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Discussione: Archivio COMICS
  1. #1
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    Archivio COMICS


    Thread di sola lettura; Qui saranno contenute le recensioni estratte dalle varie discussioni.

    Indice Alfabetico

    Cico di Sergio Bonelli >Bento81/Wikipedia
    Città di vetro di Paul Auster >Mr. Vertigo
    Detective Dante di Bartoli e Recchioni >MaMart
    Elektra: Assassin di Frank Miller e Bill Sienkiewicz >Vonnegut
    Il ritorno del cavaliere oscuro di Frank Miller >Vonnegut
    John Doe di Bartoli e Recchioni >MaMart
    Ken Parker - Lungo Fucile di Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo >Risikopedia
    Maus di Art Spiegelman >MaMart
    Palestina di Joe Sacco >MaMart
    ...Tra il dire e il fare c'e' di mezzo "e il"...
    mamart non è in linea
  2. #2
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    Comics - Serie (Recensioni)

    John Doe
    di Bartoli e Recchioni



    Serie ancora in uscita, composta però da un numero finito di albi (se non sbaglio l'ultimo dovrebbe essere il 99) ideata dagli stessi Bartoli e Recchioni autori di Detective Dante.
    La caratterizzazione del personaggio nonchè tutte le illustrazioni di copertina sono realizzate sempre dal magnifico Massimo Carnevale.
    Anche in questo caso la storia è divisa in "stagioni", ognuna delle quali composta da 24 numeri; attualmente giunta al n° 72, si avvicina alla conclusione della terza stagione.
    E' difficile raccontare un fumetto così lungo in poche parole ma cercherò di farcela: John Doe è la morte!
    Non in senso figurato...è realmente l'incarnazione della morte; o almeno lo è diventato dalla seconda stagione.
    Per tutta la prima, era un semplice "dipendente" della Morte...
    Entrambi lavoravano per la Trapassati Inc., una società che si occupa della gestione dei decessi.
    Insieme a loro, collaborano i tre cavalieri dell'apocalisse: Pestilenza, Fame e Guerra insieme ad altri personaggi chiave: Fato ed il notaio Palomar.

    -Pestilenza-


    -Fame-


    -Fato-


    -Morte-


    Tutto comincia quando Morte ,che ha "barato" lasciando in vita persone che sarebbero dovute morire, decide di ricorrere a Guerra per rimettere il conto in pari (prima che il notaio Palomar se ne accorga).
    John scopre l'arcano e da buon impiegato si oppone a questa soluzione perchè non conforme alle direttive aziendali: Le persone devono morire quando è stato stabilito, nel modo in cui è scritto...
    Per cui, inizia una lotta con la Trapassati inc. che lo porterà a fuggire per poi scontrarsi direttamente con Morte.
    Uscirà vincitore dallo scontro e ne prenderà il posto; Morte invece diventerà una semplice mortale.
    Le cose si complicano ulteriormente quando Morte partorisce il figlio di John: Mordred.
    Suo figlio è una anomalia dell'universo...il figlio della Morte con un mortale.
    La prima cosa che fà, è ridurre in fin di vita Fato, incarnato nel corpo di un bambino.
    Da quelo momento, avendo preso il sopravvento il libero arbitrio, la Trapassati inc. và in crisi.
    In breve Mordred, approfittando dell'assenza di John che si sta riprendendo dallo scontro con Morte, riesce ad acquisire grandi poteri ed a trasformare il mondo a sua immagine e somiglianza; nessuno può morire, tutti vivono nel caos più totale.
    La gente si spara per gioco, perde interesse per la vita stessa rimandando tutto all'infinito (tanto non si muore più...c'è sempre tempo), si tortura per il semplice gusto di farlo.



    Per tutta la terza stagione John insegue Mordred per porre fine al suo mondo ma quando finalmente si incontrano, scoprono di equivalersi e quindi di non poter fare altro che eliminarsi a vicenda.
    Da questa situazione, decidono di unire le loro forze per sfidare il grande capo (Dio!?) che in teoria dovrebbe essere l'autore di tutta la faccenda e quindi colui che ha deciso che John e Mordred dovessero scontrarsi fino alla morte di entrambi.

