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Discussione: Anna e l'amarezza
  1. #11
     S.tenente
     
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    Re: Anna e l'amarezza

    Quote adryanos il 21-02-13 alle 11:32 ha scritto: Visualizza il messaggio
    Anna, 45 anni, due matrimoni falliti, due figli e, soprattutto un sacco di problemi.

    E' una persona molto semplice nelle sue cose, piccina, l'aria sparuta, debole di carattere, paurosa, ansiosa, insicura. A fare poi un elenco dei suoi guai fisici verrebbe fuori una lista bella lunga: nulla di veramente grave ma molto di invalidante nel quotidiano.

    I fibromi uterini gli provocano cicli dolorosi ed a fiumi, che la fan diventare pallida come un cencio, i suoi calcoli renali si fan sentire spesso, quasi come la sua sciatica, il tutto condito da una sindrome ansioso-depressiva ormai cronica. Mettiamoci anche che è intollerante o refrattaria a gran parte dei farmaci ed il quadro è quasi completo.

    Anna vive del suo stipendio da operaia e ci manda avanti anche i figli, da sola, perché dagli ex gli arriva nulla (uno è finito in prigione e l’altro risulta nullatenente). Insomma, dalla vita finora ha preso solo sberle.

    A sapere un po’ di lei viene naturale una simpatia umana, l’aiutarla ed assecondarla per quel che si può. E' è stato così anche al lavoro, da parte delle colleghe e della dirigenza, fino ad un paio di anni fa, quando è cambiata la proprietà e sono cominciati i guai di Anna.

    L’hanno presa di mira a causa delle assenze per malattia, gli hanno cambiato mansione, messa a caricare e scaricare scatoloni pesanti e niente più permessi per i figli. In più anche rimproveri verbali e richiami scritti per la poca alacrità sul lavoro (lei ci provava ma era sfinita).

    Anna è andata in difficoltà ed ha cominciato a marcar malattia più del solito.
    Non erano false malattie, era semplicemente distrutta. Per riprendersi da un ciclo ora invece di 2 giorni gliene servivano 4; con gli sforzi ora la sciatica era molto più frequente e la depressione s’era aggravata. Faceva impressione quando veniva a studio: era un fantasma, pallida, smunta, un pulcino bagnato.
    In un anno ha fatto 73 giorni di malattia, tutti certificati da me.

    L’azienda mi ha segnalato all’Ordine dei Medici, che mi ha convocato per i chiarimenti del caso.

    E’ già accaduto un paio di volte, nulla di grave o preoccupante, non c’è un medico generico a cui non sia mai capitato. Ho la coscienza a posto e non è un processo, non si entra nel merito della faccenda. All’Ordine compete solo che il medico confermi di aver agito secondo scienza e coscienza. L'eventuale falso va provato, vale il concetto che si è innocenti fino a prova contraria.
    Le mail non sono valide, le raccomandate si ma devo andare a Roma per altri motivi e così passo anche all’Ordine. Consegno la dichiarazione di prassi ma, dopo il breve colloquio di circostanza il funzionario nel congedarmi mi fa:

    -“ Però dottore…queste sono rogne…per vivere tranquilli certi assistiti andrebbero ricusati…questo sono tempi strani…”-

    Sono rimasto talmente inebetito che in quel momento m’è venuto nulla da dire e me ne sono andato; ma più ci penso e più non mi capacito.

    Parlava a titolo personale od aveva una direttiva superiore per dire quelle cose? Pensava che i miei certificati erano di comodo e me l’aveva voluto far capire? Come s’era permesso? Cosa significa esattamente “tempi strani”? E' anche con questi consigli che ora l'Ordine tutela gli iscritti?

    Non so neanche se devo dare importanza all’episodio. A dargliela dovrei poi chieder chiarimenti direttamente al presidente dell’Ordine (che poi conosco di persona essendo uno della FIMMG) ma potrebbe allora accader di tutto: dal fare una figura ridicola al far passar guai seri al funzionario, solo per una frase infelice. Lascerò perdere.

    Anche perchè le domande vere sono altre.

    Quanti colleghi si lasciano intimidire da una segnalazione all’Ordine e ricusano gli assistiti “scomodi”?

    Gli “scomodi” non sono gli assenteisti, i lavativi (di questi non ne ho più, se ne sono andati via perché non ero il medico compiacente che serviva loro).Gli “scomodi” sono gli assistiti che ti coinvolgono, anche non volendo, nei loro problemi. Sono la parte debole della società, sono quelli per i quali si deve fare qualcosa in più oltre il dovuto, perché gli necessita e se non lo fai tu c’è nessuno che lo fa, anche rischiando qualcosa.

    E questo non accade solo nel mio mondo. A tutti può accadere od è accaduta una situazione del genere.

    Qualcuno se li fa sparire da dentro dicendosi -"Son cavoli loro ed io non ne ho colpa"- ed il gioco è fatto. Facile farlo ma quelli, anche se spariti dalla coscienza (chiamiamola così), continuerebbero ad esistere.

    Capisco le esigenze dei dirigenti dell' azienda, capisco che Anna non gli rende quanto un'altra operaia ma il problema è stato creato da loro. Non possono licenziarla ed allora hanno cominciato a metterla in difficoltà, ma cos'hanno ottenuto? Ancora più giorni di assenza: bel risultato!
    Allora provano a mettere in difficoltà il medico. Ma che bravi, che capacità di risolvere i problemi.

    Ricusare Anna? Ma figuriamoci, non se ne parla proprio. Quando avrà bisogno di giorni per malattia continuerò a darglieli. L’ho anche indirizzata ad un centro anti mobbing per attestare la sua situazione. Nei miei confronti pare che il passo successivo sarà una denuncia: lo saprò se e quando mi arriverà un avviso di garanzia per una indagine conoscitiva dei fatti da parte del magistrato. Venga pure, ho la coscienza a posto e le carte in regola.
    Ma che amarezza lasciano questi episodi.

