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Discussione: CNS 2023 – la nostra vittoria a Roma
  1. #1
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    CNS 2023 – la nostra vittoria a Roma




    La classifica finale e tutti i risultati

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    Grazie a tutti i club per il bellissimo fine settimana, in particolare ai gufetti di Roma eccelsi padroni di casa.




  2. #2
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    Re: CNS 2023 – la nostra vittoria a Roma

    La premiazione

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    La consacrazione del Divin Rudyno

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  3. #3
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    Re: CNS 2023 – la nostra vittoria a Roma

    Come sempre quando vinco un torneo condivido un brano del romanzo che sto scrivendo, in questo caso si tratta di uno stralcio di partita del primo turno del CNI 2028 a Capalbio.

    "Rutran lanciò ancora i dadi neri, questa volta con una certa stizza perché s’era beccato uno zero a sei nei due lanci precedenti, e il suo primo tris, con cui voleva chiudere Sud America, era pressoché bruciato e inoltre le sue mire continentare s’erano palesate (e così il suo obiettivo cioè Kam Jap ovvero Elvis visto che era nordamericano ed europeo) e Subzero non gl’avrebbe più dato carta marco morto, visto che quelle che gl’aveva dato se l’era viste girare addosso. Uscirono un sei e un cinque, il terzo dado rimbalzò sul coperchio della scatola rovesciato e adibito a lanciadadi e cadde sul pavimento di mattonelle smaltate bianche screziate di grigio e si mise a rotolare saltellando verso l’uscita principale della sala Polifunzionale che guardava Monteverro sul cui capo stava aggrappato mezzo rincoglionito ed estenuato dall’afa e dal sole picchiante tardomattutino il paesino medievale di Capalbio, con la sua caratteristica e inconfondibile torre della rocca aldobrandesca, così di frequente dipinta da Faustino, defunto pescivendolo ambulante e pittore locale realista paesaggista per eccellenza – come dicevano gli anziani: «Capalbio delle streghe: dove si va, si vede». Ruzzolò fuori dalla doppia porta finestra spalancata, il dado, in quel principiamento d’agosto patibolarmente torrido, che seguiva una primavera la più arida che fosse dato ricordare a memoria d’uomo, cioè a misura di vecchio, infatti in un paesino senza storia (l’abbozzetto d’esperienza medievale si liquefece nelle paludi malariche e non fu che una protostoria abortita) come Capalbio la conoscenza del mondo premoderno – e la modernità lì era giunta non prima della seconda metà del novecento – (che tendeva a estendersi indebitamente verso un passato che tracimava indisturbato negli echi dell’eternità di un supposto mondo tradizionale) era dominio riservato di qualche vecchio per famiglia, reduce delle novecentesche antichità capalbiesi dei coloni. Non c’è mai stata una società civile a Capalbio nel corso della storia, per secoli non è stato che una tenuta di caccia. Non c’è quindi mai stata una popolazione capalbiese. Figuriamoci un’identità. E dunque questi vecchi della generazione premoderna (figli della prima immigrazione dopo la bonifica) avevano in appalto tutto il passato: la storia di Capalbio, la tradizione di Capalbio, la leggenda di Capalbio, non erano che i loro ricordi d’infanzia ovvero di quando Capalbio era un feudo della Società per Azioni Capalbio Redenta Agricola. Capalbio è leggera, insostenibilmente leggera, perché è infondata, nessuna mente collettiva l’ha fatta esistere conformando la terra e impregnandola nei secoli. Il più riposto mistero di Capalbio è il nulla vegetale plurimillenario su cui poggia come luogo antropizzato, su cui poggia la sua non-identità facilmente colonizzabile.

