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Discussione: L’arte della guerra: per un approccio filosofico-scientifico al Gioco del Risiko
  1. #11
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    Re: L’arte della guerra: per un approccio filosofico-scientifico al Gioco del Risiko

    Quote delaunay ha scritto: Visualizza il messaggio
    Cari e care risikist*,

    fra le tante discussioni di politica e costume che ormai - lo ammetto - mi annoiano molto, vorrei aprire questo thread nella speranza di "sfonfare" un po' il forum con qualche riflessione 'filosofica' sul giuoco del Risiko.

    Di recente, infatti, in cerca di ispirazione per una battaglia personale e legale che sto intraprendendo, mi sono trovata a (ri)leggere qualche testo di strategia, fra cui il classicissimo "L'arte della guerra” di Sun Tzu. Se la causa “nel mondo reale” per cui cerco ispirazione non è qui pertinente, non ho potuto non vedere, seppure con una certa malinconia, la grande rilevanza che questo classico così moderno ha per il gioco del Risiko – o meglio potrebbe avere.

    Si vedano p.e. i seguenti paragrafi, tratti dal primo capitolo del libro, dedicato ai "Piani strategici" (metto sotto spoiler per chi s'annoia a leggere classici):

    3. L'arte della guerra si regge su cinque imprescindibili fattori i quali debbono essere tenuti in considerazione nelle proprie decisioni quando si cerca di determinare le condizioni prevalenti sul campo.

    4. Essi sono a) La legge morale b) il Cielo c) la Terra d) il Comando e) Metodo e disciplina

    5. La Legge Morale fa sì che la gente sia in pieno accordo con il suo sovrano, fa sì che essa lo segua senza riguardo della vita e senza temere alcun pericolo.

    6. Il Cielo significa la notte e il giorno, il freddo e il caldo, il tempo e le stagioni.

    7. La Terra concerne le distanze, grandi e piccole; il pericolo e le sicurezza; il terreno aperto e i passaggi stretti; le possibilità di vita o di morte.

    8. Il Comando riguarda le virtù di saggezza, sincerità, benevolenza, coraggio e rigore

    9. Per Metodo e Disciplina bisogna intendere l'ordinamento dell'esercito nella sua propria suddivisione, le divisioni di rango tra gli ufficiali, la manutenzione dele strade affinché i rifornimenti possano raggiungere l'armata, il controllo delle spese militari.

    10. Questi cinque punti dovrebbero essere familiari a ogni generale: colui che li conosce sarà vittorioso; colui che non li conosce fallirà.

    11. Perciò, nelle deliberazioni, quando si cerca di determinare le condizioni dell'azione militare, occorre usarli come paradigmi, in questo modo:

    12. a) Quale dei due regni è imbevuto della Legge Morale?
    b) Quale dei due generali è più abile?
    c) Dove risiedono i vantaggi derivanti dal Cielo e dalla Terra?
    d) Da quale parte la disciplina è maggiormente osservata?
    e) Quale esercito è più forte?
    f) Da quale parte si trovano gli ufficiali e gli uomini meglio addestrati?
    g) In quale esercito c'è maggiore fermezza al riguardo delle punizioni e delle ricompense?

    13. Per mezzo di queste sette considerazioni io posso prevedere la vittoria o la sconfitta.


    Al di là delle questioni personali, nel leggere righe come queste non posso che "zompare" a tradurle in termini risikistici, sicché mi vengono alla mente domande intellettualoidi delle mie, come - tanto per fare due esempi:

    a) Come si traduce questa famigerata "legge morale" nel mondo del risiko? Di certo non può essere il "regolamento" in senso standard, dove la morale ha una funzione fra il minimo e l'inesistente... forse si parla di quel famigerato "galateo" non scritto cui ci si appella con foga – e con risultati contraddittori - soprattutto quando si tocca l'argomento "cartina" o "kingmaking"?

    b) Se la plancia e i carri rappresentano senza dubbio la Terra, mi incuriosisce che pure i dadi siano inseriti qui ("le possibilità di vita e di morte" non possono a mio parere essere, in termini risikistici, altro che i dadi) piuttosto che nel Cielo. Forse gli elementi del "Cielo" potrebbero essere il turno di gioco, gli obiettivi e i punti iniziali? Ma allora perché questa distinzione, se sempre di elementi puramente aleatori si tratta?