    In una parole, secondo me: Geniale!
    L'universo John Doe funziona alla perferzione; nonostante sia assurdo, tutto si incastra in maniera fantastica.
    Nell'arco di tutti i 72 numeri usciti fin'ora è steto creato un universo che non fà una piega...
    Fato, Guerra, Pestilenza, Morte, il notaio Palomar, ora il grande capo...più alcuni personaggi di "completamento" tipo il dio dei luoghi comuni e molti altri, fanno sì che la storia sia "credibile".
    Non mancano alcuni numeri incredibili tipo quando John si sveglia in un mondo "normale" e ,raccontando la storia della Trapassati Inc. ,viene preso per pazzo e rinchiuso in manicomio; oppure quando ha il compito di uccidere Bartoli e Recchioni!



    Non mancano neanche i classici cross-over con altri personaggi Eura tipo Dago e Detective Dante.

    Per chi se la sente di affrontare la spesa (72 numeri non sono pochi), provatelo!!



    Recensione di: MaMart
    mamart non è in linea
  3. #3
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    Comics - Monografici (Recensioni)

    Palestina
    di Joe Sacco



    Joe Sacco è un giornalista che nel 1991 decide di passare poco più di due mesi tra Israele, Gerusalemme, la striscia di Gaza e i territori occupati della Palestina.
    Durante questo viaggio raccoglie le interviste e le fotografie da cui verrà fuori questo fumetto-diario-reportage.
    Quello che caratterizza moltissimo quest' opera è proprio questo misto tra diario e reportage...dovuto alla mescolanza tra una voce fuori campo che molto spesso accompagna le tavole e l'estremo realismo di alcune scene, tratte direttamente dalle foto scattate durante il viaggio.
    A queste tavole composte con estremo realismo, se ne contrappongono altre realizzate in maniera più dinamica e caricaturale.
    Per fortuna questa scelta filtra leggermente i contenuti fatti di torture, violenze e povertà.
    Queste caratteristiche lo rendono simile al già citato Maus di Art Spiegelman, che meriterà una recensione a parte.

    Dalle immagini che seguono potete vedere chiaramente la differenza tra le due scelte stilistiche:



    Lo scopo dichiarato di quest'opera è quello di mettere in luce le brutalità subite dai palestinesi ed al tempo stesso di confutare la tesi che li vuole come un popolo di territorialisti.
    Dunque, per tutti quelli che amano questo genere di fumetto-verita ed in particolare per tutti quelli che hanno amato Maus, anche per quelli che non condividono il punto di vista dell'autore, cercate di reperirlo....dovrebbe essere piuttosto facile.


    Recensione di: MaMart
    mamart non è in linea
  4. #4
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    Comics - Monografici (Recensioni)

    Il ritorno del cavaliere oscuro
    di Frank Miller




    Mi piacerebbe iniziare da Sin City ma il fumetto è pari pari al film...in sostanza ne è lo storyboard...come ha chiesto Miller per cederne i diritti. Anzi su questo aggiungo un'aneddoto. Rodriguez si recò da Miller per fargli vedere la nuova tecnica di ripresa per essere fedele all'originale in tutto e per tutto. Era noto che Miller non avrebbe mai ceduto i diritti sui suoi capolavori più riusciti senza averne la supervisione. Dopo le esperienze con Robocop ed Elektra era rimasto disgustato persino più di me.
    Insomma, Rodriguez si presentò da Miller con una demo inedita (la scena iniziale del film col killer sentimentale) e Frank ne rimase soddisfatto. A questo punto però, non si fidava più di hollywood e chiese come garanzia a Rodriguez di essere il co-regista. Magari non lo sapevi, caro Mamart, ma ad Hollywood esiste un sindacato dei registi e anche una sorta di albo. Un film non può essere girato da due registi (ecco perchè i fratelli Cohen si spartiscono i ruoli a capocchia). Morale: Rodriguez uscì dall'albo e si oppose al sindacato per fare il film!
    Se non hai mai visto Sin City in lingua originale allora è davvero il caso di rimediare (per dirne una, la Dawson doppiata sembra una checca isterica).

