Facebook riconoscerà le emozioni dei nostri post
Deep learning: due parole di cui si sentirà sempre più parlare nel prossimo futuro. Vi conviene, però, cominciare ad imparare subito il significato di questa espressione. Soprattutto se siete frequentatori di Facebook e degli altri social network. Il deep learning, letteralmente ‘apprendimento profondo’, è una tecnica di intelligenza artificiale che, attraverso un insieme di algoritmi, simula il funzionamento del cervello umano. E, in particolare, permette di comprendere cosa c’è veramente dietro ciò che viene detto nei contenuti on line. Quindi con quali sottintesi, emozioni, modalità ed intenti interagiscono gli utenti protagonisti di uno specifico dialogo. Una tecnica in grado di superare la logica del cosiddetto machine learning, basato sulle parole chiave e la semplice analisi dei post, per arrivare a una conoscenza molto approfondita di testi, immagini e video.
La conseguenza più diretta sarà la produzione di contenuti pertinenti e di inserzioni pubblicitarie sempre più mirate al singolo utente/cliente. Una vera manna per qualsiasi azienda commerciale.Il deep learning è una frontiera su cui stanno lavorando molte grandi corporation dell’economia mondiale. Non ultima Facebook. Il sito, lanciato nel 2004 da Mark Zuckerberg e da alcuni suoi compagni dell’Università di Harvard, infatti, oggi ha più di un miliardi di utenti attivi in tutto il mondo. Una miniera di contatti da cui poter trarre lauti profitti.
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Per farlo al meglio il più conosciuto servizio di social network, quotato anche a Wall Street, ha creato una vera e propria task force tecnologica interna dedicata al deep learning. Un AI Team, un’equipe dell’intelligenza artificiale, composta da otto esperti di tecnologia, che si sta muovendo nel massimo riserbo. All’opera, tra gli altri, ci sono Marc’Aurelio Ranzato, proveniente da Google, Yaniv Taigman, cofondatore della startup Face. Com, Lubomir Bourdev, grande conoscitore della visione artificiale e l’ingegnere Keith Adams, uno dei veterani di Facebook. A supervisionare l’operazione è Mike Schroepfer, Chief technology officer dell’azienda americana con base a Menlo Park, cittadina di circa 30mila abitanti situata nella contea di San Mateo, in California.
“La mole d’informazione sta crescendo – ha spiegato il Cto alla Mit Technology Review - le persone hanno sempre più amici e col boom del mobile sono sempre online”. Difficile stabilire quando lo sviluppo del deep learning permetterà di prevedere con certezza scientifica i comportamenti on line delle persone. I tempi, comunque, saranno piuttosto ravvicinati. Per Facebook avere aggiornamenti di stato rilevanti sul News Feed, di fronte all’enorme mole di informazioni disponibili, è una necessità sempre più forte. Non si tratta di filosofia, ma di crescita economica. Contenuti più pertinenti significano banner più mirati, quindi maggiore visibilità, più click e guadagni in aumento. E l’attuale tecnica del machine learning ha un’elaborazione troppo lenta e legata all’intervento umano per poter essere utile. Non a caso un colosso come Google è già molto avanti sulla strada verso il deep learning.
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Del resto il sogno di replicare il pensiero umano attraverso dei software ha già una storia abbastanza lunga. Recentemente il miglioramento del riconoscimento vocale su Android, della traduzione di testi e della comprensione di singoli oggetti nelle immagini hanno nettamente avvicinato il traguardo.
http://it.notizie.yahoo.com/facebook...115125162.html