Una notte qualsiasi, mille volte uguale ad altre dove il segno del tempo che trascorre è scandito da qualche racconto e poi da parole che si fanno più stanche, rarefatte, che si assopiscono come il fuoco del bivacco che emana scintille sempre più rade. Una notte di buio e stelle e belati e poi, all’improvviso, di una luce che irrompe e di presenze che sono fatte di luce anch’esse, messaggeri vestiti di cielo, latori di un invito di pace che attira verso una stalla e verso un neonato, adagiato sulla paglia come i figli della miseria perché non c’era posto per lui nell’albergo.
La grande luce per gli ultimi
La notte di Betlemme che azzera il tempo e dilata lo spazio comincia con chi, nella città della storia, ha sempre vissuto in periferia. Comincia – ha ricordato Papa Francesco – con il privilegio della “grande luce” che abbaglia lo sguardo assonnato e poi stupito di chi la luce della prima fila la intravede sempre dal fondo:
“I pastori sono stati i primi (…) a ricevere l’annuncio della nascita di Gesù. Sono stati i primi perché erano tra gli ultimi, gli emarginati. E sono stati i primi perché vegliavano nella notte, facendo la guardia al loro gregge. E’ legge del pellegrino vegliare, e loro vegliavano. Con loro ci fermiamo davanti al Bambino, ci fermiamo in silenzio. Con loro ringraziamo il Signore di averci donato Gesù”. (P. Francesco - 2013)
Buon Natale a tutti!!!