    Avete presente il vecchio Batman che pareva Bud Spencer ma con la battuta meno sagace? Dimenticatelo.
    Avete presente il Batman giovane e forte ma cupo ed elaborato al limite della sega mentale? Rimuovetelo.
    Il Batman che sogna Miller ne "Il Ritorno del Cavaliere Oscuro" (edito da Rizzoli) è un vecchio pensionato che vorrebbe avere trent'anni di meno.
    Gotham City non è più la stessa città dei telefilm, così gotica, così vecchio stile, così dannatamente provinciale e buonista che anche il benzinaro sembra un supercattivo da far punire.
    No, niente di tutto questo. 23 anni fa Miller immaginava una Gotham moderna, in cui i media e la tecnologia esasperata sono un cancro. Una Gotham allo sbando non perchè minacciata dal sano cattivone di turno ma perchè dei giovani, ignoranti, annoiati e senza nemmeno la pretesa di avere una personalità, mimetizzano la propria nullità nel mucchio: una giungla da cui emerge il tarzan del momento. Una massa tutta coda e senza testa che chiede solo la direzione verso cui sfogare le proprie frustrazioni; un leader.
    Bruce è un sessantenne ormai, pensionato dieci anni prima dal governo americano insieme a tutti i grandi eroi. Il potere e le regole si riaffermano sul singolo e persino sul meno umano di tutti, Superman, che accetta di servire nell'anonimato più assoluto.
    Per i media, il caldo sahariale che soffoca Gotham è l'unica spiegazione ad una crisi generazionale negata.
    Jim Gordon ha settantanni ed è ad un mese dal ritiro. Il joker è in stato catatanico dalla scomparsa di Batman. Duefaccie è un fenomeno da baraccone. La linea grossa e marcata fra eroe ed antieroe è scomparse: il caos e le zone grigie prendono il sopravvento mentre il vecchio Bruce scopre di essere morto da dieci anni e che l'unica ragione per rimettersi in gioco è più egoistica e senile che ideale; il fuoco che gli arde dentro non lo abbandona e chiede di trovare sfogo.
    E così Batman ricomincia da dove era rimasto, chiude i vecchi conti (non è casuale che il risveglio di Batman coincida con il risveglio della sua metà oscura, il Joker) e si confronta con il mostro senza testa con la consapevolezza che l'unico modo per sconfiggerlo è diventarne il leader.
    E' così assistiamo ad un rientro spettacolare quanto buffo e acciaccato...



    ...e al rimpiazzo con un Robin improbabile quanto mai disperatamente necessario.



    Non è una storia da un epilogo, ma multi-epilogo. Qui tutti i nodi vengono al pettine. Assistiamo al confronto finale col Joker, che spezza defintivamente le sue regole, e lo scontro epico e a tratti toccante con il suo vecchio amico Clark Kent ("Potevamo cambiare il mondo e adesso guarda come siamo ridotti. Io sono un imbarazzo per i politici e tu uno scherzo di natura" e ancora "Voglio che ricordi l'unico uomo che ti mai vinto.." grida Bruce Wayne) da cui prende definitivamente le distanze per poter rinascere dalle proprie ceneri e reincarnarsi in qualcosa di diverso. Non più un vendicatore solitario ma un leader.

    Recensione di: Vonnegut
    mamart non è in linea
  5. #5
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    Comics - Serie

    Detective Dante
    di Bartoli e Recchioni




    Nonostante il nome discutibile che fà pensare ad una cosa infantile e nonostante si tratti di una serie italiana recente che quindi fà pensare inevitabilmente a cose tipo Dylan Dog, in realtà, secondo il mio insulso parere, è in assoluto il fumetto recente più riuscito ed innovativo che mi sia capitato di leggere.

    ATTENZIONE: Lo Spoiler è REALE!!

    La serie è composta in totale da 24 numeri, divisi in 3 archi narrativi da 8 numeri ciascuno (consuetudine ormai assodata nelle serie di Bartoli e Recchioni - Vedi John Doe).
    Le tre "stagioni" sono: Inferno, Purgatorio e Paradiso, come la divina commedia di Dante, cui la serie si ispira.
    Ad ognuna delle tre "cantiche" corrisponde un cambiamento nello stato d'animo, nella personalità e nell'ambientazione (oltre che nell'aspetto fisico del protagonista che, cosa rara per una serie italiana, invecchia!!).
    Lo stato d'animo di Dante è inverso rispetto a quello dell'ambiente che lo circonda e del suo modo di interagire con esso.
    Nella prima stagione, l'inferno, Dante è un semplice detective che fà il suo lavoro; l'inferno non è fuori ma dentro di lui...in virtù della sensazione di impotenza che prova nei confronti del crimine che combatte e soprattutto nei confronti del ricordo della moglie uccisa che lo tormenta.
    Nella seconda stagione, il purgatorio, Dante è diventato un detective privato, vive un pò fuori dalle regole, ed inizia a convivere con il ricordo della moglie (che, si scoprirà alla fine della 1a stagione, in realtà non era affatto sua moglie e, per aver ucciso il suo assassino, finirà in carcere).
    Dunque, mentre il suo comportamento "da fuori" è peggiore rispetto a prima, vive meglio con se stesso per cui lo vive come un purgatorio.
    Nella terza stagione, il paradiso, Dante è diventato una mina vagante, che vive solo grazie alla voglia di vendetta che gli rimane.
    Il posto nella sua mente che un tempo era occupato dalla moglie, viene ora spodestato da quella che era la sua nuova compagna anch'essa uccisa durante la serie.
    E' ormai vecchio e trasforma l' ambiente che lo circonda in un inferno...ma ormai ha quasi raggiunto la pace interiore...per cui lo vive come il paradiso.
    La storia si conclude con la morte di Dante che, resosi conto della sua psicopatia, decide di mollare tutto e suicidarsi prima di raggiungere il suo scopo.

