del campione si è detto e ridetto che era stato abbandonato da tutti, ora emergono, come era logico che fosse, progetti di recupero ideati da qualche amico meno disattento, per esempio quello di don Gelmini. Le amicizie balorde (che pure non mancano mai, specie per i ricchi e famosi) paiono meno devastanti e soprattutto meno esclusive di come piaceva pensare ai teorici del Pantani traviato dai Lucignoli: qualcuno che si preoccupava c'era, qualcuno che ci provava pure, e la traviatura (vedi il viaggio a Cuba) era autoinflitta.
    E mentre Maradona (altro genio amatissimo, ma bisognoso di aiuto) dichiara che "la colpa è di tutti", forse specchiandosi nella sua propria giustificazione permanente, pare ovvio e necessario dire che ciascuno porta la sua lanterna, nel buio della vita, e che il passaggio più significativo, per entrare nell'età adulta, è per tutti sempre il medesimo, famosi o non famosi, bravi e meno bravi: accettare i propri errori, la propria incompletezza, l'insopportabile eppure evidente scoperta che possiamo deludere gli altri, dispiacere e non solo piacere, sbagliare e non solo avere ragione, perdere e non solo trionfare. Che questo ostico rendiconto della propria limitatezza sia particolarmente duro per un giovane uomo abituato a svettare tra due ali di folla osannante, è probabilmente vero. Ma additare la fine di Pantani come eclatante esempio di martirio dell'incompreso è davvero scellerato, perché non solo i depressi, ma milioni di ragazzi alle prese con la propria complicata formazione saranno rafforzati nel loro comodo alibi di eterne vittime del mondo.

    Il lutto per Pantani è, nello sgomento e nella tristezza, un lutto bello e consolante: esprime ammirazione, gratitudine e amore per la spettacolosa grazia atletica dell'uomo che sale, supera se stesso, trasforma una bestiale sofferenza in una gloriosa arrampicata sull'Olimpo. Perfino il virilismo romagnolo (struttura psicologico-culturale che non mi è particolarmente cara) assumeva, in Pantani, cadenze quasi spirituali, leggere, femminili quando inanellava i tornanti di asfalto come un morbido gomitolo. Non si addice, a questo lutto concorde, il molle piagnisteo italiota sulle "colpe degli altri". Gli altri, se hanno colpa, e rimorso, dovranno sbrigarsela comunque da soli, pure loro, faticando a prendere sonno come a tutti capita, prima o poi.

    Lui merita un compianto profondo, e la memoria intatta di chi aspetterà per sempre, seduto sui prati, di vedere passare il Pirata. Non merita che lo si agiti come uno straccio inerte, come una bandiera bianca, per potere continuare a lamentarci ciascuno della sua debolezza, ad aggrapparsi ciascuno alle sue eterne giustificazioni da bimbo. Siamo spesso soli, tutti, specie nei momenti decisivi: non possiamo chiedere proprio a un uomo che cercava sempre la fuga, l'arrivo solitario, di aiutarci a rimanere intruppati nella desolante mediocrità dei nostri alibi.

    (17 febbraio 2004)
    Karmine76 non è in linea
  7. #27
     Generale
     SM in congedo
    Forum Utente accreditato Challenge
    Dal: giugno 2003
    Da: Torino
    Messaggi: 14 589
    Profilo: 9013 visite
    Gradimento: 192
    8.5

    Ipocrisia in diretta

    aggiungo anche questo articolo del Corriere di oggi.

    Ipocrisia in diretta
    di Aldo Grasso

    Almeno quando muore un grande campione non potremmo fare un po' di silenzio, misurare le parole, evitare di dare il peggio di noi? Almeno per rispetto, almeno per riconoscenza. D'un tratto ci troviamo di fronte a un mistero così inestricabile come la morte, forse un congedo deliberato, e non sappiamo fare di meglio che andare in tv a dire con pervicacia la nostra, a piazzare il nostro io ubriaco di protagonismo davanti al suo. Speriamo che dall'ultima Cima Coppi, Marco Pantani abbia un po' d'indulgenza nei nostri confronti, perdoni la nostra presunzione, guardi in surplace il nostro vano cavillare. No, Pantani meritava qualcosa di più di quanto abbiamo saputo riservargli, del solito affollato teatrino.

