Hai trovato un nuovo bersaglio?
Secondo me stai facendo un po' un mistone. Innanzitutto non distinguendo tra vegetarianesimo e veganesimo… Seguire una dieta vegetariana non è affatto dannoso per la salute, basta chiedere a qualunque medico. Quella vegana (per non parlare di quella crudista o fruttariana) è più complicata: si può fare, mi dicono, ma è necessario un altissimo livello di attenzione che molti, specie novellini entusiasti, non hanno.
Allo stesso modo, sembri non fare differenza fra animalismo nel suo senso più ampio e l'antispecismo. Che c'è di male nel dire che è sbagliato infliggere sofferenze gratuite a un animale? E' innegabile che gli animali, soprattutto le specie più complesse, soffrano e sentano. Trovo profondamente sbagliato scuoiare vivo un animale per avere un bel capo di vestiario, trovo scandalosa la caccia sportiva di specie non commestibili, e trovo che le condizioni in cui vengono tenuti e uccisi gli animali negli allevamenti industriali siano troppo spesso orribili.
Sono gli antispecisti, non gli animalisti in genere, quelli che "rifiutano la discriminazione basata sulla specie" sostenendo che tutti gli esseri senzienti sono uguali. Ora, tutto molto bello, etico e utopico, va bene dirmi che non posso pensare di poter disporre dell'universo solo perché sono un essere umano, ma quando mi si dice che la mia vita conta quanto quella di uno scarrafone, ecco che comincio a pensare che il mio interlocutore sia fuori come un melone.
Io personalmente continuo a mangiare carne, cercando di farlo con moderazione e di badare agli aspetti etici (almeno quando sono in italia o cmq in paesi dove è facile controllare la provenienza della carne). Per intendersi, pollo cresciuto nell'aia razzolando libero, sì. Pollo di batteria imbottito di ormoni e costretto a nascere, crescere, mangiare, cag.are e crepare nella stessa gabbia, più piccola di lui, no.
Credo che la consapevolezza del valore di ciò che si mangia e consuma sia importante, e credo che sarebbe importante insegnarla alle nuove generazioni. Abbiamo preso l'abitudine di nutrirci senza pensare, visto che abbiamo a disposizione qualunque cosa, in qualsiasi stagione, sugli scaffali del supermercato. Quando mai ci fermiamo a pensare alla storia di ciò che acquistiamo? Le fragole al banco della verdura, da dove vengono? Chi le ha raccolte? L'ossobuco al banco carne, da dove viene? In che condizioni è campata la bestia da cui proviene? Il caffè, da dove viene? Quante piccole fattorie tradizionali sono fallite per far posto alla piantagione a monocoltura che l'ha prodotto?
Quanti di noi si fanno queste domande?
Ho molto più rispetto, in questo senso, per un vegetariano, che per chi si abboffa di qualsiasi cosa senza pensare al "costo" economico, emotivo, sociale di ciò che mangia e consuma (ricordiamoci anche "produrre" carne rossa richiede uno spreco di risorse incredibili rispetto al risultato che produce. Se l'umanità continua a figliare come tanti conigli, fra un secolo o due CIAONE alle bistecche).
Poi per carità, la gente fuori di zucca ci sta da tutte le parti. Ma eviterei di mettere nella stessa zuppa chi ha rinunciato alla carne per ragioni etiche, salutistiche o ambientali e i deficienti che danno dei mangiacadaveri agli onnivori o rovinano anni di ricerche mediche per liberare cavie da laboratorio peraltro incapaci di vivere fuori dalla cattività.