    Come detto all'inizio, oltre ad elementi assolutamente inediti per le serie italiane più "commerciali", come il passare del tempo, la morte di alcuni personaggi principali nonchè del protagonista e variazioni significative nell'evolversi dei fatti, ad ogni cambio di stagione corrisponde anche un cambio "grafico" dell'albo...che ben rappresenta la nuova condizione del protagonista.

    La serie è caratterizzata da dialoghi assolutamente fantastici nonchè da implicazioni etico/morali abbastanza significative.

    Ripeto, non è di certo un fumetto all'altezza di Maus o di Paz o di Corto Maltese, ma secondo me è un vero capolavoro del suo tempo.

    Gli albi dovrebbero essere tutti ancora disponibili...
    In alternativa, dovrebbero esistere delle raccolte composte da 3 numeri ognuna.

    Per chi si è incuriosito, e spero siano in parecchi, comprate i primi 2 o 3 albi e fatemi sapere se ne è valsa la pena...


    Dimenticavo....
    Una parte delle illustrazioni di copertina sono state realizzate da Massimo Carnevale che, sempre secondo il mio insulso parere, è uno dei disegnatori più talentuosi attualmente in circolazione (forse insieme a Mastantuono).
    Eccone alcune:





    Recensione di: MaMart
    mamart non è in linea
  6. #6
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    Archivio COMICS - Monografici

    Città di vetro
    di Paul Auster



    Città di vetro è un racconto che, insieme a Fantasmi e La stanza chiusa, fa parte de La trilogia di New York di Paul Auster.
    Questa di cui vi parlo è la versione a fumetti la cui ideazione si deve ad Art Spiegelman il quale ha affidato il compito di disegnarla a David Mazzucchelli, già disegnatore di supereroi marveliani, e quello di adattare il testo sotto forma di sceneggiatura a Paul Karasik.
    La copia che è in mio possesso, e che mi sono riletto con piacere ieri,



    è stata stampata dalla Bompiani nella collana Gli squali nel 1995, mentre la Coconino Press credo l'abbia ristampata nel 2005 nella collana Coconino cult.



    Citta di vetro è un giallo, o noir che dir si voglia, fuori dagli schemi canoniciin cui si racconta essenzialmente lo smarrimento dell'identità umana passando per la ricerca della natura del linguaggio e la considerazione del tema del doppio e delle omonimie, creando una New York che diventa il nessun luogo dove ci si può ritrovare e perdere all' infinito in balia del caso, che tra l'altro è una costante nei romanzi di Paul Auster.
    Incipit "Cominciò con un numero sbagliato, tre squilli di telefono nel cuore della notte e la voce all'apparecchio che chiedeva di qualcuno che non era lui.
    Molto tempo dopo, quando fu in grado di pensare a ciò che gli era accaduto, avrebbe concluso che nulla era reale tranne il caso.
    Ma questo fu molto tempo dopo.
    All'inizio, non c'erano che il fatto e le sue conseguenze.
    La questione non è se si sarebbero potuti sviluppare altrimenti o se invece tutto fosse già stabilito a partire dalla prima parola detta dallo sconosciuto.
    La questione è la storia in sè: che abbia significato o meno, non spetta alla storia spiegarlo"


    Daniel Quinn è uno scrittore che, dopo aver perso moglie e figlio, scrive gialli che pubblica usando uno pseudonimo.
    Una notte squilla il telefono e qualcuno chiede del detective Paul Auster.
    La cosa si ripete per alcune notti.
    Daniel Quinn alla fine decide di accettare l'indagine che viene proposta al presunto detective e si cala in panni che non gli appartengono.
    Accettando questo incarico dovrà proteggere un uomo apparentemente disturbato, Peter Stillman, dal proprio omonimo padre nel frattempo uscito di galera.
    Stillman padre ha tenuto rinchiuso e isolato il figlio per 9 anni nel tentativo delirante di confermare certe sue teorie sulla lingua originale dell'uomo.



