in generale, voglio ringraziare tutti per l'affatto e la stima dimostrati con calore
per esprimere la mia gratitudine vi posto un passaggio - che spero possa divertirvi - del romanzo in lavorazione :
"Fissato temporaneamente alla parete esterna pittata d’intonaco rosa pastello un poco slavato per dare una sensazione vagamente anticata stava lo schermo dove si potevano vedere i tavoli estratti: la composizione delle partite del primo turno di qualificazione per le semifinali. I giocatori avevano formato un capannello e commentavano ridacchiando o facendo la piangina preventiva – c’era però tensione nell’aria e manco poca – per gli scontri che a breve avrebbero avuto luogo. A tenere banco erano soprattutto due tavoli, quello di Ada Ludibrio e Oreste Pagliardi, legati dalla più acerrima inimicizia, e quello di Celloz, Zamp, Trex e Avatara dove sulla carta il tasso tecnico dei partecipanti era il più alto.
Jaucu era proprio al tavolo con Oreste Pagliardi e Ada Ludibrio, il quarto era Shippo, che era online e non giocava da molto, un tipo che furbeggiando tentava sistematicamente la mossa ardita e risolutiva, non capiva che il fatto che lui vedesse cose possibili sulla plancia non significava che dovesse provarle tutte, era un analfabeta della regolarità schiavo dell’adrenalina e del complesso del tipo sveglio. Ogni giocata sua diceva: guarda quanto sono sveglio. Talmente sveglio era che si appoggiava comodo al gioco degli altri, forzandolo di continuo e gravandolo senza requie della responsabilità dell’equilibrio minimo. Stile di gioco: trickster narcisistico irrazionale operatore del caos. Un giovane apicoltore di Todi che in giornata di grazia, sbevucchiando Campari Soda dalla mattina, aggredendo con la strategia del tiranno i malcapitati al suo tavolo e avendo dadi immani, aveva vinto il Master di Genova.
Ada Ludibrio era una poetessa, allieva di Zanzotto, che trascorreva la sua vecchiaia intossicandosi d’oppio e studiando Julius Evola alle cui dottrine sullo shaktismo s’era data facendo di Lo yoga della potenza un libro sacro. Decana del Forum dove dai primi anni duemila sfogava il suo disgusto per il mondo attraverso polemiche capziose e feroci, cultrice della stilettata, non si peritava di non sgravare. Il disgusto le imponeva di cercare una trasformazione di se stessa e della realtà che però da decenni non riusciva a operare, e così sguazzava rassegnata e rabbiosa nella molteplicità degli enti senza essere panteista o ilozoista. Attendista e regolarista nel gioco, grande scartinatrice senza fare tempo (ostentatamente), una pallettara terraiola a Wimbledon. Ada s’era qualificata online come sesta della Premium Ranking con cinque piazzamenti prestichall e uno chall, aveva giocato tre finali quell’anno e le aveva perse tutte. Era socia fondatrice del club di Bacoli che però da tempo non frequentava più a seguito del deteriorarsi dei suoi rapporti con lo storico presidente del club Oreste Pagliardi, avvocato fallimentarista famoso nel napoletano per aver preso nel proprio studio prestigioso dopo un tirocinio ante lauream come praticante un ragazzo dell’Istituto Penale Minorile, tale Filebertuccio detto Subzero tra i giovani condannati perché in pratica aveva trovato un aggancio paracamorrista per prendere un chilo di fumo a quattromila euro, si trattava di marochino fresco che veniva dalla Spagna, un fumo erboso inusuale nel mercato partenopeo, dove il fumo base per strada era cioccolato rimpastato e dove nei salotti circolava invece un polline intenso giallo e stagionato. Subzero aveva messo assieme la somma con tre compagni del liceo e li aveva invitati a cena la sera prima di vedere il tipo e procedere. Fecero baldoria, i suoi genitori erano in vacanza in montagna in Abruzzo. Il giorno dopo i soldi che stavano in un forzieretto decorativo senza lucchetto dietro il letto nella camera di Subzero erano spariti. Uno dei tre amici glieli aveva rubati. Matematicamente. Si videro tutti e quattro in una caletta tra le dune per la spartizione del fumo. Subzero li aspettò nascosto dalle tamerici, poi gli balzò addosso con la spada che usava negli allenamenti di kendo. Tre omicidi sulle spalle a quindici anni: dopo averli massacrati li decapitò e si portò via le teste. I carabinieri le trovarono nel frigorifero a pozzetto nel garage di casa sua. Non spiegò mai a nessuno cosa intendesse farci. All’IPM di Napoli un educatore era un modesto giocatore di risiko nella sua versione ricreativa da tavolo che ebbe la pensata di insegnare a gestire la frustrazione e a ritualizzare l’aggressività dei minori col gioco, così si mise in contatto con l’Editore del Risiko ovvero coi suoi Referenti, si studiò la Community e i regolamenti agonistici e propose un progetto per i ragazzi dell’istituto. Grazie a quel