    Non mi sento e non sono un eroe. Faccio null’altro che quel che la buona maggioranza dei colleghi fa.

    Ma non tutti, lo so.

    E chissà quante Anna saranno dimenticate e perse.
    Questa è l’amarezza.




    l'amarezza di questi episodi si riesce a sopportare solo grazie alla grande dimostrazione di umanità delle persone come te. smorzi il dolore provocato dal fatto,facendoci aggrappare alla speranza che grazie anche a te, un domani queste cose non accadano più. ti stimo.
  2. #12
     Sergente
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    Re: Anna e l'amarezza

    Quote adryanos il 21-02-13 alle 11:32 ha scritto: Visualizza il messaggio
    Anna, 45 anni, due matrimoni falliti, due figli e, soprattutto un sacco di problemi.

    E' una persona molto semplice nelle sue cose, piccina, l'aria sparuta, debole di carattere, paurosa, ansiosa, insicura. A fare poi un elenco dei suoi guai fisici verrebbe fuori una lista bella lunga: nulla di veramente grave ma molto di invalidante nel quotidiano.

    I fibromi uterini gli provocano cicli dolorosi ed a fiumi, che la fan diventare pallida come un cencio, i suoi calcoli renali si fan sentire spesso, quasi come la sua sciatica, il tutto condito da una sindrome ansioso-depressiva ormai cronica. Mettiamoci anche che è intollerante o refrattaria a gran parte dei farmaci ed il quadro è quasi completo.

    Anna vive del suo stipendio da operaia e ci manda avanti anche i figli, da sola, perché dagli ex gli arriva nulla (uno è finito in prigione e l’altro risulta nullatenente). Insomma, dalla vita finora ha preso solo sberle.

    A sapere un po’ di lei viene naturale una simpatia umana, l’aiutarla ed assecondarla per quel che si può. E' è stato così anche al lavoro, da parte delle colleghe e della dirigenza, fino ad un paio di anni fa, quando è cambiata la proprietà e sono cominciati i guai di Anna.

    L’hanno presa di mira a causa delle assenze per malattia, gli hanno cambiato mansione, messa a caricare e scaricare scatoloni pesanti e niente più permessi per i figli. In più anche rimproveri verbali e richiami scritti per la poca alacrità sul lavoro (lei ci provava ma era sfinita).

    Anna è andata in difficoltà ed ha cominciato a marcar malattia più del solito.
    Non erano false malattie, era semplicemente distrutta. Per riprendersi da un ciclo ora invece di 2 giorni gliene servivano 4; con gli sforzi ora la sciatica era molto più frequente e la depressione s’era aggravata. Faceva impressione quando veniva a studio: era un fantasma, pallida, smunta, un pulcino bagnato.
    In un anno ha fatto 73 giorni di malattia, tutti certificati da me.

    L’azienda mi ha segnalato all’Ordine dei Medici, che mi ha convocato per i chiarimenti del caso.

    E’ già accaduto un paio di volte, nulla di grave o preoccupante, non c’è un medico generico a cui non sia mai capitato. Ho la coscienza a posto e non è un processo, non si entra nel merito della faccenda. All’Ordine compete solo che il medico confermi di aver agito secondo scienza e coscienza. L'eventuale falso va provato, vale il concetto che si è innocenti fino a prova contraria.
    Le mail non sono valide, le raccomandate si ma devo andare a Roma per altri motivi e così passo anche all’Ordine. Consegno la dichiarazione di prassi ma, dopo il breve colloquio di circostanza il funzionario nel congedarmi mi fa:

    -“ Però dottore…queste sono rogne…per vivere tranquilli certi assistiti andrebbero ricusati…questo sono tempi strani…”-

    Sono rimasto talmente inebetito che in quel momento m’è venuto nulla da dire e me ne sono andato; ma più ci penso e più non mi capacito.

    Parlava a titolo personale od aveva una direttiva superiore per dire quelle cose? Pensava che i miei certificati erano di comodo e me l’aveva voluto far capire? Come s’era permesso? Cosa significa esattamente “tempi strani”? E' anche con questi consigli che ora l'Ordine tutela gli iscritti?

    Non so neanche se devo dare importanza all’episodio. A dargliela dovrei poi chieder chiarimenti direttamente al presidente dell’Ordine (che poi conosco di persona essendo uno della FIMMG) ma potrebbe allora accader di tutto: dal fare una figura ridicola al far passar guai seri al funzionario, solo per una frase infelice. Lascerò perdere.

    Anche perchè le domande vere sono altre.

    Quanti colleghi si lasciano intimidire da una segnalazione all’Ordine e ricusano gli assistiti “scomodi”?

    Gli “scomodi” non sono gli assenteisti, i lavativi (di questi non ne ho più, se ne sono andati via perché non ero il medico compiacente che serviva loro).Gli “scomodi” sono gli assistiti che ti coinvolgono, anche non volendo, nei loro problemi. Sono la parte debole della società, sono quelli per i quali si deve fare qualcosa in più oltre il dovuto, perché gli necessita e se non lo fai tu c’è nessuno che lo fa, anche rischiando qualcosa.

    E questo non accade solo nel mio mondo. A tutti può accadere od è accaduta una situazione del genere.

    Qualcuno se li fa sparire da dentro dicendosi -"Son cavoli loro ed io non ne ho colpa"- ed il gioco è fatto. Facile farlo ma quelli, anche se spariti dalla coscienza (chiamiamola così), continuerebbero ad esistere.

    Capisco le esigenze dei dirigenti dell' azienda, capisco che Anna non gli rende quanto un'altra operaia ma il problema è stato creato da loro. Non possono licenziarla ed allora hanno cominciato a metterla in difficoltà, ma cos'hanno ottenuto? Ancora più giorni di assenza: bel risultato!
    Allora provano a mettere in difficoltà il medico. Ma che bravi, che capacità di risolvere i problemi.

