Hai frainteso.
Qui nessuno vuole riproporre Terni altrove ma vorremmo parlare di didattica applicata al gioco, estetica, etica e morale del gioco e di una sua eventuale lettura psicologica e sociale.
Il club di Terni e la nostra esperienza al massimo possono essere presi come termini di paragone per il fatto che già applicchiamo un approccio scientifico e didattico.
La sede, la frequenza di gioco e altre amenità sono solo note di colore irrilevanti o al massimo spunti di riflessione e condivisione.
nb è stato lasciato l'intervento di Massituo ove è presente un chiaro flame verso la mia persona, non capisco perché siano stati cancellati post innocui e lasciato questo molto offensivo..
Grazie
Che il torneo challenge sia un postaccio è fuori da ogni dubbio.
E' un ricettacolo di psicocartinari, cronofrenici, geobulimici, aleopatici e nevrastitici
(D. Piergentili)
Ok grazie, capisco meglio. Allora passo agli altri temi... avrei un po' di cose da chiedere/vi ma purtroppo non ho il tempo di farlo. Continuo a leggere
La discussione ha già preso fuoco una volta, per cui sarà certamente oggetto di più attenzione da parte nostra. Ma possiamo ben poco senza la collaborazione di tutti, a cominciare dal non voler mettere in discussione ogni singolo atto di moderazione. Il tempo per farlo è minimo e sarebbe comunque sottrato al tema della discussione.
Buondì e ben ritrovati/e
Ci sono due cose che mi lasciano un po' perplessa di questo intervento, e cerco di dirle nel modo più neutro possibile, ché il mio intento non è re-infiammare gli animi.
1) Mi lascia perplessa che la scelta, nel tentare di determinare le intenzioni di Lucio&co, sia un aut aut fra il racconto neutro e la pretesa propositiva. Non posso parlare per gli altri, ma nel mio caso l'intento era fare una proposta creativa, e la proposta creativa conteneva - certo - uno "spot pubblicitario" per Li Draghi.
Ora, fare uno spot pubblicitario non mi pare implichi puntarti una pistola alla testa e costringerti a comprare quel che viene proposto, non ti pare?
Provo a chiarirmi con una metafora: se quello del Risiko Live fosse un mercatino dell'artigianato e i vari club le "bancarelle" che offrono prodotti vari, quello che volevo fare io era segnalare che i prodotti sulla bancarella di Terni mi paiono particolarmente validi, il che non implica né obbligare altri a comprarli, né tantomeno voler costringere le altre bancarelle da tutta Italia a vendere gli stessi prodotti, magari in blocco. A questo vorrei quindi aggiungere
2) Mi lascia perplessa che si continui a porre l'accento sulle componenti "umane" della bancarella-Terni, in termini che mi paiono tesi a evidenziarne gli aspetti "folkloristici" (in senso offensivo o meno), quando fin dal primo post e dal titolo della discussione ho tentato in tutti i modi di evidenziare che le idee "ternane" che ritenevo più interessanti per la community fossero quelle relative al gioco. Credo che le due componenti si possano separare, se parlarne al tempo stesso causa tanto scalpore.
Se è possibile, quindi, vorrei dopo questo post tacere del tutto sulle tematiche "umane" (che sono mutevoli e altamente infiammabili, a quanto pare) e concentrarmi su quelle "strategiche"; e mi piacerebbe invitare gli altri e le altre partecipanti alla discussione a fare altrettanto.
A tale scopo, vorrei quindi provare a "uppare" un bel post di Valeria che mi ha dato molto da pensare e che ha finito per rimanere sepolto sotto i detriti degli screzi e dei bisticci, per vedere se si riesce a parlarne:
L'idea di tenere in considerazione la prospettiva "estetica" del gioco, insieme a quella etico-morale e tattica, mi piace moltissimo.
Tuttavia appena sento parlare di "bello" o "bellezza" mi scatta la modalità filosofia critica e mi viene da chiedere: su quali criteri e valori si può definire la "bellezza" in ambito di gioco? E soprattutto, è possibile definirla secondo parametri "oggettivi", creando un "canone estetico" del gioco, un equivalente del Canone di Policleto per la bellezza anatomica?
Si tende a pensare al senso estetico come soggettivo (non è bello ciò che è bello ma ciò che piace etc) quando questo è solo parzialmente vero: il nostro senso del bello è fortemente influenzato dai canoni socio-culturali del contesto in cui viviamo, incluso il "micro-contesto".
Mi pare che questo avvenga anche nel mondo del Risiko, dove, al di là dei gusti personali, ho l'impressione che ogni club o contesto di gioco (incluso l'online) abbia il suo "stile", che influenza il singolo giocatore che in quel contesto si è formato.
A fronte di queste varianti locali, mi chiedo: sarebbe possibile secondo te creare un simile canone? Quali dovrebbero essere le "linee guida" di un simile canone?
Posto che tutto ciò che è consentito dal regolamento di gioco è lecito e che quindi tale canone potrebbe solo avere un valore illustrativo e non prescrittivo (lo specifico onde evitare polemiche), un canone presume l'esistenza di valori e criteri condivisi, per cui mi restano molte domande, che ridurrei a 2:
A) Che cosa determina secondo te la "bellezza" di una specifica mossa, di una specifica partita, di uno specifico momento del gioco?
E soprattutto,
B) Perché un giocatore dovrebbe preferire giocare una mossa "bella" a una che magari è "brutta" ma in quel momento gli pare più conveniente?