progetto Subzero conobbe Oreste Pagliardi che appena seppe dell’iniziativa volle andare all’IPM come volontario per insegnare il gioco. Per quanto dei ragazzi non potesse importagliene meno e per quanto avesse aderito all’iniziativa per farsi bello agli occhi della Community, entrò in confidenza e legò con Subzero che divenne un suo protetto. Subzero imparò il gioco, era anzi molto dotato, così la direttrice dell’IPM gli concesse sei ore settimanali per giocare sotto la supervisione di un educatore online e una serie di permessi il venerdì sera per giocare al club di Bacoli. Fu proprio a margine di questi permessi che Ada Ludibrio iniziò a scoparselo nei cessi dell’associazione ludica durante le pause delle partite, il tempo era poco, ma il sedicenne Subzero ci metteva dai due ai tre minuti per venire, si sedeva sulla tazza del water lei gli slacciava e calava i pantaloni e poi gli montava sopra, dopo una quarantina di colpi, quando lui stava per esplodere, sì sfilava, s’inginocchiava ai suoi piedi e lo faceva venire con la bocca degustando e ingollando tutto. Quando Oreste Pagliardi comprese quanto stava accadendo la cosa andava già avanti da qualche mese. Accusò Ada Ludibrio pubblicamente di pedofilia e la espulse dal club. Ne nacque una discussione monstrum sul Forum in cui Ada Ludibrio dette il meglio di sé inventando epigrammi denigratori e filastrocche provocatorie, attaccando invece di difendersi e vantandosi di aver sedotto un giovane. La frattura tra i due non era mai stata ricomposta e ora si ritrovavano allo stesso tavolo, avendo Oreste Pagliardi vinto il Raduno di Palermo col suo solito stile di gioco da larva.
Subzero – seduto due tavoli più in là con Rutran, Perschetto e Aracnides – era alla sua terza partecipazione consecutiva al CNI, s’era sempre qualificato con il ranking online dove anche nell’anno in corso era primo. Ma lì, quel giorno, a Capalbio, si giocava il CNI che ha luogo live e Subzero tra i tre era sicuramente il meno a proprio agio in quella specialità tipo Goran Ivanisevich al Rolland Garros che mantiene sì – ovvio! – una battuta devastante e qualche maghessa volante dopo una discesa a rete a seguito di un rovescio tagliato in back parecchio profondo, ma il suo serve and volley sulla terrarossa non è comunque performativo, ecco il tempo online è il serve and volley del Risiko. Tra i tempisti in attività solo Celloz (che comunque non era un tempista purissimo, alla Daniele72, alla Clay o alla Emmanuele ma piuttosto un giocatore a tutta plancia molto veloce) era veramente competitivo sia nell’online a tempo, che nell’online a turni, che nel live; un Turetto o una Marta, supercampioni indiscussi dell’era contemporanea dell’online, perdevano clamorosamente efficacia live. Subzero sapeva tutto di come fare quattro attacchi a giro, di come aprire e chiudere carta, di girare quattro contro uno, era signore del flusso del tempo, ma di come stare in plancia faccia a faccia con altri tre giocatori in carne ed ossa, ecco, di questo, nonostante i permessi del venerdì sera per il club di Bacoli, sapeva molto meno e non è fuori discussione che questo dipendesse anche dalla sua neurodivergenza, il Tribunale Minorile di Napoli aveva infatti accertato la sua partecipazione allo spettro autistico. Subzero dava le spalle al tavolo di Jacu, ma di tanto in tanto si girava e incrociava lo sguardo di sfuggita prima con un’Ada dalla smorfia ironica e poi con un Oreste risentito e scuro in volto: la sua volontà di far condannare in sede legale e far radiare dalle competizioni ufficiali in sede sportività Ada aveva incontrato ostacoli insormontabili, primo tra tutti quello che nell’ordinamento italiano un quindicenne può scopare con chi vuole, se si escludono i genitori, i tutori, i curatori, gli affidatari e compagnia bella.
Schippo (giallo) fu scelto dai dadi come primo di mano e dette le carte in senso antiorario partendo da Ada (blu) che era quarta e proseguendo con Oreste (verde) e poi Jacu (rosso). La plancia presentava una sproporzione di territori gialli in asia, che diventò più palese quando al termine del posizionamento risultò che Schippo abbandonava lasciandolo a uno il suo solo territorio nordamericano e metteva cinque carri in Cina. Al primo turno caricò Cina con altri tre carri e conquistò Mongolia lasciata da uno Oreste che però ne aveva messi tre in Kam e in Medio e che dunque almeno un po’ copriva un’Asia da subito pericolante, anche Jacu coprì Siberia, il suo unico stato asiatico, India, e scartinò quattro contro uno in Nordamerica, facendo fuori da quel continente Shippo. Oreste non coprì invece Siam, che aveva lasciato a uno di mano, e conquistò lo stato cuscinetto – Ontario – della carta aperta da Jacu per estromettere dalla regina delle strategie Ada Ludibrio."