    Ricusare Anna? Ma figuriamoci, non se ne parla proprio. Quando avrà bisogno di giorni per malattia continuerò a darglieli. L’ho anche indirizzata ad un centro anti mobbing per attestare la sua situazione. Nei miei confronti pare che il passo successivo sarà una denuncia: lo saprò se e quando mi arriverà un avviso di garanzia per una indagine conoscitiva dei fatti da parte del magistrato. Venga pure, ho la coscienza a posto e le carte in regola.
    Ma che amarezza lasciano questi episodi.

    Non mi sento e non sono un eroe. Faccio null’altro che quel che la buona maggioranza dei colleghi fa.

    Ma non tutti, lo so.

    E chissà quante Anna saranno dimenticate e perse.
    Questa è l’amarezza.
    ce ne fossero di persone come te, vivremo tutti in un mondo migliore, complimenti
  3. #13
     Tenente
     
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    Re: Anna e l'amarezza

    Sono sempre di meno i dottori come te con un cuore.
  4. #14
     S.tenente
     pollicino
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    Re: Anna e l'amarezza

    Quote adryanos il 21-02-13 alle 11:32 ha scritto: Visualizza il messaggio
    Anna, 45 anni, due matrimoni falliti, due figli e, soprattutto un sacco di problemi.

    E' una persona molto semplice nelle sue cose, piccina, l'aria sparuta, debole di carattere, paurosa, ansiosa, insicura. A fare poi un elenco dei suoi guai fisici verrebbe fuori una lista bella lunga: nulla di veramente grave ma molto di invalidante nel quotidiano.

    I fibromi uterini gli provocano cicli dolorosi ed a fiumi, che la fan diventare pallida come un cencio, i suoi calcoli renali si fan sentire spesso, quasi come la sua sciatica, il tutto condito da una sindrome ansioso-depressiva ormai cronica. Mettiamoci anche che è intollerante o refrattaria a gran parte dei farmaci ed il quadro è quasi completo.

    Anna vive del suo stipendio da operaia e ci manda avanti anche i figli, da sola, perché dagli ex gli arriva nulla (uno è finito in prigione e l’altro risulta nullatenente). Insomma, dalla vita finora ha preso solo sberle.

    A sapere un po’ di lei viene naturale una simpatia umana, l’aiutarla ed assecondarla per quel che si può. E' è stato così anche al lavoro, da parte delle colleghe e della dirigenza, fino ad un paio di anni fa, quando è cambiata la proprietà e sono cominciati i guai di Anna.

    L’hanno presa di mira a causa delle assenze per malattia, gli hanno cambiato mansione, messa a caricare e scaricare scatoloni pesanti e niente più permessi per i figli. In più anche rimproveri verbali e richiami scritti per la poca alacrità sul lavoro (lei ci provava ma era sfinita).

    Anna è andata in difficoltà ed ha cominciato a marcar malattia più del solito.
    Non erano false malattie, era semplicemente distrutta. Per riprendersi da un ciclo ora invece di 2 giorni gliene servivano 4; con gli sforzi ora la sciatica era molto più frequente e la depressione s’era aggravata. Faceva impressione quando veniva a studio: era un fantasma, pallida, smunta, un pulcino bagnato.
    In un anno ha fatto 73 giorni di malattia, tutti certificati da me.

    L’azienda mi ha segnalato all’Ordine dei Medici, che mi ha convocato per i chiarimenti del caso.

    E’ già accaduto un paio di volte, nulla di grave o preoccupante, non c’è un medico generico a cui non sia mai capitato. Ho la coscienza a posto e non è un processo, non si entra nel merito della faccenda. All’Ordine compete solo che il medico confermi di aver agito secondo scienza e coscienza. L'eventuale falso va provato, vale il concetto che si è innocenti fino a prova contraria.
    Le mail non sono valide, le raccomandate si ma devo andare a Roma per altri motivi e così passo anche all’Ordine. Consegno la dichiarazione di prassi ma, dopo il breve colloquio di circostanza il funzionario nel congedarmi mi fa:

    -“ Però dottore…queste sono rogne…per vivere tranquilli certi assistiti andrebbero ricusati…questo sono tempi strani…”-

    Sono rimasto talmente inebetito che in quel momento m’è venuto nulla da dire e me ne sono andato; ma più ci penso e più non mi capacito.

    Parlava a titolo personale od aveva una direttiva superiore per dire quelle cose? Pensava che i miei certificati erano di comodo e me l’aveva voluto far capire? Come s’era permesso? Cosa significa esattamente “tempi strani”? E' anche con questi consigli che ora l'Ordine tutela gli iscritti?

    Non so neanche se devo dare importanza all’episodio. A dargliela dovrei poi chieder chiarimenti direttamente al presidente dell’Ordine (che poi conosco di persona essendo uno della FIMMG) ma potrebbe allora accader di tutto: dal fare una figura ridicola al far passar guai seri al funzionario, solo per una frase infelice. Lascerò perdere.

    Anche perchè le domande vere sono altre.

    Quanti colleghi si lasciano intimidire da una segnalazione all’Ordine e ricusano gli assistiti “scomodi”?

    Gli “scomodi” non sono gli assenteisti, i lavativi (di questi non ne ho più, se ne sono andati via perché non ero il medico compiacente che serviva loro).Gli “scomodi” sono gli assistiti che ti coinvolgono, anche non volendo, nei loro problemi. Sono la parte debole della società, sono quelli per i quali si deve fare qualcosa in più oltre il dovuto, perché gli necessita e se non lo fai tu c’è nessuno che lo fa, anche rischiando qualcosa.

    E questo non accade solo nel mio mondo. A tutti può accadere od è accaduta una situazione del genere.

    Qualcuno se li fa sparire da dentro dicendosi -"Son cavoli loro ed io non ne ho colpa"- ed il gioco è fatto. Facile farlo ma quelli, anche se spariti dalla coscienza (chiamiamola così), continuerebbero ad esistere.