Ho qualche idea a riguardo ma sta uscendo un post troppo lungo per cui prima di dilungarmi su quel che penso io mi piacerebbe sentire la tua opinione
Si dialoga. E si dialoga camminando; via via. No? Scrivere; e poi leggere. Ricordi, amico mio? Si racconta che le lettere dell'alfabeto furono inventate da Mercurio, capostipite e nonno di bugiardi e re dei ladri, vedendole nel volo delle gru. Uno scherzo, non credi? (in tua memoria, Picchi)
Proseguendo con la tua metafora: io nello "spot" verso il prodotto della bancarella di Terni riesco a vedere due scopi. O è un invito ad andare a Terni per provarlo direttamente, o a tentare di rifarselo a casa propria. Immagino che la proposta del "venditore" alla platea sia la seconda (per quanto sono certo accoglierebbero con entusiasmo chiunque si presentasse dal vivo). Ecco perché ho avuto l'impressione della pretesa propositiva. Anzi, in realtà ce l'ho ancora.
Mentre per quanto riguarda la 2a perplessità, l'accento sulle componenti umane, erano comparse nei post a supporto della tesi, non penso sia strano averle percepite come parte integrante della ricetta.
Poco male, dal chiarimento successivo mi sembra di capire che la validità del "prodotto" che state per così dire sponsorizzando non dipenda tanto dalle circostanze particolari (componenti umane appunto, tempo a disposizone, luoghi, ecc..) quanto piuttosto da elementi più generali. I temi di interesse sarebbero quindi, citando Lucio, didattica applicata al gioco, estetica, etica e morale del gioco e di una sua eventuale lettura psicologica e sociale.
Bene, concordo sull'opportunità di discutere di questi ultimi elementi "strategici" e non di altro.
Spero di aver risolto le 2 perplessità.
Faccio una proposta: perché invece di continuare a riflettere su quali potrebbero essere gli scopi occulti della pubblicità non provi a seguire il titolo della discussione e dire la tua sulle questioni di filosofia e strategia?
Sul serio. Mi interessa.
Rilancio alcune delle proposte di riflessione che ho fatto:
- Che ne pensi dell'idea di legge morale applicata al gioco del Risiko? Avrebbe senso a tuo parere elaborarne una, un "Convenzione di Ginevra" da affiancare al regolamento di gioco, per fare un esempio? Oppure per te nella guerra di carretti non ci sono e/o non ci devono essere considerazioni morali da tenere in conto?
- Che ne pensi dell'idea di un'estetica del Risiko? Pensi sia puramente soggettiva o piuttosto oggettiva? In ambo i casi, che cosa determina secondo te la "bellezza" di una mossa, di una partita, di un momento del gioco?
Non c'è nulla di male nell'avere uno scopo. Non ho dato la connotazione negativa che intendi tu ("pubblicità occulta"), mi pare legittimo descrivere con toni entusiastici qualcosa che si è apprezzato. Tutto qui.
Comunque rispondo volentieri alla prima domanda, la seconda l'affronto un'altra volta per mancanza di tempo.
Se ho capito cosa si intende... no, non penso abbia senso una legge morale applicata al gioco del Risiko. E non solo, sono abbastanza convinto che cercarla, per quanto interessante da un punto di vista accademico, possa diventare addirittura dannoso nel momento in cui se ne tenta un'applicazione pratica.
Cerco un esempio, magari è riduttivo ma credo aiuti a spiegare il senso di quello che voglio dire. Due fanno carta per un po' e poi uno tradisce. Così, all'improvviso rovescia i tris guadagnati contro l'alleato temporaneo che gli ha permesso di farlo (prendo spunto dalla recente "risiko o non risiko"). Queste sono tipiche cose che fanno imbestialire, soprattutto se non lo si fa "per vincere" (dicono così, anche se dovrebbero dire "con un fine che non comprendo").
Giusto? Sbagliato? Morale? Immorale? Io non tenterei di rispondere a queste domande, piuttosto metterei in pausa e mi allontanerei per osservare cosa stiamo guardando. Il tabellone di un gioco da tavolo, delle persone che hanno deciso di intrattenersi (o competere) sfidandosi a chi riesce a raggiungere per primo la vittoria rispettando i vincoli concordati (il regolamento).
E' tutto qui. Lo so, è banale, semplice. Non molto attraente. Ma io è questa la realtà che vedo. Un giochino.
Ho letto in questa discussione visioni diametralmente opposte. Più poetiche, certamente. Cito in questo caso Valeria: "secondo me nel RisiKo! una persona passa attraverso una evoluzione personale [...]. [...] ciascuno dovrebbe chiedere a se stesso che viaggio sta facendo[...]".
E' chiaro che rivestire il gioco di questi significati porta ad andare oltre. A interpretarlo come metafora della vita, piena delle sue passioni, difficoltà e conflitti... con tutto quello che comporta. Compresa, per tornare in tema, la ricerca di una morale.
Ecco perché secondo me può essere dannoso. Condire il gioco di temi che non gli sono propri incoraggia di fatto a interpretare fatti di gioco come "reali". Mi hai attaccato perché ce l'hai con me. E naturalmente il viceversa, dove succede realmente che tu mi attacchi nel gioco perché ce l'hai con me nella vita.
A costo di essere deriso per la banalità dell'affermazione, quella che racchiude meglio il mio pensiero è che... dobbiamo ricordarci che è un gioco.
Beh, si chiamerebbe "buona strategia" non regola morale.
Il gioco in sé, a mio parere, non può essere godibile. Devi mettere un soggetto. Godibile per me o per te? Sono due cose diverse. Se mi stai dicendo che esiste una "godibilità" universale, un qualche modo per quantificarla e dimostrare che, mediamente, le persone con certi accorgimenti "si godono" di più il gioco, è un po' fumosa la cosa ma ascolto volentieri. Faccio un po' fatica anche a definirla "regola morale", ma forse si tratta solo di capire che significato stai/state dando a questo termine.