    La storia per me che avevo già letto la trilogia è bellissima, anche se non è certo allegra ed è facile perdercisi dentro, ma sicuramente fa riflettere.
    Grazie ai disegni di Mazzucchelli ed al lavoro di Karasik il connubio delle parole e delle immagini quasi rendono più comprensibile la graphic novel del romanzo stesso.
    Per chi volesse approfondire Paul Auster vi consiglio, oltre alla già citata Trilogia, Il paese delle ultime cose, Leviatano e La musica del caso.
    Oltre ovviamente a Mr Vertigo, ma questa è un'altra storia..........

    Recensione di: Mr. Vertigo
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  7. #7
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    Elektra: Assassin
    di Frank Miller e Bill Sienkiewicz (edito da Rizzoli)



    Introduzione

    Nello stesso periodo in cui Miller lavorava a "Il Ritorno del cavaliere oscuro", ovvero a metà degli anni '80, intraprese anche un altro progetto: Elektra: Assassin. Lavorando al Daredevil della Marvel, Frank formò un sodalizio formidabile con uno dei migliori illustratori di sempre: Bill Sienkiewicz. Elektra è un parto della mente di Miller, un killer spietato che ruberà il cuore di Matt (il Daredevil) prima di venire ammazzata. Miller si innamorò a tal punto del suo personaggio che volle trasformarlo in un protagonista.
    Il fumetto in realtà è stato scritto e riscritto più volte con il fattivo contributo di Bill. Albo per albo è nato uno dei fumetti più complessi, curati e limati mai visto. Vi dico subito che occorre leggerlo due volte di fila solo per capirlo...e poi una terza volta per apprezzarne e ammirarne tutti i dettagli, frutto di una cura quasi maniacale. I dialoghi essenziali si fondono armonicamente con i meravigliosi acquarelli di Sienkiewicz che, per l'occasione, decise di rinunciare alle classiche chine (cosa che avrebbe ripreso in seguito nel suo "Stray Toaster...un vero viaggio onirico nella mente di un detective). Il risultato sono tavole come questa:



    Nota di cronaca: la collaborazione fra Frank e Bill si interruppe improvvisamente per una banale lite; a quanto pare uno dei due (non ricordo chi, mi sembra fosse Frank) si trombava la moglie dell'altro. Sono sempre le donne a rovinare tutto

    La trama...in breve

    Elektra è una bellissima, spietata, razionale e perfetta macchina per uccidere ma è mossa da una sua ferrea etica morale. Nell'immaginario di Miller, Elektra si ritrova ad affrontare il male, quello assoluto, incarnato nella Bestia che di giorno in giorno assume sembianze sempre più umane e le cui fila di adepti (la Mano) si ingrossa rapidamente. E' una lotta impari ma l'obiettivo che Elektra persegue è più modesto, ovvero rallentarne l'ascesa. La Bestia si è fatta strada, scalino dopo scalino, verso il potere corrompendo le anime di coloro che contano...o che sono destinati a contare come Ken Wind, il candidato democratico alla Casa Bianca!
    La costante di fondo è il controllo, ovvero la totale manipolazione del prossimo. La Bestia ed Elektra giocheranno una lunga partita a scacchi in cui i pezzi sono servi, politici e militari. Il fantoccio per eccellenza si chiama Garrett, un agente operativo dello S.H.I.E.L.D. (una sorta di CIA altamente tecnologica). Garrett, ossia l'uomo incaricato dal governo di fermare Elektra, diventerà la sua pedina più efficiente e fedele. Pover'uomo! Dopo una lunga lotta interiore Elektra ne piegherà totalmente la volontà e Garrett si rassegnerà totalmente ma gioiosamente al suo ruolo di servo...sacrificabile.