    È stato tutto un trionfo di «io lo conoscevo bene», di analisi sulla sua fine, di retorica a buon mercato, di riferimenti al «male oscuro», di pietà ad uso delle telecamere. Il culmine dell’assurdo lo si è raggiunto alla Domenica sportiva quando un conduttore, lì presente nelle improprie vesti di opinionista, ha puntato il dito sui genitori in vacanza in Grecia, rei di non averlo accudito.

    Che ne sappiamo noi dell’animo di un sofferente? Che ne sappiamo di cosa gli frulla in testa quando decide di staccare la spina? Che ne sappiamo dei suoi rapporti più stretti? Adesso poi non c’è trasmissione che non abbia il suo psicoanalista di pronto impiego cui chiedere le «vere» ragioni di un dramma. E quello pronto, in un secondo, a spiegare i meandri della psiche, le colpe della società, le terapie non messe in atto: ah, ci fosse stato lui vicino a Pantani! La verità è che tanta retorica, tanto spreco di immagini scosse dal vento arido del dolorismo, tante spiegazioni dimostrano ancora una volta che attingiamo a piene mani all’ipocrisia per nasconderci la realtà.
    Domenica abbiamo sentito parecchi commentatori che parlavano apertamente di droga, di brutte compagnie, di perdizione. Eppure erano gli stessi che raccontando le corse del campione sono sempre stati attenti a non infrangere il muro di omertà che i mondi chiusi, come quello dello sport, spesso erigono.

    Adesso tutti a dire che il doping è un problema importante, che lo sport rischia l’estinzione se non si fa piazza pulita. Al più presto. Eppure il doping nel ciclismo, a seguire le cronache in tv, sembra non sia mai esistito; a distanza di anni si celebrano ancora record ottenuti a base di emotrasfusioni come se fossero grandi conquiste dell’uomo! Lo sport non è più sport ma show business: l’attenzione degli sponsor e dei media va sollecitata continuamente, abbattendo ogni anno i limiti imposti dal fisico umano, spostando in avanti la soglia di resistenza al dolore. Questa è la suprema impostura e il ricordo di certe scene in cui la polizia francese sequestra al Tour auto piene di infernali beveroni dell’invincibilità è ancora vivo.
    La conoscenza di sé si paga sempre troppo cara. Forse Pantani ha visto quello che non doveva vedere, quello che non siamo capaci di vedere, e ha attraversato l’ultimo vecchio ponte. Vengono in mente solo i versi che Fabrizio De André scrisse per il suo amico Luigi Tenco: «Ascolta la sua voce che ormai canta nel vento / Dio di misericordia vedrai, sarai contento».

    17 febbraio 2004


    "Non esiste un insegnante più difficile dell'esperienza. Prima ti fa l'esame, poi ti spiega la lezione."
    alobox non è in linea
  8. #28
    franceschiel
     Guest
    Ma infatti GIGI...

    fano tutti le FIGHETTE col doping quando si sa bene che quasi tutti a stagioni alternate, usano "AIUTINI"...

    E SE DICO TUTTI DICO TUTTI...

    CI SONO UNA MAREA DI SISTEMI...

    TOGLIERSI 7-8 HG DI SANGUE, ASPETTARE CHE SI RIFORMI NEL CORPO E POI REINIETTARLO AVENDO PIU' OSSOGENAZIONE, SOGLIA DELLA FATICA PIU' ELEVATA E PRESTAZIONI SUPERIORI (CON CONSEGUENZE NEGATIVE A CUORE, RENI, FEGATO E CIRCOLAZIONE).

    INSOMMA CE NE SONO DAVVERO TANTI DI SISTEMINI...

    CHI CREDE ANCORA ALLA FAVOLETTA DEL MONDO SPORTIVO PULITO... BEH...

    ====>

    CHE GUARDI MENO X-FILES!