    Capisco le esigenze dei dirigenti dell' azienda, capisco che Anna non gli rende quanto un'altra operaia ma il problema è stato creato da loro. Non possono licenziarla ed allora hanno cominciato a metterla in difficoltà, ma cos'hanno ottenuto? Ancora più giorni di assenza: bel risultato!
    Allora provano a mettere in difficoltà il medico. Ma che bravi, che capacità di risolvere i problemi.

    Ricusare Anna? Ma figuriamoci, non se ne parla proprio. Quando avrà bisogno di giorni per malattia continuerò a darglieli. L’ho anche indirizzata ad un centro anti mobbing per attestare la sua situazione. Nei miei confronti pare che il passo successivo sarà una denuncia: lo saprò se e quando mi arriverà un avviso di garanzia per una indagine conoscitiva dei fatti da parte del magistrato. Venga pure, ho la coscienza a posto e le carte in regola.
    Ma che amarezza lasciano questi episodi.

    Non mi sento e non sono un eroe. Faccio null’altro che quel che la buona maggioranza dei colleghi fa.

    Ma non tutti, lo so.

    E chissà quante Anna saranno dimenticate e perse.
    Questa è l’amarezza.
    purtroppo per la società di oggi le anne sono tante e sono solo considerate dei numeri scomodi di cui sbarazzarsi........io spero solo che anna grazie anche al tuo aiuto continui a lottare per il suo futuro perchè dirigenti senza umanità come quelli non l abbiano sempre vinta!!!!!!!
    vi stimo e vi sono vicino!!!!
    de momi alessandro
  5. #15
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    Re: Anna e l'amarezza

    Quote adryanos il 21-02-13 alle 11:32 ha scritto: Visualizza il messaggio
    Anna, 45 anni, due matrimoni falliti, due figli e, soprattutto un sacco di problemi.

    E' una persona molto semplice nelle sue cose, piccina, l'aria sparuta, debole di carattere, paurosa, ansiosa, insicura. A fare poi un elenco dei suoi guai fisici verrebbe fuori una lista bella lunga: nulla di veramente grave ma molto di invalidante nel quotidiano.

    I fibromi uterini gli provocano cicli dolorosi ed a fiumi, che la fan diventare pallida come un cencio, i suoi calcoli renali si fan sentire spesso, quasi come la sua sciatica, il tutto condito da una sindrome ansioso-depressiva ormai cronica. Mettiamoci anche che è intollerante o refrattaria a gran parte dei farmaci ed il quadro è quasi completo.

    Anna vive del suo stipendio da operaia e ci manda avanti anche i figli, da sola, perché dagli ex gli arriva nulla (uno è finito in prigione e l’altro risulta nullatenente). Insomma, dalla vita finora ha preso solo sberle.

    A sapere un po’ di lei viene naturale una simpatia umana, l’aiutarla ed assecondarla per quel che si può. E' è stato così anche al lavoro, da parte delle colleghe e della dirigenza, fino ad un paio di anni fa, quando è cambiata la proprietà e sono cominciati i guai di Anna.

    L’hanno presa di mira a causa delle assenze per malattia, gli hanno cambiato mansione, messa a caricare e scaricare scatoloni pesanti e niente più permessi per i figli. In più anche rimproveri verbali e richiami scritti per la poca alacrità sul lavoro (lei ci provava ma era sfinita).

    Anna è andata in difficoltà ed ha cominciato a marcar malattia più del solito.
    Non erano false malattie, era semplicemente distrutta. Per riprendersi da un ciclo ora invece di 2 giorni gliene servivano 4; con gli sforzi ora la sciatica era molto più frequente e la depressione s’era aggravata. Faceva impressione quando veniva a studio: era un fantasma, pallida, smunta, un pulcino bagnato.
    In un anno ha fatto 73 giorni di malattia, tutti certificati da me.

    L’azienda mi ha segnalato all’Ordine dei Medici, che mi ha convocato per i chiarimenti del caso.

    E’ già accaduto un paio di volte, nulla di grave o preoccupante, non c’è un medico generico a cui non sia mai capitato. Ho la coscienza a posto e non è un processo, non si entra nel merito della faccenda. All’Ordine compete solo che il medico confermi di aver agito secondo scienza e coscienza. L'eventuale falso va provato, vale il concetto che si è innocenti fino a prova contraria.
    Le mail non sono valide, le raccomandate si ma devo andare a Roma per altri motivi e così passo anche all’Ordine. Consegno la dichiarazione di prassi ma, dopo il breve colloquio di circostanza il funzionario nel congedarmi mi fa:

    -“ Però dottore…queste sono rogne…per vivere tranquilli certi assistiti andrebbero ricusati…questo sono tempi strani…”-

    Sono rimasto talmente inebetito che in quel momento m’è venuto nulla da dire e me ne sono andato; ma più ci penso e più non mi capacito.

    Parlava a titolo personale od aveva una direttiva superiore per dire quelle cose? Pensava che i miei certificati erano di comodo e me l’aveva voluto far capire? Come s’era permesso? Cosa significa esattamente “tempi strani”? E' anche con questi consigli che ora l'Ordine tutela gli iscritti?

    Non so neanche se devo dare importanza all’episodio. A dargliela dovrei poi chieder chiarimenti direttamente al presidente dell’Ordine (che poi conosco di persona essendo uno della FIMMG) ma potrebbe allora accader di tutto: dal fare una figura ridicola al far passar guai seri al funzionario, solo per una frase infelice. Lascerò perdere.

    Anche perchè le domande vere sono altre.

    Quanti colleghi si lasciano intimidire da una segnalazione all’Ordine e ricusano gli assistiti “scomodi”?

