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Discussione: L’arte della guerra: per un approccio filosofico-scientifico al Gioco del Risiko
  1. #101
     T. Col. C.te
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    Re: L’arte della guerra: per un approccio filosofico-scientifico al Gioco del Risiko

    Concludendo questo scambio di battute,questo post non è per presentare i dettagli tecnici del nostro metodo ma per discutere di questo approccio differente che almeno per noi non può prescindere da concetti quali socialità e giustizia sociale, analisi,sperimentazione,emancipazione e infine condivisione.


    Introduco il tema opposto alla collaborazione ovvero ll cannibalizzare il giocatore più debole in plancia.

    Dopo le simulazioni fatte noi abbiamo la certezza che se un giocatore è in fuga e gli inseguitori mangiano il più debole la partita è segnata.

    Penso che questo lo sanno tutti i giocatori esperti. ..cosa succede se però ad un certo punto lo capiscono tutti compresi i neofiti?

    Come fai a farglielo capire? Lo dimostri (intellego ut credam )------>formule ------->sperimentazione /applicazione ----->apprendimento a cascata


    Vien da se che per fare tutto questo,attività interne intese più come una palestra che come competizioni e una socialità sana e coinvolgente sono consigliabili seppure non necessarie.
    Per quanto ci riguarda ci diventiamo come matti che alla fine è la cosa più importante. .




  2. #102
     T. Col. C.te
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    Re: L’arte della guerra: per un approccio filosofico-scientifico al Gioco del Risiko

    *divertiamo
  3. #103
     T. Col. C.te
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    Re: L’arte della guerra: per un approccio filosofico-scientifico al Gioco del Risiko

    Quote maskass ha scritto: Visualizza il messaggio
    Ma questo "autore" (credevo stessimo parlando o di te o di Valeria, non è così?) poi il libro vuole venderlo? Altrimenti non capisco perché viene tirato in ballo il copyright e i legali.
    Non ci vedo nulla di male, ma sarebbe meglio parlare in modo più chiaro.


    Sul fatto che 4 persone con condizioni di partenza analoghe diano luogo a partite combattute, ti credo senza dubbio. Vale dappertutto. Che non siano mai scontate, se vuoi avere un approccio "scientifico" al dato, non è una misura di qualità. Per capirci: se ci pensi, anche 4 persone che fanno mosse a caso danno vita a partite dall'esito mai scontato. Sul mai decise dalla sorte... brrrr... scusa ma non ti credo. Se sono sempre combattutte saranno ci frequenti situazioni di equilibrio in sdadata. Quindi mi aspetto che la sorte (i dadi, in questo caso) abbiano eccome il loro effetto. In base a cosa affermi MAI deciso dalla sorte?

    Scusa se ti faccio le pulci Lucio, mi viene naturale se leggo di metodo "scientifico". Ma in fondo fa bene anche a te, voi, o l'autore del libro insomma. Se c'è l'ambizione di dimostrare la validità di qualcosa in modo convincente, controverifiche di questo tipo sono importanti.

    Si , avevo già accennato ad un editore pertanto il libro sarà venduto.
    L'autore è uno di noi che si è avvalso del contributo del gruppo, del lavoro condiviso e anche della mia esperienza ma non sono io, e le cose innovative e a mio avviso geniali sono farina del suo sacco....io sono il principale sperimentatore e formatore ma tutti danno il loro contributo.

    Sulle partite scontate, intendo dire, considerata l'alea iniziale, quello che vedo girando da 9 anni ad ogni torneo,è che troppe volte , non sempre, le partite prendono una piega poi irrecuperabile....per noi in una partita irrecuperabile ci sono stati evidenti e oggettivi errori.
    Poi ovvio che si arriva tutti e 4 sul filo della sdadata subentra di nuovo l'alea ( concetto imprescindibile dalla sdadata stessa) ma arrivarci senza aver commesso errori e in un modo esteticamente godibile fa la differenza.
    Nel caso opposto invece , ovvero in un game dove non tutti hanno le stesse info e strumenti, se io che li/le posseggo li/le uso bene la partita è segnata....ed è quello che è successo domenica per esempio in semifinale o nel secondo game di qualificazione dove c'era gente che girava a zonzo e senza senso per la plancia e io me la ridevo....è la prima volta che non accuso stanchezza mentale dopo 4 game consecutivi.
    La finale è stata combattuta , gli avversari bravi , ma io sono sempre stato in vantaggio anche quando ero qualche punto sotto in virtù dei miei conteggi degli equilibri....il primo ad averlo capito è stato Luca , mio compagno di club che infatti ha fatto le giuste mosse per non farmi scappare.
    In sdadata ho avuto una difesa fortunata considerando che ero terzo di mano e silvestro quarto di mano ha provato invano l'attacco disperato per poi sdadare al primo lancio.
    La fortuna mi ha assistito ma io non ho sbagliato una sola mossa.... è più chiaro cosi?
  4. #104
     T. Col. C.te
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    Re: L’arte della guerra: per un approccio filosofico-scientifico al Gioco del Risiko