    Non solo i vecchi non ricordavano una tale primavera senza piogge, stando al Tirreno e al Giunco lo stesso valeva per le informazioni in possesso delle stazioni metereologiche e pure per quei famosi archivi della Società per Azioni Capalbio Redenta Agricola a cui Don Luciano, il parroco storico, ebbe accesso. Da qualche anno la siccità aveva iniziato a seccare la macchia, lo vedevi su Monteti, ma anche su suo fratello minore Monteverro. Le tamerici piantate settant’anni prima sulla costa, al margine della duna, stavano sparendo. I porcini a Sassineri e a Macchia Canina non si trovavano più e se è vero che questi dipendono dal non abbassarsi a inizio autunno della temperatura minima notturna abbinato alle precipitazioni in quello stesso periodo e quindi la loro assenza parrebbe non entrarci un ***** con l’aridità primaverile, però in realtà c’entrava perché tutto rientrava in un più generale processo di desertificazione di quella zona un tempo paludosa e malarica, un paradosso che negli ultimi tempi era diventato il cavallo di battaglia sul cambiamento climatico dei potentati ambientalisti movimentisti nazionali radicati in loco. I pozzi erano secchi e la gente s’era messa ad annaffiare gli orti con l’acqua del Fiora che era quella potabile, anche se in realtà non era del Fiora, cioè era quella dell’acquedotto del Fiora e che usciva dai rubinetti di cucina, ma in realtà veniva da delle falde scavate al Giardino che ancora un poco resistevano. Il risultato era che d’acqua in casa ne veniva un pisciolino e giusto di notte e anche chi s’era da tempo premurato di dotarsi di una cisterna come deposito doveva contingentarne l’utilizzo.

    Rutran ingoffato dai muscoli delle gambe pressoché atrofizzati e dal carico da mezzo quintale della sua pancia oscena si sbilanciò e quasi cadde per alzarsi dalla sedia. Scusandosi e grondando sudore dalla faccia imperlata alla magliettina celeste stinta da zingaro mezza fradicia andò a recuperare il dado e in quel momento si smosse un poco l’aria stantia appiccicata alle epidermidi dei giocatori e a Subzero arrivò l’ennesima, questa volta più decisa, zaffata di puzzo proveniente da quel corpo devastato dal vizio che sempre più tendeva a somigliare a quello del Barone Harkonnen. Il puzzo di Rutran non veniva dal sudore, o meglio non veniva da quello specifico sudore di quello specifico momento, discendeva invece da molti sudori pregressi: non si lavava da dieci giorni e non l’avrebbe fatto certo per il CNI né per il suo compleanno e questo non perché non volesse sprecare l’acqua alla luce della sua tragica penuria, ma per semplice trascuratezza, l’autoindulgenza accidiosa dello svacco cronico, lo «scolare nella fogna dei giorni» stando alle sue stesse parole.

    Ritornò al tavolo contrariato, un inizio peggiore era difficilmente immaginabile: quando col primo tris provi a chiudere continente, in questo caso Sud America, manifesti la tua volontà inequivoca di violare l’equilibrio e giocare una partita asimmetrica accaparrandoti una serie di vantaggi (rinforzi e nicchie) a portata di mano – in una sorta di furbesca appropriazione indebita – prima che la plancia abbia assunto stabilità e producendoti nel più classico gioco del tiranno: approfittando del tuo rinforzo doppio in quella fase rispetto a quello degli altri picchi come un fabbro moldavo disinteressandoti del tuo obiettivo e attaccando, allo scopo di fare carte da riversare sul mondo gli stati più teneri. Da quando giochi quel tris continentaro ti sei fatto tre nemici in plancia al di là del risultato che ottieni perché hai provato non tanto a vincere la partita, quanto ad ammazzarla, se infatti la mossa ti riesce e continente lo chiudi e se i tre avversari non approntano immediatamente una decisa reazione attraverso un’alleanza (meglio se imperniata su una carta a tre, meglio ancora se 4 vs 1) le probabilità che tu faccia Risiko sono alte. Questa strategia è molto più devastante però nel Risiko ricreativo, infatti spesso la partite lì sono decise dal fatto che uno chiuda presto Oceania e meni gli altri, che in quello agonistico dove – a maggior ragione al CNI – è pressoché certo che i tre avversari sono di buon livello e quindi che si coalizzeranno e lo faranno con carta giocando tutti i carri dei tris ottenuti sul continentaro. La centralità della carta è tale nella reazione che se il continentaro è forte giocherà senza contare i punti e come se non ci fosse l’obiettivo puntando solo a spezzare la carta avversaria almeno nella prima fase della partita. Spezzate tre o quattro carte con i tris ottenuti conquistando stati teneri dove capita è improbabile che ci siano ancora settori della plancia in cui poter fare carta a 3 tantomeno 4 a 1 e se spezzi tutte le carte vai a Risiko comodo.

