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buona lettura

Il giorno del suo 50imo compleanno, Andy Goode era in spiaggia con la moglie Kate di 47 anni e la figlia Rachel di 11. “Ho guardato il cielo e mi sono chiesto quanto splendida fosse la vita”.

E Andy sa bene quando preziosa e bella possa essere la propria esistenza, dopo quello che ha passato.

Circa due anni prima, nel maggio del 2010, gli è stato diagnosticato un cancro al pancreas e i dottori gli hanno dato pochi mesi di vita.

“I dottori hanno detto queste parole, non lo dimenticherà mai: ‘Vai a casa e preparati a morire’”. Ha raccontato Andy, che vive nel Kent.

“Quando ti senti dire una cosa di questo tipo, il mondo ti crolla addosso, e cambia ogni singola cosa. Da quel momento ho smesso di essere Andy Goode, il marito, il padre, l’amico, l’impiegato e sono diventato Andy Goode, malato terminale di cancro.

La mia mente, nei mesi successivi, si è concentrata solo sulla sentenza di morte che mi è stata fatta in ospedale. Ogni cosa che facevo e dicevo, era ‘colorata’ dal fatto che stessi morendo; quando invece avrei voluto fare e dire ancora tanto.

Ho scritto diverse lettere alle persone a cui volevo bene e una in particolare a mia figlia di 11 anni spiegandole che il papà non aveva scelta, che stava per morire”.

Ma dopo 7 mesi dalla prima diagnosi, Andy scopre che forse non è così vicino alla morte e che ha delle buone chance di vivere una vita sana e lunga.
“Mi sono sentito preso in giro… è stato come ricevere una sentenza una seconda volta”. Ha detto l’uomo.

Gli esperti hanno detto che la reazione di Andy è normale nei pazienti che tornano ‘alla vita’ a causa di miracoli non spiegabili dalla scienza, guarigioni spontanee o diagnosi sbagliate.

Nel caso di Andy non è ben chiaro cosa sia successo.
L’incubo dell’uomo è cominciato ad Aprile 2010, quando ha iniziato ad accusare dei dolori al torace… dolori sempre più forti, tanto da costringerlo a una corsa al pronto soccorso.

La moglie, un’infermiera, ha notato immediatamente gli occhi di colore gialli e ha insistito per il ricovero: aveva capito che si trattava di qualcosa di serio che non poteva essere rimandato. Essendo un giorno festivo, i due hanno scelto la via privata e hanno pagato tutti gli esami in modo da avere un responso immediato.

Dopo una serie interminabile di esami i dottori hanno trovato una massa molto grande nel pancreas dell’uomo.

“Mi sono guardato intorno, ho visto gli alberi, i fiori e ho capito che non mi mancava tanto prima di morire. Il responso che mi hanno dato i medici mi ha tolto ogni dubbio: cancro al pancreas in fase terminale.”

Ogni anno il cancro al pancreas viene diagnosticato a circa 8.000 persone ma solo 140 hanno un’aspettativa di vita di 5 anni. L’80 per cento delle persone muore a un anno dalla diagnosi. Il problema di questo tumore è proprio la diagnosi: lo si scopre sempre quando è troppo tardi.

Qualche settimana dopo la triste notizia, Andy ha cercato di spiegare il tutto alla figlia.
“Rachel e io siamo molto attaccati” ha spiegato l’uomo. “Abbiamo lo stesso senso dell’umorismo e riusciamo sempre a trovare il meglio anche nelle situazioni peggiori. Ma non questa volta.
Ho chiesto a mia figlia se sapeva cose fosse il cancro e lei mi ha chiesto se stavo per morire.

Ho annuito e le ho spiegato che stavo per raggiungere il nonno in paradiso. Mi sono scusato con lei e mia moglie perché le avrei lasciate sole.
Quel periodo è stato un vero e proprio incubo.