    Gli “scomodi” non sono gli assenteisti, i lavativi (di questi non ne ho più, se ne sono andati via perché non ero il medico compiacente che serviva loro).Gli “scomodi” sono gli assistiti che ti coinvolgono, anche non volendo, nei loro problemi. Sono la parte debole della società, sono quelli per i quali si deve fare qualcosa in più oltre il dovuto, perché gli necessita e se non lo fai tu c’è nessuno che lo fa, anche rischiando qualcosa.

    E questo non accade solo nel mio mondo. A tutti può accadere od è accaduta una situazione del genere.

    Qualcuno se li fa sparire da dentro dicendosi -"Son cavoli loro ed io non ne ho colpa"- ed il gioco è fatto. Facile farlo ma quelli, anche se spariti dalla coscienza (chiamiamola così), continuerebbero ad esistere.

    Capisco le esigenze dei dirigenti dell' azienda, capisco che Anna non gli rende quanto un'altra operaia ma il problema è stato creato da loro. Non possono licenziarla ed allora hanno cominciato a metterla in difficoltà, ma cos'hanno ottenuto? Ancora più giorni di assenza: bel risultato!
    Allora provano a mettere in difficoltà il medico. Ma che bravi, che capacità di risolvere i problemi.

    Ricusare Anna? Ma figuriamoci, non se ne parla proprio. Quando avrà bisogno di giorni per malattia continuerò a darglieli. L’ho anche indirizzata ad un centro anti mobbing per attestare la sua situazione. Nei miei confronti pare che il passo successivo sarà una denuncia: lo saprò se e quando mi arriverà un avviso di garanzia per una indagine conoscitiva dei fatti da parte del magistrato. Venga pure, ho la coscienza a posto e le carte in regola.
    Ma che amarezza lasciano questi episodi.

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    Questa è l’amarezza.
    Posso dire che sei uno dei dottori più bravi che conosca (e sai che ne conosco) perchè ci metti animo, ascolti, conforti, cerchi di tirar su il morale (ove possibile). La tua azione nn è circoscritta alla mera disciplina medica.
    Continua come sai fare e nn ti curar di loro. Ad Anna nn si rinuncia.
    Giuseppe Ceddia
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  6. #16
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    Re: Anna e l'amarezza

    Ringrazio tutti per la solidarietà, i consigli e gli attestati di stima. Ripeto però: non mi sento e non sono un eroe. Sono vicende che fanno parte del gioco e gran parte dei vostri medici hanno fatto o farebbero come me. Non siamo noi l'eccezione alla regola ma quella minoranza di colleghi che vive la professione alla stregua dell'impiegato di banca (con tutto il rispetto per costui). Questo 3d voleva solo essere una testimonianza dei tempi che stiamo vivendo e di quel che sta accadendo.
    ARMA PIPPUMQUE CANO

    CARPE PIPPEM, QUAM MINIMUM CREDULA POLLICINAE
  7. #17
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    Re: Anna e l'amarezza

    Quote adryanos il 21-02-13 alle 11:32 ha scritto: Visualizza il messaggio
    Anna, 45 anni, due matrimoni falliti, due figli e, soprattutto un sacco di problemi.

    E' una persona molto semplice nelle sue cose, piccina, l'aria sparuta, debole di carattere, paurosa, ansiosa, insicura. A fare poi un elenco dei suoi guai fisici verrebbe fuori una lista bella lunga: nulla di veramente grave ma molto di invalidante nel quotidiano.

    I fibromi uterini gli provocano cicli dolorosi ed a fiumi, che la fan diventare pallida come un cencio, i suoi calcoli renali si fan sentire spesso, quasi come la sua sciatica, il tutto condito da una sindrome ansioso-depressiva ormai cronica. Mettiamoci anche che è intollerante o refrattaria a gran parte dei farmaci ed il quadro è quasi completo.

    Anna vive del suo stipendio da operaia e ci manda avanti anche i figli, da sola, perché dagli ex gli arriva nulla (uno è finito in prigione e l’altro risulta nullatenente). Insomma, dalla vita finora ha preso solo sberle.

    A sapere un po’ di lei viene naturale una simpatia umana, l’aiutarla ed assecondarla per quel che si può. E' è stato così anche al lavoro, da parte delle colleghe e della dirigenza, fino ad un paio di anni fa, quando è cambiata la proprietà e sono cominciati i guai di Anna.

    L’hanno presa di mira a causa delle assenze per malattia, gli hanno cambiato mansione, messa a caricare e scaricare scatoloni pesanti e niente più permessi per i figli. In più anche rimproveri verbali e richiami scritti per la poca alacrità sul lavoro (lei ci provava ma era sfinita).

    Anna è andata in difficoltà ed ha cominciato a marcar malattia più del solito.
    Non erano false malattie, era semplicemente distrutta. Per riprendersi da un ciclo ora invece di 2 giorni gliene servivano 4; con gli sforzi ora la sciatica era molto più frequente e la depressione s’era aggravata. Faceva impressione quando veniva a studio: era un fantasma, pallida, smunta, un pulcino bagnato.
    In un anno ha fatto 73 giorni di malattia, tutti certificati da me.

    L’azienda mi ha segnalato all’Ordine dei Medici, che mi ha convocato per i chiarimenti del caso.

    E’ già accaduto un paio di volte, nulla di grave o preoccupante, non c’è un medico generico a cui non sia mai capitato. Ho la coscienza a posto e non è un processo, non si entra nel merito della faccenda. All’Ordine compete solo che il medico confermi di aver agito secondo scienza e coscienza. L'eventuale falso va provato, vale il concetto che si è innocenti fino a prova contraria.
    Le mail non sono valide, le raccomandate si ma devo andare a Roma per altri motivi e così passo anche all’Ordine. Consegno la dichiarazione di prassi ma, dopo il breve colloquio di circostanza il funzionario nel congedarmi mi fa:

    -“ Però dottore…queste sono rogne…per vivere tranquilli certi assistiti andrebbero ricusati…questo sono tempi strani…”-

    Sono rimasto talmente inebetito che in quel momento m’è venuto nulla da dire e me ne sono andato; ma più ci penso e più non mi capacito.

