Anche io ci tengo a fare i complimenti agli altri finalisti per l’eccellente torneo che hanno fatto e per la bella finale (secondo me) a cui insieme abbiamo dato vita; sono poi stato particolarmente felice di poter giocare finalmente contro Robblomax, giocatore che non avevo mai affrontato prima e che m’aveva molto colpito al Campionato online a squadre “I Guardiani di RD”.
Da giocatore (ad oggi quantomeno) online mi tolgo un sassolino dalla scarpa: alcuni live (non tutti, ci mancherebbe, però noto che si tratta di una pensiero abbastanza diffuso, evito anche di fare nomi perché non è né un attacco né una questione personale) ci definiscono snobisticamente e con un una certa dose di disprezzo “cartinomani seriali” (tanto per limitarsi agli epiteti più edulcorati e eufemistici) incapaci di fare altro, vittime di una coazione a ripetere morbosa e ossessa, stereotipicamente monodimensionali. Ecco, non credo sia così (o solo così o sempre così), penso che il gioco online sia molto più di questo, credo che il livello delle partite di vertice della prestichall sia (spesso) davvero alto e che il gioco lì espresso sia caratterizzato da eclettismo tattico, duttilità strategica e approccio tecnico multiforme. In ogni caso quello che mi interessa sottolineare in questa sede è che nella finale del master che ho vinto non ho fatto una sola cartina (non che mi privi di questo strumento quando serve, al contrario, lo considero utile e potentissimo, semplicemente forse il giocatore online non è per definizione marcusianamente “giocatore a una dimensione”). Rispetto molto il gioco live – anche se mi tira molto meno e non mi ci trovo ancora affatto a mio agio per averlo praticato poco – e i suoi interpreti, mi piacerebbe che ci fosse un rispetto reciproco, anche perché sono certo che la crescita della community passi attraverso una sinergia delle due modalità di gioco: la diversità è sempre fonte di arricchimento, non bisogna averne paura, trincerarsi dietro i propri pregiudizi è soffocante, inutile e infertile, capisco possa risultare rassicurante ma non porta da nessuna parte, anzi, nella maggior parte dei casi fa regredire.
I pregiudizi ovviamente non stanno da una parte sola e gli online sono tutt’altro che esenti da colpe, solo pochi giorni fa, giocando una trestige con un medagliato, questi me ne ha dette di tutti i colori pensando – da come giocavo (sic!) – che fossi un live, perché a suo dire “i live sono scorretti per loro stessa natura”, quando gli ho detto che sono online s’è scusato… Trovo delirante un approccio simile.
Che il gioco online presenti profili critici e piani inclinati è indubbio, come per tutto dipende dall’uso che se ne fa e dalla funzione che svolge nella nostra vita. A riprova del fatto che non è mia intenzione incensarlo di per sé aggiungo anche che ho scritto tempo fa un raccontino che tra le altre cose ne evidenziava con durezza i potenziali tratti totalizzanti, patologici e aberranti; si trova sulla rivista letteraria Micorizze a questo indirizzo (per chi fosse curioso preciso subito che anche se è scritto in prima persona non è autobiografico):
https://www.micorrizelitlab.it/2021/02/26/spettralita/