Volevo postare nel 3d di poesie ma poi ha avuto la meglio la decenza quindi posto qui :
+ MELO -
+ VENGO-
X NN VENIR+
NN MELO - +
O X LO -
MELO - DI -
P. [1980]
Analizzeremo i seguenti punti che hanno inciso sulla straordinaria efficacia in battaglia e nel presidio dei territori da conquistare delle legioni romane.
1) L'esercito romano sviluppò armi atte alla sua difesa. Partendo dall'equazione che la vittoria parte dalla difesa.
2) La legione romana aveva una disciplina militare severissima.
3) Il professionismo militare del legionario.
4) Le cariche politiche di vertice (residuale).
1) L'arma che senz'altro è la più importante e meno pubblicizzata è lo scorpione. Lo scorpione era una sorta di mitragliatrice per l'epoca di invenzione greca; rispetto all'arco che sfruttava la forza elastica, lo scorpione sfruttava un meccanismo implementato, aggiungendo alla forza elastica anche quella della torsione delle corde atte al lancio della frecce (più corde anche intrecciate). In estrema sintesi lo scorpione era in grado di lanciare ad una distanza di un terzo maggiore rispetto a quella dell'arco, frecce più grandi e pesanti con una forza quasi doppia ed in quantità molto maggiore. Infatti, il suo caricamento venne sviluppato anche con supporti in legno per lanci in sequenza multipla.
Reperti hanno confermato alcuni resoconti militari, che le frecce lanciate da questa macchina erano in grado di passare le armature e frantumare le ossa della spina dorsale.
Con tale macchine da lancio, montate a decine sopra palizzate di rapido montaggio le legioni riuscivano a coprire i fianchi in battaglia. Lo scorpione fu impiegato da Cesare anche nelle battaglie navali e per esempio gli permise nell'assedio di Alesia di resistere e di vincere con un contingente di circa 50 mila legionari a circa 250 mila Galli che lo contro assediavano.
Un'altra arma difensiva dai risvolti tattici incredibili, che ingannevolmente potrebbe apparire un'arma di offesa, era il pilum. Il pilum era il giavellotto in dotazione al legionario che veniva scagliato prima del corpo a corpo fra le fanterie. La punta del pilum, però, era in ferro dolce e al contatto con lo scudo nemico si incastrava in esso deformandosi e rendendo difficoltosa la sua estrazione ed impossibile l'uso dello stesso scudo, in quanto la punta era agganciata ad un'asta in legno lunga che lo squilibrava; con una sorta di rivetto poi, alla fine di ogni battaglia, i fabbri romani recuperavano le punte dei pilum dagli scudi nemici, ribattendole e riponendole in sede. Affrontare la fanteria romana nel corpo a corpo senza scudo, equivaleva per il nemico a morte certa.
La lorica, l'elmo e lo scudo del legionario vanno visti come un unicum nel corpo a corpo. Immaginate mischie feroci che duravano molto tempo, in qui l'acido lattico e la stanchezza muscolare aveva il sopravvento sulla coordinazione dei movimenti. Immaginate anche guerrieri (Galli o Germani) di massa molto maggiore rispetto ai più bassi e piccoli legionari.
L'insieme dell'armatura del legionario permetteva alla prima fila di combattere nel corpo a corpo risparmiando energie e potendo serrare i ranghi al massimo. Infatti, la lorica copriva le spalle, l'elmo la testa fino alla mascella, lo scudo dal collo fino alla caviglia. Un colpo nemico sferrato dall'alto veniva neutralizzato con il sollevare lo scudo di soli 10 cm e così uno dal basso abbassandolo di 10 cm. La prima fila veniva sostituita con la seconda ad un preciso ordine del centurione. Con trappole tattiche le prime file si aprivano all'improvviso per poi richiudersi facendo sacche di nemici troppo impetuosi che venivano circondati. Lo scudo, sollevato veniva anche impiegato di taglio nelle gambe nemiche. Infine, il gladio, una piccola spada, robusta e appuntita che spuntava dallo scudo, quando ormai il fante nemico esausto e magari senza scudo aveva i movimenti goffi e lenti.
Uso limitato e ristretto alla difesa dei fianchi, sia in marcia che in battaglia della cavalleria.
Questa è una breve esamina del primo punto.