    Parlava a titolo personale od aveva una direttiva superiore per dire quelle cose? Pensava che i miei certificati erano di comodo e me l’aveva voluto far capire? Come s’era permesso? Cosa significa esattamente “tempi strani”? E' anche con questi consigli che ora l'Ordine tutela gli iscritti?

    Non so neanche se devo dare importanza all’episodio. A dargliela dovrei poi chieder chiarimenti direttamente al presidente dell’Ordine (che poi conosco di persona essendo uno della FIMMG) ma potrebbe allora accader di tutto: dal fare una figura ridicola al far passar guai seri al funzionario, solo per una frase infelice. Lascerò perdere.

    Anche perchè le domande vere sono altre.

    Quanti colleghi si lasciano intimidire da una segnalazione all’Ordine e ricusano gli assistiti “scomodi”?

    Gli “scomodi” non sono gli assenteisti, i lavativi (di questi non ne ho più, se ne sono andati via perché non ero il medico compiacente che serviva loro).Gli “scomodi” sono gli assistiti che ti coinvolgono, anche non volendo, nei loro problemi. Sono la parte debole della società, sono quelli per i quali si deve fare qualcosa in più oltre il dovuto, perché gli necessita e se non lo fai tu c’è nessuno che lo fa, anche rischiando qualcosa.

    E questo non accade solo nel mio mondo. A tutti può accadere od è accaduta una situazione del genere.

    Qualcuno se li fa sparire da dentro dicendosi -"Son cavoli loro ed io non ne ho colpa"- ed il gioco è fatto. Facile farlo ma quelli, anche se spariti dalla coscienza (chiamiamola così), continuerebbero ad esistere.

    Capisco le esigenze dei dirigenti dell' azienda, capisco che Anna non gli rende quanto un'altra operaia ma il problema è stato creato da loro. Non possono licenziarla ed allora hanno cominciato a metterla in difficoltà, ma cos'hanno ottenuto? Ancora più giorni di assenza: bel risultato!
    Allora provano a mettere in difficoltà il medico. Ma che bravi, che capacità di risolvere i problemi.

    Ricusare Anna? Ma figuriamoci, non se ne parla proprio. Quando avrà bisogno di giorni per malattia continuerò a darglieli. L’ho anche indirizzata ad un centro anti mobbing per attestare la sua situazione. Nei miei confronti pare che il passo successivo sarà una denuncia: lo saprò se e quando mi arriverà un avviso di garanzia per una indagine conoscitiva dei fatti da parte del magistrato. Venga pure, ho la coscienza a posto e le carte in regola.
    Ma che amarezza lasciano questi episodi.

    Non mi sento e non sono un eroe. Faccio null’altro che quel che la buona maggioranza dei colleghi fa.

    Ma non tutti, lo so.

    E chissà quante Anna saranno dimenticate e perse.
    Questa è l’amarezza.
    l'amarezza che si legge nelle tue parole l'ho ritrovata in un dentista dell' ASL a cui ho dovuto far ricorso per un puro iter burocratico. Parlando del mio quadro clinico, del quale lui non era chiamato ad occuparsi mi ha raccontato avvilito di quante persone vanno da lui, e che lui non riesce a curare come dovrebbe essere fatto perchè non possono allontanarsi dal lavoro o perchè si trovano in quella maledetta fascia intermedia in cui non sei poverissimo e quindi paghi i ticket e per contro ogni ticket che paghi ti spolpa le finanze familiari. Io, persona fortunata, mi sono sentita a disagio...ed ho pure pensato che i poveretti che hanno realmente bisogno pagano l'atteggiamento truffaldino e carogna di tanti furbetti che si fingono malati o peggio invalidi senza averne ragione, e questo non è giusto. Il sistema così com'è fa acqua ormai e sarebbe ora di rivedere un sacco di cose...
  8. #18
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    Re: Anna e l'amarezza

    Quote adryanos il 21-02-13 alle 11:32 ha scritto: Visualizza il messaggio
    Anna, 45 anni, due matrimoni falliti, due figli e, soprattutto un sacco di problemi.

    E' una persona molto semplice nelle sue cose, piccina, l'aria sparuta, debole di carattere, paurosa, ansiosa, insicura. A fare poi un elenco dei suoi guai fisici verrebbe fuori una lista bella lunga: nulla di veramente grave ma molto di invalidante nel quotidiano.

    I fibromi uterini gli provocano cicli dolorosi ed a fiumi, che la fan diventare pallida come un cencio, i suoi calcoli renali si fan sentire spesso, quasi come la sua sciatica, il tutto condito da una sindrome ansioso-depressiva ormai cronica. Mettiamoci anche che è intollerante o refrattaria a gran parte dei farmaci ed il quadro è quasi completo.

    Anna vive del suo stipendio da operaia e ci manda avanti anche i figli, da sola, perché dagli ex gli arriva nulla (uno è finito in prigione e l’altro risulta nullatenente). Insomma, dalla vita finora ha preso solo sberle.

    A sapere un po’ di lei viene naturale una simpatia umana, l’aiutarla ed assecondarla per quel che si può. E' è stato così anche al lavoro, da parte delle colleghe e della dirigenza, fino ad un paio di anni fa, quando è cambiata la proprietà e sono cominciati i guai di Anna.

    L’hanno presa di mira a causa delle assenze per malattia, gli hanno cambiato mansione, messa a caricare e scaricare scatoloni pesanti e niente più permessi per i figli. In più anche rimproveri verbali e richiami scritti per la poca alacrità sul lavoro (lei ci provava ma era sfinita).