    Traduzione: "La mia forza si infrange contro la tua" "Mi offro ad ogni tua crudeltà" "Tu mi umilii, mi punisci" "Ti prego, non fermarti" - Garrett


    Traduzione: "Lo sai dolcezza...non parliamo mai" - Garrett


    Lo sviluppo narrativo

    Chi ha letto Neuromante capirà perfettamente cosa intendo. Buona parte del racconto è narrato direttamente attraverso gli occhi, i pensieri e i flashback di Elektra (che in principio, dopo essere sfuggita al controllo della Bestia, si scoprirà rinchiusa in un manicomio). Pertanto, sin dalle prime tavole, il lettore viene catapultato nel suo inconscio. L'effetto è duro, spiazzante e caotico ma assolutamente coinvolgente, poichè al lettore spetta una parte attiva. Si deve filtrare, annodare e ricomporre il puzzle degli eventi precedenti attraverso i ricordi slegati e confusi di una mente annebbiata e drogata che tenta essa stessa di riordinarli! Ogni tavola è a se stante e ogni ricordo è legato allo stato emotivo di Elektra. Tavole scure e cupe quando torna in se nel manicomio, buffe squadrate e infantili quando ricorda le ricostruzioni inventate che, presumibilmente in tenera età, Elektra fece della morte dei genitori (la madre era incinta di lei quando fu ammazzata assieme al marito).

    (Sopra il manicomio e sotto il padre che viene ammazzato)


    Credo sia chiaro, oramai, che la linearità non è il punto forte dell'opera. Miller e Sienkiewicz rimbalzano il lettore a destra e manca e avanti e indietro nel tempo proprio come Elektra sballotta Garrett (con cui è facile identificarsi almeno per istante!) ma sempre all'interno di una cornice logica senza sbavature. Spero che questo non scoraggi qualcuno dall'acquisto...anche perchè vi perdereste tanta azione e alcune comparse straordinarie!
    Ne cito due: Perry (l'ex cadavere psicopatico) e Chastity McBride (la fi.gona d'acciaio!).



    The End

    Recensione di: Vonnegut
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  8. #8
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    Archivio COMICS - Monografici

    Maus
    di Art Spiegelman



    La Storia

    Si tratta di un racconto basato sui ricordi del padre dell'autore, che ha vissuto la tragedia dell' olocausto ed è sopravvissuto ad Auschwitz.
    Inizialmente suddivisa in due volumi distini, ora si trova raccolta in un unico volume suddiviso in due archi narrativi:

    1° - Mio padre sanguina storia
    2° - E qui sono cominciati i miei guai

    Nella prima parte, l'autore racconta le condizioni di vita degli ebrei polacchi immediatamente prima dello scoppio della guerra mentre, nella seconda parte, vengono raccontati i primi anni di sopravvivenza nei campi di concentramento.

    L'opera come detto è principalmente autobiografica e Spiegelman "si inserisce" all' interno della vicenda con un personaggio (Art) che porta il suo stesso nome e che decide, come lui, di raccontare la storia del padre deportato (Vladek) per tramandarla alle generazioni future.

    La narrazione parte dalla giovinezza di Vladek e da quando si reca in Polonia per visitare la sua famiglia.
    Lì incontra Anja, una ragazza ebrea di cui si innamora.
    In breve però, scoppia la guerra e Vladek viene mandato al confine, dove viene catturato dalle truppe nemiche.
    Da quel momento la storia non fà altro che peggiorare; i due iniziano a vivere di espedienti, nascosti per la maggior parte del tempo finchè, stanchi di questa "vita", non decidono di tentare la sorte attraversando la frontiera.
    Purtroppo però vengono intercettati e catturati; entrambi finiranno nel campo di concentrameto di Auschwitz.
    Vladek condurrà un'esistenza durissima, fatta di lavori sempre più pesanti, con il continuo pensiero e la voglia di aiutare il più possibile Anja.

    Queste vicende così dure sono intervallate da brevi racconti della vita "quotidiana" di Art, che non fà altro che usare questo espediente per raccontare il difficile rapporto con il padre...che non supererà mai completamente il suo passato e segnerà così anche le persone che gli vivono accanto.
    Questo intervallarsi di passato e presente porta ad un vero e proprio confronto generazionale che porterà Art a convivere con un costante senso di inadeguatezza...

    Lo Stile

    Quello che contraddistingue molto quest'opera sono, oltre alla bellezza del racconto, le scelte stilistiche compiute da Spiegelman.
    I personaggi infatti non sono rappresentati come umani ma come animali; gli ebrei perseguitati sono rappresentati da dei topi, i nazisti dipinti come gatti, i francesi rane, i polacchi maiali, gli americani cani.