2) La legione romana era così composta:
- 8 legionari, che condividono la stessa tenda, 8 fratelli quindi in battaglia, formano un contubernium;
- 10 contubernium, quindi 80 legionari, formano una centuria, la quale ha il suo vessillo distintivo e il suo responsabile, il centurione;
(quest'ultimo è scelto per il suo sangue freddo, la sua capacità di ragionare senza essere mai avventato)
- 6 centurie, quindi 480 legionari, formano una coorte;
- 10 coorti, quindi 4800 legionari, a cui si devono aggiungere 4 centurie della prima coorte che era più grande delle altre, un piccolo contingente di cavalleria e altri specialisti e ausiliari, per un totale di circa 6000 uomini formano una legione; spesso il pimus pilus, cioè il centurione che comandava la prima coorte, era nominato prefetto di campo e quindi responsabile anche dell'accampamento della legione. Il comandante della legione era detto invece legatus e poteva sedere in senato.
La disciplina gerarchica era ferrea con pene terribili e severissime. Tra le trasgressioni più gravi c'era la codardia in battaglia. Questa era punita con la pena della decimazione. Il legionario accusato dal proprio centurione non subiva la pena; veniva radunato il suo contubernium, estrartto a sorte uno degli 8 fratelli d'arme e gli altri lo dovevano ammazzare a bastonate, oltre a stare per un periodo determinato a razione ridotta e a passare la prima notte fuori dall'accampamento.
Questa struttura ordinata ed estremamente severa si deve sommare e vedere come il risultato di un'unica addizione alla precisione dei ranghi in battaglia di cui al punto 1). Era necessaria affinchè si potesse combattere in maniera sincronica come un corpo solo. Le azioni non erano singole, ma corali e comandate e vincolate alla disciplina. Immaginate al danno di retrocedere invece che di serrare i ranghi anche difronte al sovrannumero nemico.
3) Oltre ad essere stipendiato, a ricevere una sorta di trattamento pensionistico e di buon uscita al termine della carriera, il legionario romano, rispetto a molti eserciti nemici dell'epoca che reclutavano fra le proprie fila dei soldati fra i civili, si può considerare un professionista, perchè anche se non impegnato in campagne militari, esso si allenava tutti i giorni. Non solo nella lotta, nella scherma, nelle simulazioni in ranghi, sia sotto l'acqua che al sole, ma soprattutto nella marcia.
Infatti, l'importanza del movimento delle truppe in sicurezza e velocemente, fu una delle caratteristiche dell'esercito romano. Si pensi nel dover attraversare territori nemici, senza strade (era la prima opera che edificavano i legionari una volta conquistato quel territorio), soggetti ad imboscate. La sicurezza ed il valore strategico dello spostamento per i romani è dato dalla marcia in ranghi, la più veloce possibile. Minore era il tempo impiegato per lo spostamento delle legioni e minori erano i rischi, minori erano i costi di sostentamento delle truppe, maggiori erano le probabilità di raggiungere i luoghi. Esistevano varie formazioni di marcia a seconda dell'inesploratezza del territorio da conquistare.
Si pensi che un legionario doveva marciare per decine di km al giorno (mediamente 30) per arrivare anche a con un peso addosso della propria armatura, oltre al suo equipaggiamento per il suo sostentamento (mediamente 40 kg). Ogni sera finita la marcia, si doveva costruire il campo, con palizzate, fosso, torrette di guardia (su cui venivano istallati gli scorpioni) e montare le tende. Questo era di basilare importanza per evitare incursioni nemiche notturne.
Immaginate l'impatto visivo e l'aurea di terrore nel vedere una legione romana. I vessilli, la cadenza di marcia, i colori, la coordinazione.
Pensate a questo esempio di alta ingegneria, velocità e spietatezza. Durante la campagna di Gallia erano un problema le popolazioni dei Germani che attraversando il Reno colpivano e depredavano le retroguardie romane e gli approvvigionamenti. Cesare decise di risolvere il problema: fece costruire un ponte sul Reno, inviò delle legioni al di là che massacrarono interi villaggi dei Germani, riattraversarono il Reno distruggendo il ponte edificato dietro di loro; il tutto in un'estate, come per dire se ci riprovate sapete quello che vi aspetta.