Dopo piccola discussione interna si è deciso di porre un quesito relativo alla RNL.
Guardando la RNL 2023 ci accorgiamo che il primo giocatore di un club a sud dell'amica Emilia Romagna è 36^ il buon Popeye o 43^ il mitico Sassaroli.
Volendo invece parlare di club del sud dobbiamo scendere in 46^ posizione per trovare claudio la Monica o 55^ Giuseppe Sterlicchio.
Cosa significa questo? Che i giocatori del club del Nord sono di gran lunga più forti e fortunati di tutti i giocatori del Centro/Sud?
Naturalmente la sola classifica finale del CNS sarebbe sufficiente a confutare tale assunto.
Il che ci porta a considerare che per un giocatore di centro/sud così come è fatta la RNL è difficilmente a meno che non ci si dedichi un anno intero a giocare tutte le domeniche ai master spendendo un importo che potrebbe equivalere al reddito annuale di qualcuno tra i meno fortunati di noi.
Tale situazione non rende onore alla “uguaglianza dei punti di partenza” ed al processo di “democratizzazione” che dovrebbe animare la community.
Voglio dire: ciascun tesserato di un qualsiasi RCU deve essere nelle condizioni, a inizio anno, di poter pensare di vincere questa RNL, naturalmente giocando un buon numero di tornei (non eccessivo) e ottenendo ottimi risultati agli stessi.
Questo significa che la classifica deve tener conto del numero di master e raduni che un utente dotato di buona volontà può giocare in un anno. Quanti master all’anno un giocatore di Cagliari è nelle condizioni di giocare? Quanti master può giocare un pugliese o un siciliano? Quanti invece ne può giocare un abitante di Faenza ad esempio un giocatore lombardo? O quanto sono svantaggiati dai mezzi di trasporto genovesi e veneziani?
Riteniamo, pertanto, che la classifica debba essere meglio ponderata su un numero di risultati massimo, pari presumibilmente ai tornei che un mediamente assiduo giocatore di risiko possa disputare durante l’anno.
Diversamente la classifica diventa appannaggio di gente che dedica al risiko la sua esistenza, le sue domeniche e tutto il suo tempo libero. Un professionismo che però non ha sponsor, non ha sovvenzionatori e sicuramente non ha nemmeno alcuna ragione d’essere.