    Questo tipo di rappresentazione porta a delle scelte veramente incredibili e tutt'ora innovative.
    Quando ad esempio Vladek e Anja vivono nascondendosi e fingendosi tedeschi, vengono rappresentati come topi con la maschera dei gatti.
    Questo tipo di scelta porta il lettore a percepire in maniera molto chiara ed angosciosa il senso di "pericolosità" della situazione.
    E' lo stesso Spiegelman a spiegare, nella 2a parte del racconto, le sue perplessità nel raccontare una storia così tragica utilizzando questo tipo di rappresentazione (ovviamente lo fà attraverso il suo personaggio).

    Ulteriore chicca di questo volume è il breve racconto "Prigioniero sul Pianeta Inferno", contenuto all'inizio del libro.
    In questa parte, realizzata da Spiegelman per una rivista underground dell'epoca, viene narrato il funerale di sua madre Anja, morta suicida quando lui aveva vent'anni.
    Come ulteriore chicca nella chicca, per tutto il racconto Art viene rappresentato con la divisa da deportato ebreo uguale a quella che suo padre Vladek indosserà in seguito.



    Per concludere, basta una sola parola: Capolavoro!



    P.S.
    Per la cronaca, questa Graphic Novel finirà per vincere lo Special Award del Premio Pulitzer.

    Recensione di: MaMart
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    Re: Archivio COMICS

    Cico
    di Sergio Bonelli



    Cico è un personaggio del fumetto Zagor,cui è stata dedicata una serie in suo onore,dal taglio comico-surreale.

    Cico, o meglio Don Cico Felipe Cayetano Lopez Martinez y Gonzales, appare sin dal primo numero di Zagor, La foresta degli agguati, o semplicemente Zagor.
    Fisicamente il messicano è raffigurato basso (tra i 140 e i 150 cm) e grassoccio, inizialmente dotato di sombrero e con i tratti del volto più truci. In seguito il copricapo messicano sparirà e il viso di Cico diventerà più rotondo e simpatico, perdendo l'aspetto minaccioso. Anche il suo linguaggio si modererà. Formidabile mangiatore e bevitore, ma sempre al verde, ha la pessima abitudine di truffare osti e titolari di Saloon, finendo poi irrimediabilmente nei guai. Ha spesso idee cervellotiche che coinvolgono altra gente, primo tra tutti il suo principale comprimario. Ama ricordare la sua discendenza fatta di uomini nobili e istruiti, tra cui il famoso nonno farmacista. Spesso fa amicizia con personaggi che poi lo coinvolgono in vicende complesse che Zagor è chiamato a risolvere. E' attaccabrighe, presuntuoso, arrogante, pauroso, imbroglione, furbo e sciocco allo stesso tempo. Pare che Bonelli, ideando Cico, si sia ispirato a Paperino.

    Personalmente,ho trovato questo personaggio,e l'umorismo di quest'opera,molto simile a Fantozzi:un personaggio servile e sfig ato,ma anche scansafatiche e godereccio:nel complesso un vero spasso!



    Recensione di: Bento81 / Wikipedia
    mamart non è in linea
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    Re: Archivio COMICS

    Ken Parker - Lungo Fucile
    di Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo



    Ken Parker debuttò nelle edicole italiane nel 1977... E non si può certo dire che fu amore a prima vista. La storia editoriale di Ken Parker, anzi, è quella tipica del fumetto che fatica a conquistarsi una propria fascia di pubblico e che, nonostante l'alta qualità della serie, finisce nel limbo editoriale per diventare fenomeno di nicchia, amatissimo da una ristretta schiera di fans.

    Ken Parker è un fumetto western, ma scordatevi Tex Willer e i suoi pards, anche se forse proprio lo scenario in comune fu il tallone d'achille della serie: molti superficialmente accostarono, anche a causa del tipico formato bonelliano, il biondo trapper a Tex: niente di più sbagliato. In effetti un ostacolo che Giancarlo Berardi, l'autore di tutti i testi, affrontò nell'approccio alla nuova serie fu la sostanziale ripetitività dei temi western, già all'epoca proposti in tutte le salse. Proprio per questo, constatando in sostanza che non si poteva variare certe situazioni (gli attacchi degli o agli indiani, le rapine alle banche, i ladri di bestiame ecc) e che il western come genere narrativo aveva esaurito le sue risorse in termini di novità presentabili, l'autore scelse di variare il punto di vista con cui queste situazioni venivano affrontate.

