Era l'anno del Signore 1973 , mese di Gennaio , quando entrai la prima volta nella Caserma (vedi titolo) , allora denominata SAUSA (Scuola Allievi Ufficiali Sottufficiali Esercito). Più che una caserma , una cittadina di 1600 militari.
Sotto i portici che circondavano tutta la piazza d'armi (enorme) era obbligatoria camminare a passo di marcia , se si traversava la piazza era necessario farlo di corsa , pena sanzioni disciplinari. Le camerate erano alte circa 15 metri , con una umidità pazzesca , tanto che spesso si formavano dei cumulonembi e si scatenavano dei temporali interni. Non c'era riscaldamento nè acqua calda per lavarsi , nemmeno acqua fredda , solo acqua di scioglimento del ghiacciaio della Marmolada , che un acquedotto apposito portava sin lì. Tutta salute (infatti mi beccai la nevralgia del trigemino , ma per non perdere il corso l'ufficiale medico mi faceva delle pere gigantesche di un liquido rossastro , non meglio identificato. Visto che era un alpino , forse era grappa alla pera concentrata). D'estate , di contro , c'era una temperatura sahariana e in camerata spesso si verificava il fenomeno dei miraggi. Io ho visto più volte Mita Medici nuda sotto una palma che mi chiamava. A mensa si mangiava benino , ma sempre le stesse cose : pare che il maresciallo addetto al vettovagliamento avesse acquistato uno stock di 20 TIR di fettine alla milanese , che conservava a bagno maria nell'acqua del rubinetto. Le fettine si surgelavano e lui le scongelava man mano. A un certo punto cambiò : invece che panate ,a riivavano fettine in umido con pomodoro e tanto aglio , perchè altrimenti si sarebbe sentita la puzza.
Segue
A voi Mozzi e Andrea.