    Anna è andata in difficoltà ed ha cominciato a marcar malattia più del solito.
    Non erano false malattie, era semplicemente distrutta. Per riprendersi da un ciclo ora invece di 2 giorni gliene servivano 4; con gli sforzi ora la sciatica era molto più frequente e la depressione s’era aggravata. Faceva impressione quando veniva a studio: era un fantasma, pallida, smunta, un pulcino bagnato.
    In un anno ha fatto 73 giorni di malattia, tutti certificati da me.

    L’azienda mi ha segnalato all’Ordine dei Medici, che mi ha convocato per i chiarimenti del caso.

    E’ già accaduto un paio di volte, nulla di grave o preoccupante, non c’è un medico generico a cui non sia mai capitato. Ho la coscienza a posto e non è un processo, non si entra nel merito della faccenda. All’Ordine compete solo che il medico confermi di aver agito secondo scienza e coscienza. L'eventuale falso va provato, vale il concetto che si è innocenti fino a prova contraria.
    Le mail non sono valide, le raccomandate si ma devo andare a Roma per altri motivi e così passo anche all’Ordine. Consegno la dichiarazione di prassi ma, dopo il breve colloquio di circostanza il funzionario nel congedarmi mi fa:

    -“ Però dottore…queste sono rogne…per vivere tranquilli certi assistiti andrebbero ricusati…questo sono tempi strani…”-

    Sono rimasto talmente inebetito che in quel momento m’è venuto nulla da dire e me ne sono andato; ma più ci penso e più non mi capacito.

    Parlava a titolo personale od aveva una direttiva superiore per dire quelle cose? Pensava che i miei certificati erano di comodo e me l’aveva voluto far capire? Come s’era permesso? Cosa significa esattamente “tempi strani”? E' anche con questi consigli che ora l'Ordine tutela gli iscritti?

    Non so neanche se devo dare importanza all’episodio. A dargliela dovrei poi chieder chiarimenti direttamente al presidente dell’Ordine (che poi conosco di persona essendo uno della FIMMG) ma potrebbe allora accader di tutto: dal fare una figura ridicola al far passar guai seri al funzionario, solo per una frase infelice. Lascerò perdere.

    Anche perchè le domande vere sono altre.

    Quanti colleghi si lasciano intimidire da una segnalazione all’Ordine e ricusano gli assistiti “scomodi”?

    Gli “scomodi” non sono gli assenteisti, i lavativi (di questi non ne ho più, se ne sono andati via perché non ero il medico compiacente che serviva loro).Gli “scomodi” sono gli assistiti che ti coinvolgono, anche non volendo, nei loro problemi. Sono la parte debole della società, sono quelli per i quali si deve fare qualcosa in più oltre il dovuto, perché gli necessita e se non lo fai tu c’è nessuno che lo fa, anche rischiando qualcosa.

    E questo non accade solo nel mio mondo. A tutti può accadere od è accaduta una situazione del genere.

    Qualcuno se li fa sparire da dentro dicendosi -"Son cavoli loro ed io non ne ho colpa"- ed il gioco è fatto. Facile farlo ma quelli, anche se spariti dalla coscienza (chiamiamola così), continuerebbero ad esistere.

    Capisco le esigenze dei dirigenti dell' azienda, capisco che Anna non gli rende quanto un'altra operaia ma il problema è stato creato da loro. Non possono licenziarla ed allora hanno cominciato a metterla in difficoltà, ma cos'hanno ottenuto? Ancora più giorni di assenza: bel risultato!
    Allora provano a mettere in difficoltà il medico. Ma che bravi, che capacità di risolvere i problemi.

    Ricusare Anna? Ma figuriamoci, non se ne parla proprio. Quando avrà bisogno di giorni per malattia continuerò a darglieli. L’ho anche indirizzata ad un centro anti mobbing per attestare la sua situazione. Nei miei confronti pare che il passo successivo sarà una denuncia: lo saprò se e quando mi arriverà un avviso di garanzia per una indagine conoscitiva dei fatti da parte del magistrato. Venga pure, ho la coscienza a posto e le carte in regola.
    Ma che amarezza lasciano questi episodi.

    Non mi sento e non sono un eroe. Faccio null’altro che quel che la buona maggioranza dei colleghi fa.

    Ma non tutti, lo so.

    E chissà quante Anna saranno dimenticate e perse.
    Questa è l’amarezza.

    ti sei comportato da "medico" e da "uomo" quelli che non fanno come te sono solo dei laureati in medicina!!!
    Marc Marquez è una ME.RD.A
  9. #19

    Re: Anna e l'amarezza

    Quote nebula il 21-02-13 alle 14:40 ha scritto: Visualizza il messaggio
    Continua come sai fare e nn ti curar di loro. Ad Anna nn si rinuncia.
    quotone immenso massi sei un grande!
  10. #20
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    Re: Anna e l'amarezza

    Quote adryanos il 21-02-13 alle 11:32 ha scritto: Visualizza il messaggio
    Anna, 45 anni, due matrimoni falliti, due figli e, soprattutto un sacco di problemi.

    E' una persona molto semplice nelle sue cose, piccina, l'aria sparuta, debole di carattere, paurosa, ansiosa, insicura. A fare poi un elenco dei suoi guai fisici verrebbe fuori una lista bella lunga: nulla di veramente grave ma molto di invalidante nel quotidiano.

    I fibromi uterini gli provocano cicli dolorosi ed a fiumi, che la fan diventare pallida come un cencio, i suoi calcoli renali si fan sentire spesso, quasi come la sua sciatica, il tutto condito da una sindrome ansioso-depressiva ormai cronica. Mettiamoci anche che è intollerante o refrattaria a gran parte dei farmaci ed il quadro è quasi completo.

    Anna vive del suo stipendio da operaia e ci manda avanti anche i figli, da sola, perché dagli ex gli arriva nulla (uno è finito in prigione e l’altro risulta nullatenente). Insomma, dalla vita finora ha preso solo sberle.