    Segno distintivo di Ken Parker furono dunque proprio le sceneggiature, che toccavano temi dal razzismo allo sfruttamento, dalla condizione femminile di fine '800 allo smarrimento dell'uomo comune di fronte ai cambiamenti epocali che andavano presentandosi, fino ad aspetti più intimisti o ad incursioni nel teatro e nella letteratura. Tutte queste tematiche furono inserite con grande sapienza e coerenza nello scenario western classico. Il "selvaggio ovest americano" nelle vicende di Ken Parker è solo uno sfondo, uno sfondo dipinto in maniera dettagliata e senza concessioni alla retorica o alla manichea divisione fra buoni e cattivi (tipica delle rappresentazioni western meno recenti, nel campo dei fumetti come in quello cinematografico). Il protagonista stesso non è un eroe senza macchia e senza paura: alla domanda "chi è Ken Parker?" (la domanda più scontata cui devo dare risposta con questo intervento) possiamo lasciare rispondere proprio Giancarlo Berardi. "Ken Parker è un uomo d'oggi, con i problemi di oggi. Non ha nessuna certezza, nessuna sicurezza, vive giorno per giorno con gli ideali che si è costruito da sé, cercando ardentemente, disperatemente, coraggiosamente e dolorosamente di essere coerente".

    Altra importante innovazione portata da Ken Parker nel panorama del fumetto italiano di quegli anni fu la non staticità della sua serialità. In altre parole: mentre i personaggi dei fumetti canonici di quegli anni passavano da un'avventura all'altra restando più o meno immutati, durante i 59 episodi della serie originale Ken Parker cambia città, lavoro, amici. Sposa una donna indiana, che verrà uccisa durante un'incursione di soldati statunitensi, ed adotta il figlio che la donna aveva avuto da un precedente compagno. Non ha avversari ricorrenti, e neppure è un duro hollywoodiano, destreggiandosi bene fra i versi di Walt Whitman, l'Amleto e "Il Capitale".

    Molte sono le influenze cinematografiche della serie, nei testi come nei disegni (la composizione delle tavole è spesso "contaminata" da influenze cinematografiche). Questo a cominciare dai tratti somatici del protagonista (il Robert Redford di "Corvo Rosso") per proseguire con l'ambientazione generale (che ha molto in comune con "Il piccolo grande uomo") e con i bizzarri incontri di "Lungo Fucile" (così viene spesso chiamato il protagonista), che durante le sue avventure incrocerà il suo cammino con Totò e Poirot, marcerà assieme a dei lavoratori che sembrano essere quelli di Pellizza da Volpedo, stringerà amicizia con Nanuk (versione fumettistica del Dersu Uzala di Kurosawa), e flirterà con Marilyn Monroe.

    Altra curiosità da rilevare: Ken Parker fu una sorta di "palestra per talenti" per artisti che in seguito si distinsero e arrivarono alla notorietà, nella "Bonelli" ed altrove. Se infatti la serie è nota per il team artistico del citato Berardi e di Ivo Milazzo ai disegni (che rinnovarono tale sodalizio artistico negli anni successivi) ad impegnarsi nelle avventure di "Lungo Fucile" troviamo pure un giovanissimo Tiziano Sclavi, Alessandrini, Trevisan, Marraffa ed altri ancora.

    Come sempre, concludo con un breve cenno alla vita editoriale di "Lungo Fucile", nella speranza di aiutare chi volesse cercare i suoi albi.

    La splendida e sfortunata serie originale, come detto, durò 59 numeri. Dopo l'interruzione Ken Parker è stato pubblicato su riviste antologiche (Orient Express, Comic Art), è stato protagonista di alcuni speciali (tutti molto belli: "Un Principe per Norma", "Dove muoiono i Titani", "Un Alito di ghiaccio", "Il respiro e il sogno") e per finire gli è stata concessa una nuova iniziativa editoriale autonoma ("Ken Parker Magazine") durata purtroppo solo 36 numeri.

    Ken Parker è stato pure oggetto di varie ristampe ("KP Raccolta", "KP serie oro", "KP serie oro raccolta", "Collana West"), il cui reperimento nelle varie fiere fumettistiche dovrebbe essere più semplice a livello di quantità e più accessibile come costi.

    Recensione di: Risikopedia
    mamart non è in linea

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