    Visto che un dado ero caduto fuori dalla conca del lanciadadi (lo stesso vale se uno rimane in bilico) andavano ritirati tutti e tre, Rutran si sedette, sbuffò, si grattò la psoriasi nell’orecchio destro e lanciò i dadi."
    In fondo tutto proviene dal fatto che la volontà deve divorare se stessa, poiché nulla esiste fuori di lei, ed ella è una volontà affamata.
    [Schopenhauer]

    Il Gioco non era solo esercizio e svago, era la coscienza concentrata di una disciplina spirituale.
    [Hesse]
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    Re: CNS 2023 – la nostra vittoria a Roma

    Voglio raccontare anche io le partite del CNS, le mie 3 partite, non le farò romanzate come Andrea, semplicemente perchè sarebbe impossibile riuscirci, ma spero che siano ugualmente di interesse per qualcuno.

    Primo turno (partita vinta)

    La partita del "e mo che faccio?"

    Obiettivo "nord mondo" e solo 3 territori in obiettivo (10 punti) ed esattamente america centrale stati uniti occidentali ed islanda, sono primo di mano fortunamente alberta è ad 1, attacco da sotto con 7 armate, e dopo aver subito tre 0 ad 1 riesco a conquistarla, ma ovviamente perdo l'altro lasciato ad uno e quindi stiamo da capo a dodici, e ribadisco di nuovo e mo che faccio?

    C'è poco da fare in quei casi, non sono partite che si può attendere ma bisogna osare subito se vuoi indirizzarla per il verso giusto, sono cmq in africa del nord, in medio oriente ed in cina (quanto ben di Dio fuori obiettivo ), decido quindi da Africa del nord di attaccare europa meridionale con un 6 contro 3, 3 a 0 secco bene, la prendo, giro successivo, proviamo ora da medio oriente in ucraina, sempre 6 contro 3 e di nuovo un 3 a 0 secco, ottimo, giro successivo scopro le carte ed eccoun bel tris con il jolly, metto a 4 tutti e 5 i territori in obiettivo e da cina punto siberia a 3, questa volta non c'è il 3 a 0 secco ma ho carri, la conquisto e dopo i primi 5 minuti con il fiato sospeso fatti di rincorsa mi rilasso e dico: ora inizia la mia partita .

    Seconda partita (partita vinta)

    La partita "Perfetta"

    Obiettivo "Diagonale" e territori dentro, Cina, australia orientale, afghanistan e nuova guinea e la solita islanda, affezionata a me, anche questa volta al primo turno per prendere groenlandia, per entrare in america del nord, devo lasciare il territorio da dove attacco, giro successivo provo di nuovo un 6 contro 3 in medio oriente, non va bene come prima ma riesco a prenderla e con uno spostamento dalla cina a coprirla a 3 ugualmente ma costretto a lasciare a 2 egitto, eur meridionale 2 ed afghanistan ad 1, ma calcolando che chi veniva dopo avrebbe preso eur mer ed egitto, nel giro successivo ho ancora afgh e copro, da li in poi carico anche fuori obiettivo cercando di non far capire il mio obiettivo, da li in poi senza dilungarmi oltre modo, primo pianifico nei dettagli le mie mosse per metterle in pratica nel momento giusto, (nel frattempo avevo fchiuso oceania) fino ad aspettare i 5 minuti finali senza far capire dove sarei andato colpendo a giro gli altri, soprattutto chi nel frattempo stava facendo cartina, per poi colpire in maniera decisa ontario, presa e mi assicuro al 90% la vittoria prima ancora della sdadata, ci saranno 8 sdadate, che io faccio sempre in vantaggio.

