Poichè l'argomento e di carattere generale, merita una risposta.
In tutti gli ambiti "sportivi" e di gioco in generale, esiste da sempre una "lotta" contro coloro che, in un modo o nell'altro, tentano di ottenere risultati in modo illecito. Che si tratti di doping o di combine, il termine che definisce questo atteggiamento è "barare".
Chi bara ha molti più mezzi a propria disposizione di quanti non ne abbia chi deve vigilare, quindi la lotta è, da sempre, impari, con un netto vantaggio a favore dei disonesti.
Come se questo non bastasse, i disonesti hanno dalla loro anche la possibilità, una volta scoperti, di far leva su un generale senso di "pietà" e di "perdono" che purtroppo, almeno per quanto riguarda il nostro paese, ha radici molto profonde e difficili da estirpare. Non è un caso che proprio nel nostro paese i controlli, e soprattutto le pene, per i casi di doping o più in generale per quelli di frode sportiva siano mediamente inferiori e di molto se paragonati a quelli di altri paesi.
Una cosa che deve essere chiarita è anche quella che riguarda il riferimento "legale", al quale spesso i bari si appigliano. Nel gioco, come nello sport, esistono delle regole che non sono direttamente collegate alle leggi ordinarie. Uno sportivo può essere condannato anche se non esistono rilevanze penali a suo carico, perchè lo sport, come il gioco, ha regole proprie che sono necessarie alla propria "sopravvivenza". Se uno baro, per essere punito, dovesse essere prima condannato dalla giustizia ordinaria o dovesse essere giudicato usando le leggi ordinarie, potrebbe andare avanti praticamente all'infinito, con il risultato che a pagare sarebbero gli onesti che verrebbero privati del loro divertimento.
Detto questo, passiamo al tema tanto caro a noi italiani del "pentimento". Nella lotta fra chi bara e chi cerca di scoprirlo, che abbiamo già visto essere fortemente sbilanciata a favore dei bari, esiste una precisa linea di confine, superata la quale nessun pentimento può essere accettato.
Chi bara ha la possibilità, in un qualsiasi momento, di pentirsi, spiegare, giustificare ed essere così nella condizione di poter chiedere di essere "perdonato". Lo può fare in ogni momento della sua esistenza di baro, almeno fino a che non viene scoperto. Da quel momento, la sua partita è persa e non può fare più nulla.
La presenza di questo confine, che deve essere preservato con tutte le forze e senza eccezioni, è necessaria all'esistenza stessa del gioco.
Per ultimo vediamo la differenza che intercorre fra gioco e sport. Nello sport esistono degli interessi economici importanti che, di fatto, impediscono sanzioni estreme come l'espulsione a vita. Nel gioco la cosa è, fortunatamente, un po' diversa. Se ti scopro a barare non giochi più con me, fine del discorso. E' troppo facile e comodo poter pensare che vi sia una scappatoia a questa regola. Se vi fosse, vorrebbe dire che quel confine vitale è stato spostato in avanti e se è stato spostato una volta significa che lo si può spostare ancora e poi ancora e così via fino alla sua scomparsa.
Naturalmente, con il cambiare del sentimento comune, i confini possono anche essere spostati fino ad essere eliminati, ma in questi casi è anche necessario cambiare chi li deve vigilare.
Qui entro nel personale per ribadire un dettaglio importante: io non sono pagato per fare l'arbitro e non ho mai percepito un solo centesimo per il tempo che dedico a questa community. E' un "lavoro" che faccio volentieri perchè, essendo quello che ha sviluppato le regole, vedo che una certa visione etica della loro applicazione è condivisa dall'azienda proprietaria del marchio. Se dovessero subentrare interessi diversi, tali da imporre uno spostamento di quel confine che personalmente ritengo inamovibile, io non avrei alcuna difficoltà ad accettare la nuova situazione e lasciare il mio incarico ad altri. Fino a quel momento continuerò ad arbitrare avendo ben chiaro dove passa il confine fa il lecito e l'illecito.