    QUINDI SENZA DIRE DI PIU'... MITIKO MARCO!
  9. #29
     Sergente
     
    Forum Utente non accreditato
    Dal: febbraio 2004
    Messaggi: 281
    Profilo: 161 visite
    Gradimento: 6
    6.8

    Mi dispiace dissentire da te ma il doping è una pratica antisportiva
    e non sono d'accoro nella tesi tutti dopati nessuno dopato (come disse qualcuno tutti ladri nessuno ladro)
    chi pratica il doping va punito
    non abbandonato perchè non piu redditizio ma recuperato
    Piuttosto mi chiedo il motivo di questa necessità
    Vale la catena.. doping=vittorie=idolo=sponsor=soldi per tutti?
    Se è vero ciò io che di idoli ne ho avuti e ne ho mi rammarico di aver contribuito ad alimentare questa catena.

    Ripeto: rimango allibito per la morte di un ragazzo mio coetaneo (non un supereroe) e non riesco a trovare nessuna motivazione plausibile.
    Fatto stà che sempre più spesso assistiamo ad eventi del genere.
    T-28 non è in linea
  10. #30
     Capitano
     
    Forum Utente non accreditato
    Dal: luglio 2003
    Prov: BA - Bari
    Messaggi: 2 424
    Profilo: 1220 visite
    Gradimento: 50
    8.6

    L'utima lettera del pirata

    "Molti ragazzi hanno perso la speranza della giustizia"
    "Sono stato umiliato per nulla. Per quattro anni sono in tutti i tribunali, ho solo perso la mia voglia di essere come tanti altri sportivi, ma il ciclismo ha pagato e molti ragazzi hanno perso la speranza della giustizia. E io mi sto ferendo con
    la deposizione di una verità sul mio documento, perchè il mondo si renda conto che se tutti i miei colleghi hanno subito umiliazioni, in camera con le telecamere nascoste per cercare di rovinare le famiglie; e poi dopo come fai a non farti male. Io non so come mai mi fermo in casi di sfogo come questi. Mi piacerebbe, io so di aver sbagliato con le prove però, ma solo quando la mia vita sportiva, soprattutto privata, è stata violata, ho perso molto. E sono in questo paese con la voglia di dire che hasta la victoria è un grande scopo per uno sportivo.
    Ma il più difficile è di aver dato il cuore per uno sport, con incidenti e infortuni: e sempre sono ripartito. Ma cosa resta, c'è tanta tristezza e rabbia per le violenze che la giustizia a tempi è caduta nel credere. Ma la mia storia spero che sia di
    esempio agli altri sport che le regole, sì, ma devono essere uguali per tutti. Non esiste lavoro che per esercitare si deve dare il sangue, i controlli di notte alle famiglie degli atleti. Io non mi sono sentito più sereno di non essere controllato in casa, in albergo, dalle telecamere e sono finito per farmi del male, per non rinunciare alla mia intimità, all'intimità della mia donna, e degli altri colleghi che hanno perso. E molte storie di famiglie violentate. Ma andate a vedere cos' è un ciclista e quanti uomini vanno in mezzo alla torrida tristezza per cercare di ritornare con quei sogni di uomo che si infrangono con le droghe: ma dopo la mia vita di sportivo. E se un pò di umanità farà capire e chiedere cosa ci fa sperare e che con uno sbaglio vero si capisce e si batte, perchè si sta
    dando il cuore. Questo documento è verità, la mia speranza è che un uomo vero o una donna legga e si ponga in difesa di chi, come si deve dire al mondo, regole per sportivi uguali per tutti. E non sono un falso, mi sento ferito e tutti i ragazzi che mi credevano devono parlare. Ciao Marco".

    Addio Marco.

    neXus2 non è in linea

Pagina 3 di 4 primaprima 1 2 3 4 ultimoultimo

Discussioni simili

  1. Un doveroso tributo a Marco Pantani
    Da speirs nel forum Sport
    Risposte: 28
    Ultimo post: 14-02-2014, 18:26

Navigazione

Tag per questa discussione