    Quote andycole ha scritto: Visualizza il messaggio
    lucio mi piace questo approccio che si da al risiko ad un giocatore neofita...

    però se posso vorrei fare alcune riflessioni e qualche domanda....

    condivido pienamente molte cose da te scritte perchè sono vere...mi riferisco alla collaborazione che bisogna fare.... però non ho letto ...quando dire basta ad una collaborazione...esempio se tu stai combattendo"il più forte"(blu che ha 30 punti) e durante la collaborazione giallo ha 50 punti e rosso 25 punti e verde 28 punti ...è insensato continuare a collaborare anche se il blu ha continente? giusto?
    però questa sorta di associazione che deve essere fatta in automatico se uno prende continente gli altri devono collaborare per abbatterlo(parlando sempre in termini ludici) a volte non è sempre la piu vantaggiosa...molte volte si finisce per agevolare chi ha l obiettivo più semplice(cioè che non ha avversari sul suo obiettivo) .
    faccio questa riflessione perchè per un neofita riconoscere un obiettivo dopo max 10 turni non è la cosa più semplice e questa tattica può non rivelarsi sempre cosi efficace . se la si continua senza trovarci il senso.
    ti faccio un altro esempio se blu e rosso hanno in obiettivo asia e a metà partita blu ha 3/4 di asia e rosso chiude oceania per contrastarlo...come fai a far capire ad un neofita che in quel caso prendere continente da parte del rosso può essere vantaggioso per tutti?
    le basi che a terni si possono dare nel gioco del risiko sicuramente sono buone...ma io non credo siano infallibili...perchè il giocare come lo chiami tu "scientifico" non ti assicura mai la vittoria...visto che le varianti del gioco sono infinite per me.
    Però il giocatore che si approccia con i vostri metodi sta un bel passo avanti.
    detto questo io penso che lo sbaglio a volte sia utile per ottenere ESPERIENZA. perchè la metodica non sempre ti può far trovare pronto davanti all imprevedibilità.( che in un partita ci può stare).
    Guarda che collaborare con uno che ha 50 punti succede solo in challenge e se ti chiami sun tzu540
    Se lo fai nella vita reale a fine partita devi sopportare lo sclero di 3 invasati con la bile.
    Noi abbiamo un metodo matematico per stabilire chi è in vantaggio, vien da se che non si regalano mai ulteriori vantaggi a chi già ne ha ... è la base del nostro gioco!
    La A dell'ABC!
    Il nostro metodo matematico non si limita a vedere chi ha più punti o chi ha le rendite ma tiene presente anche altri equilibri e aspetti ....altrimenti avrebbe ragione la maschera di , avremmo scoperto l'acqua calda!
    La risposta al tuo secondo quesito sta sempre nel metodo matematico di lettura della plancia , che al netto di qualunque mossa ti può dire chi in quel momento è in vantaggio , o semplicemente da contrastare per dare efficacia alla TUA strategia.
  5. #105
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    Re: L’arte della guerra: per un approccio filosofico-scientifico al Gioco del Risiko

    Quote lucius ha scritto: Visualizza il messaggio
    Noi abbiamo un metodo matematico per stabilire chi è in vantaggio
    [...]
    Il nostro metodo matematico
    [...]
    ti può dire chi in quel momento è in vantaggio
    Ce lo illustri?
    Che il torneo challenge sia un postaccio è fuori da ogni dubbio.
    E' un ricettacolo di psicocartinari, cronofrenici, geobulimici, aleopatici e nevrastitici

    (D. Piergentili)
  6. #106
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    Re: L’arte della guerra: per un approccio filosofico-scientifico al Gioco del Risiko

    Quote maskass ha scritto: Visualizza il messaggio
    Ce lo illustri?
    Si, appena esce il libro....altrimenti se vuoi, noi possiamo tesserarti,tu firmare una liberatoria e puoi partecipare alle nostre sessioni didattiche, le prossime sono a settembre prima del master di Terni, e a novembre prima del cns
  7. #107
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    Re: L’arte della guerra: per un approccio filosofico-scientifico al Gioco del Risiko

    Quote lucius ha scritto: Visualizza il messaggio
    Introduco il tema opposto alla collaborazione ovvero ll cannibalizzare il giocatore più debole in plancia.

    Dopo le simulazioni fatte noi abbiamo la certezza che se un giocatore è in fuga e gli inseguitori mangiano il più debole la partita è segnata.