    A sapere un po’ di lei viene naturale una simpatia umana, l’aiutarla ed assecondarla per quel che si può. E' è stato così anche al lavoro, da parte delle colleghe e della dirigenza, fino ad un paio di anni fa, quando è cambiata la proprietà e sono cominciati i guai di Anna.

    L’hanno presa di mira a causa delle assenze per malattia, gli hanno cambiato mansione, messa a caricare e scaricare scatoloni pesanti e niente più permessi per i figli. In più anche rimproveri verbali e richiami scritti per la poca alacrità sul lavoro (lei ci provava ma era sfinita).

    Anna è andata in difficoltà ed ha cominciato a marcar malattia più del solito.
    Non erano false malattie, era semplicemente distrutta. Per riprendersi da un ciclo ora invece di 2 giorni gliene servivano 4; con gli sforzi ora la sciatica era molto più frequente e la depressione s’era aggravata. Faceva impressione quando veniva a studio: era un fantasma, pallida, smunta, un pulcino bagnato.
    In un anno ha fatto 73 giorni di malattia, tutti certificati da me.

    L’azienda mi ha segnalato all’Ordine dei Medici, che mi ha convocato per i chiarimenti del caso.

    E’ già accaduto un paio di volte, nulla di grave o preoccupante, non c’è un medico generico a cui non sia mai capitato. Ho la coscienza a posto e non è un processo, non si entra nel merito della faccenda. All’Ordine compete solo che il medico confermi di aver agito secondo scienza e coscienza. L'eventuale falso va provato, vale il concetto che si è innocenti fino a prova contraria.
    Le mail non sono valide, le raccomandate si ma devo andare a Roma per altri motivi e così passo anche all’Ordine. Consegno la dichiarazione di prassi ma, dopo il breve colloquio di circostanza il funzionario nel congedarmi mi fa:

    -“ Però dottore…queste sono rogne…per vivere tranquilli certi assistiti andrebbero ricusati…questo sono tempi strani…”-

    Sono rimasto talmente inebetito che in quel momento m’è venuto nulla da dire e me ne sono andato; ma più ci penso e più non mi capacito.

    Parlava a titolo personale od aveva una direttiva superiore per dire quelle cose? Pensava che i miei certificati erano di comodo e me l’aveva voluto far capire? Come s’era permesso? Cosa significa esattamente “tempi strani”? E' anche con questi consigli che ora l'Ordine tutela gli iscritti?

    Non so neanche se devo dare importanza all’episodio. A dargliela dovrei poi chieder chiarimenti direttamente al presidente dell’Ordine (che poi conosco di persona essendo uno della FIMMG) ma potrebbe allora accader di tutto: dal fare una figura ridicola al far passar guai seri al funzionario, solo per una frase infelice. Lascerò perdere.

    Anche perchè le domande vere sono altre.

    Quanti colleghi si lasciano intimidire da una segnalazione all’Ordine e ricusano gli assistiti “scomodi”?

    Gli “scomodi” non sono gli assenteisti, i lavativi (di questi non ne ho più, se ne sono andati via perché non ero il medico compiacente che serviva loro).Gli “scomodi” sono gli assistiti che ti coinvolgono, anche non volendo, nei loro problemi. Sono la parte debole della società, sono quelli per i quali si deve fare qualcosa in più oltre il dovuto, perché gli necessita e se non lo fai tu c’è nessuno che lo fa, anche rischiando qualcosa.

    E questo non accade solo nel mio mondo. A tutti può accadere od è accaduta una situazione del genere.

    Qualcuno se li fa sparire da dentro dicendosi -"Son cavoli loro ed io non ne ho colpa"- ed il gioco è fatto. Facile farlo ma quelli, anche se spariti dalla coscienza (chiamiamola così), continuerebbero ad esistere.

    Capisco le esigenze dei dirigenti dell' azienda, capisco che Anna non gli rende quanto un'altra operaia ma il problema è stato creato da loro. Non possono licenziarla ed allora hanno cominciato a metterla in difficoltà, ma cos'hanno ottenuto? Ancora più giorni di assenza: bel risultato!
    Allora provano a mettere in difficoltà il medico. Ma che bravi, che capacità di risolvere i problemi.

    Ricusare Anna? Ma figuriamoci, non se ne parla proprio. Quando avrà bisogno di giorni per malattia continuerò a darglieli. L’ho anche indirizzata ad un centro anti mobbing per attestare la sua situazione. Nei miei confronti pare che il passo successivo sarà una denuncia: lo saprò se e quando mi arriverà un avviso di garanzia per una indagine conoscitiva dei fatti da parte del magistrato. Venga pure, ho la coscienza a posto e le carte in regola.
    Ma che amarezza lasciano questi episodi.

    Non mi sento e non sono un eroe. Faccio null’altro che quel che la buona maggioranza dei colleghi fa.

    Ma non tutti, lo so.

    E chissà quante Anna saranno dimenticate e perse.
    Questa è l’amarezza.
    Sono convinta che Sapere è Potere:
    il funzionario dalle infelici frasi deve Sapere che il suo pensare è fuori luogo e contro l'ordine;
    Anna deve Sapere che chiedendo giorni di malattia non agisce sbagliando, ma nel pieno dei suoi diritti;
    l'azienda per la quale Anna lavora deve Sapere che è suo assoluto, oltre che umano, dovere prestare maggiore attenzione per un suo dipendente in serie ed evidenti difficoltà personali;
    tu devi Sapere che, anche se non ti senti "eroe" e tale non vuoi esser chiamato, sei altresì un uomo di cuore un professionista eccellente;
    noi tutti lettori dobbiamo Sapere che esistono questi amari casi, e che per queste ingiustizie ci sono uomini giusti, ed infine dobbiamo Sapere qual è la cosa corretta da fare.
    Io per questo ti ringrazio

    La musica, come il sale, conserva meglio
    .
    erri de luca
    .

    -sono una input non sono una barra non tentarmi non sono una barra-

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