    Terzo turno (quarto posto, ma và)

    La partita "Di un regolamento non dei migliori"

    3 avversari di squadre che competono per la vittoria, una un po più indietro ma sempre in lota per la vittoria finale, e se ci metti che per raggiungerla serva che i primi in classifica non vincono va da sè che partita ti puoi aspettare.
    Se a questo poi ci aggiungi che come obiettivo hai sud mondo, e i territori che sono dentro sono, tutti e 4 quelli da 2 punti, più siam, e cita, hai poco da fare, a quel punto faccio immediatamente capire, con 2 mosse lo scrivo praticamente quello che ho, così forse mi lasciano respirare, macchè, anzi!

    Cito alcuni episodi, il verde ha f.o. tutti i territori da 5, mongolia, siberia e kam, li copre fino ad un certo punto poi, quando gli servivano carri arrivato a 13 territori, si schianta contro di me in cita per lasciare siberia a chi aveva già 40 punti, lasciando kam a chi ne aveva intorno ai 35, ma pensa bene di coprire ancora bene mongolia che serviva a me con 18 punti e chiuso dappertutto, ma le direttive dalla scuderia prima della partita erano evidenti, tenere d'occhio chi è primo in classifica, in questo caso Baggio, "non se sa mai possa fare una magia".

    Un altro episodio, ad un certo punto resto in giappone con 3, ma ho gran bretagna fuori obiettivo, quindi scarico li lasciandola a 2 convinto che chi dopo di me avrebbe preso quella, macchè, meglio giappone a 3 che mi da 2 punti che gran bretagna a 2 che mi da 4 punti, gli ordini sono sempre quelli, attenti al primo.

    Sei a 9 territori per tutta la partita e quello che non ti aspetti dal giocatore più esperto che almeno lui ti faccia giocare un pò, oltretutto è prima di me, macchè, peggio mi sento, non lascia nulla, ma anzi con gli altri a punti a palate attacca in continuazione a me, in madagascar, son 2 punti mica cavoli, che fai non l'attacchi? Loro 3 a metà partita sono a limite carri, io in tutta la partita non credo di essere arrivato a mettere 80 carri complessivamente in plancia, 4 carte conquistate e non un tris, per fare la quinta ed il tris per conquistare mongolia mi smino sino a perdere comedicevo prima giappone.

    Non ce l'ho con loro, hanno studiato classifica e strategia di squadra, quello che non abbiamo fatto noi, non ne abbiamo parlato minimamente, siamo scesi in campo come sempre pensando solo a far punti noi, e l'hanno messa in campo, però se nella mia sdadata tento l'impossibile per cercare di fare qualche punto sminandomi dappertutto, tanto ultimo per ultimo ci provo, mi smino dappertutto (per pudore li lascio a 3, 4,5), dico dappertutto lasciando terreni fertili per tutti e 3, ovviamente il primo ad usufruire del vantaggio è quello dopo di me, dopo il trattamento subito tutta la partita ci vuole un bel coraggio che qualcuno (il giocatore prima di me che avrebbe usufruito del mio sminanmento solo dopo e che prima era in vantaggio) abbia avuto da ridire (apostrofando vigliaccata, la mia mossa finale), se fosse arrivato a lui la sdadata andava sopra facilmente perchè ripeto avevo lasciato terreno fertile anche a lui.

    Questa partita mi ha lasciato purtroppo tanto amaro in bocca nonostante la vittoria finale, perchè non me l'hanno fatta giocare, capisco il gioco di squadra, ma è stata una sensazione bruttissima che non avevo mai provato prima, forse non sarebbe il caso di cambiare il regolamento, del tipo, come qualcuno mi suggeriva e forse già in passato ha proposto di fare una finale a 4 squadre dopo i primi 2 turni tra le prime 4 classificate?

    p.s.
    Non ho voglia di rileggere quello che ho scritto di getto fino ad ora, e perdonatemi gli errori che potrei correggermi ma anche quelli che pur rileggendo magari non comprendo l'errore.

    Grazie e

    Campioni d'Italia
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    Una riga per uno dedicata ad ogni componente della squadra

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