    Penso che questo lo sanno tutti i giocatori esperti. ..cosa succede se però ad un certo punto lo capiscono tutti compresi i neofiti?

    Come fai a farglielo capire? Lo dimostri (intellego ut credam )------>formule ------->sperimentazione /applicazione ----->apprendimento a cascata

    Non è detto...faccio un esempio di un game challenge fatto ieri...in america nord c'erano tre giocatori e uno dei tre poteva approfittare del momento di debolezza di un altro giocatore che si stava giocando il game...il terzo era fuori dai giochi sin dai turni principali, con oceania chiusa ma ridotto a 6 territori...io non ero in america e non potevo entrarci...se il primo fosse stato più scaltro e avesse forzato, anche rischiando di non riuscire a togliere il secondo da quel punto della plancia, molto probabilmente avrebbe vinto, perchè sarebbe andato troppo avanti a punti...si è fatto prendere dalla pietà e non ha approfittato...quindi ha perso.
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  8. #108
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    Re: L’arte della guerra: per un approccio filosofico-scientifico al Gioco del Risiko

    Quote maskass ha scritto: Visualizza il messaggio
    Ora faccio l'avvocato del diavolo: ma non è che stai solo "rinominando" concetti già noti a qualunque giocatore di livello medio/alto?
    Quoto questa frase in particolare perché mi sfugge l'essenza del "diavolo": semplificare, rinominare, e divulgare ai "neofiti" concetti già noti a un "esperto" di livello medio/alto è l'essenza di qualunque progetto di formazione.

    Quello che continua a sfuggirmi, e lo dico senza intenzioni polemiche (promesso ) è il perché questo intento formativo, che è parte essenziale del "progetto Terni" che mi ha personalmente entusiasmato, sia stato in sé oggetto di critiche, talvolta persino molto aspre, in questa discussione.

    Ogni cosa che è oggetto di didattica può anche essere imparata in modo spontaneo, certo: ma penso che in ogni ambito del sapere umano si faccia prima e meglio a imparare se si impara dagli esperti. Per fare l'esempio più immediato che mi viene in mente, visto che stamani ho passato un'ora a spiegare il modo condizionale a due studentesse americane, certo si può imparare la declinazione e l'uso del condizionale nell'italiano anche semplicemente per osmosi, ma non è che farsi una lezione di grammatica fa male. Checché ne pensi qualcuno

    Quindi... dov'è il problema se lo si fa nel gioco del Risiko?

    Si dialoga. E si dialoga camminando; via via. No? Scrivere; e poi leggere. Ricordi, amico mio? Si racconta che le lettere dell'alfabeto furono inventate da Mercurio, capostipite e nonno di bugiardi e re dei ladri, vedendole nel volo delle gru. Uno scherzo, non credi? (in tua memoria, Picchi)
  9. #109
     T. Col. C.te
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    Re: L’arte della guerra: per un approccio filosofico-scientifico al Gioco del Risiko

    Quote nebula ha scritto: Visualizza il messaggio
    Non è detto...faccio un esempio di un game challenge fatto ieri...in america nord c'erano tre giocatori e uno dei tre poteva approfittare del momento di debolezza di un altro giocatore che si stava giocando il game...il terzo era fuori dai giochi sin dai turni principali, con oceania chiusa ma ridotto a 6 territori...io non ero in america e non potevo entrarci...se il primo fosse stato più scaltro e avesse forzato, anche rischiando di non riuscire a togliere il secondo da quel punto della plancia, molto probabilmente avrebbe vinto, perchè sarebbe andato troppo avanti a punti...si è fatto prendere dalla pietà e non ha approfittato...quindi ha perso.
    Perfetto. ..la situazione che descrive con il nostra conteggio degli equilibri è probabilmente meno sbilanciata di quanto possa sembrare apparentemente.
    Io paolo di situazioni dove c'è una vera fuga, quando il terzo cannibalizza il quarto, automaticamente il secondo, il terzo e il quarto hanno quasi sicuramente perso.
    Poi non saprei. ..non ho visto la plancia e gli equilibri e una chall ha in più anche il fattore tempo. ..
  10. #110
     T. Col. C.te
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    Re: L’arte della guerra: per un approccio filosofico-scientifico al Gioco del Risiko

    Quote lucius ha scritto: Visualizza il messaggio
    Perfetto. ..la situazione che descrive con il nostra conteggio degli equilibri è probabilmente meno sbilanciata di quanto possa sembrare apparentemente.
    Io paolo di situazioni dove c'è una vera fuga, quando il terzo cannibalizza il quarto, automaticamente il secondo, il terzo e il quarto hanno quasi sicuramente perso.
    Poi non saprei. ..non ho visto la plancia e gli equilibri e una chall ha in più anche il fattore tempo. ..
    *parlo

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