Kate, mia moglie, è stata davvero perfetta, calma e sempre pronta a supportarmi, ma l’ho vista spesso appartarsi lontano da me per piangere: non voleva farsi vedere.”

Nel giro di poche settimane la situazione di Andy è peggiorata e ha avuto diversi problemi con i condotti biliari a causa dell’ingrossamento del pancreas e del fegato.

“Ho cominciato a vedere la mia pelle diventare gialla e perdere peso – ho cominciato a fare battute stupide sul fatto di diventare sempre più come Homer Simpson – ma il dolore che sentivo era terribile.

Ero sempre irritabile con chiunque, anche con Rachel”.
Vista la situazione critica i dottori hanno deciso di non operare Andy e di non procedere nemmeno con la chemioterapia. Hanno però deciso di usare uno stent, un tubo di plastica, per cercare di liberare i dotti biliari. Con una situazione di questo tipo, non è nemmeno possibile prelevare una parte dell’organo interessato per una biopsia per confermare il cancro.

Mentre i giorni passavano lenti, nell’attesa della morte, qualcosa di miracoloso è successo.

“A Novembre sono andato in ospedale per rimuovere uno dei tubi che mi era stato applicato e i dottori sono riusciti a entrare dalla ferita con una telecamere per vedere la situazione del mio pancreas e increduli mi hanno detto che non c’era traccia di cancro. La massa grossa intorno al pancreas rimaneva, ma non era un tumore!
Il dottore che mi ha visitato ha detto che avevo una tremenda infiammazione al pancreas e ai dotti biliari, ma che non sarebbe stata fatale. Mi hanno posto sotto antiinfiammatori che dovrò prendere per tutta la vita.

Ho visto immediatamente brillare negli occhi di mia moglie una luce di speranza… io avrei voluto essere felice per questa splendida notizia, ma non ci riuscivo. Provavo tutto tranne che felicità. Mi sembrava di aver vissuto un incubo di 7 lunghissimi mesi. Quasi fosse stato uno scherzo, e non riuscivo a vedere l’altra faccia della medaglia.

Quando l’abbiamo comunicato a mia figlia Rachel è scoppiata in lacrime e ha cominciato a raccontare a tutti che il suo papà non stava più morendo. Era al settimo cielo.

In tanti sono venuti a farmi visita, ed erano tutti veramente felici per me… tutti tranne io!
Non si è ben capito se il tumore sia regredito spontaneamente o se non ci sia mai stato.
Ho dovuto affrontare un nuovo periodo fatto di scatti d’ira e tanta, tanta rabbia. Kate è riuscita a tenere la situazione sotto controllo, sapendo benissimo che era una reazione emotiva a quei 7 mesi stressanti e debilitanti.”
Il dottor Craig Jackson, professore di psicologia all’università di Birmingham, ha spiegato che la reazione di Andy è del tutto naturale: “Le persone cui viene comunicato di essere in fin di vita reagiscono in due modi: si arrabbiano e rimangono arrabbiate fino alla fine, o attraversano diversi stati d’animo, passando dalla rabbia, al risentimento, fino a giungere all’accettazione.

È normale provare rabbia contro qualcosa a cui non si può porre rimedio.
È sorprendente come alcuni malati terminali riescano ad autoconvincersi di non amare veramente la moglie e i figli e di considerare la loro vita triste. In questo modo, la vita per loro non è una grande perdita.

E quando la sentenza viene ribaltata e al paziente viene comunicato che non morirà, si scatenano una serie di emozioni contrastanti che difficilmente una persona è in grado di gestire nella maniera giusta.”

Adesso Andy è in buona salute e viene tenuto sotto controllo ogni 6 mesi. Ha anche deciso di pedalare 320 miglia per un’associazione per la ricerca contro il cancro al pancreas.
“E’ stata un’esperienza terribile, ma ho imparato tantissimo e sono cresciuto. Ho capito il vero valore della vita” ha affermato Andy.