    Ecco, nel pormi domande di questo genere restavo, fino a poco fa, con addosso un gran senso di isolamento e in balìa di una certa mestizia; perché mi pareva (e mi pare ancora) terribilmente diffusa non solo l'idea che il Risiko sia un gioco dove "il più bravo" è quello che picchia più forte, ma pure il pregiudizio che organizzare partite "didattiche" sia inutile e noioso.

    Avevo provato a proporre "giornate didattiche" di questo tipo a Firenze, fuori ranking, forse un paio di anni fa, ma mi è parso chiaro che non "tirassero" per nulla. Qualcuno mi ha pure bollato di "maestrina" per questa insistenza sulla didattica - simpaticamente, non c'era nessun intento offensivo - per cui a un certo punto ho lasciato semplicemente perdere. Pensavo di essere la sola a voler giocare per allenare la mente e imparare a gestire la rabbia, anziché per scalare il posto in ranking e guadagnarsi un posto al CNS.

    Di recente, tuttavia, mi sono mi sono ritrovata quasi per caso a giocare una partita ospite del club di Terni da poco rifondato, "Li Draghi".

    Quello che ho visto e quello che ho sentito mi è piaciuto moltissimo, e mi sono sentita meno sola. Ho trovato lo spirito "didattico" e (moderatamente) anti-ranking che cercavo, e sono stata molto soddisfatta nello scoprire che pure "reclute" che giocano da pochi mesi giocavano CON LA TESTA. Pensando. Con una strategia, condivisibile o meno. Reclute che giocavano BENE - per quelli che sono i miei standard, ovviamente, che come metro guardano all’uso pensante della testa.

    Sono rimasta sorpresa, e contenta, perché l'uso pensante della testa mi pare merce divenuta rara, ultimamente. E non certo solo nel mondo del Risiko.

    Intendiamoci: questo messaggio non vuole essere un flame. Ognuno, in linea di principio, gioca come vuole: e non sto dicendo che lo "spirito da classifica" sia di per sé sbagliato e lo "spirito didattico-artistico-scientifico" sia di per sé giusto.

    A me, tuttavia, il secondo piace di più. E a quanto pare non sono la sola "maestrina dalla penna rossa" a pensarla così. Per cui apro questa discussione non solo per fare tanti applausi ai Draghi, ma per chiedere a tutta la community... non è che si potrebbe provare a parlarne?

    Di strategia e visione di gioco, intendo, di didattica, di Sun Tzu o il Bushido applicati al Risiko, di filosofia del Risiko, di antropologia del Risiko, di etica (scusate la 'parolaccia') del Risiko?

    ...e aggiungo: si potrebbe parlarne da adulti, in tono civile, senza tirarsi subito pesci e fango e insulti addosso in stile rissa da stadio "piddini" vs. "grillini", RCU tizio contro RCU caio, che di questa roba se ne vede già abbastanza?

    Mi piacerebbe molto. Ma forse è un'utopia.
    A prescindere dal risiko è una lettura che consiglierei a tutti ..anche una lettura leggera e fugace va a valorizzare concetti di cui ..chi più chi meno ha già padronanza e concezione.
    Una lettura più profonda e ripetuta và poi a far traslare da ciò che è un mero Trattato sulla Guerra a ciò che sarà l'approccio ed il pensiero sull'affrontare varie dinamiche della vita.

    Sulla didattica non saprei ..sicuramente ci sarebbe da formare prima coloro i quali dovrebbero poi infondere gli insegnamenti e sarebbero loro lo zoccolo duro
    per i neofiti che approcciano al risiko sarebbe molto più semplice.

    Un percorso educativo e graduale, penso porterebbe molti benefici in termini strategici e di comprensione del risiko.
    Base di partenza sicuramente dovrebbe essere il concetto di vittoria in senso stretto ..la vittoria deve essere mero vettore che muove il gioco
    a mio avviso ..il risiko è un gioco molto particolare che crea dinamiche psicologiche importanti.. un buon giocatore di risiko è colui che riesce a dare credibilità ad ogni scelta che effettua sulla plancia
    e può sostenerne i vantaggi e le conseguenze che ne derivano.

    I limiti di questo gioco sono l'ego e l'egoismo. Il livello dei giocatori si alza solo attraverso la condivisione ed il confronto che entra nel merito delle scelte.
    La vera vittoria stà li ..nel percorso che si compie per ottenerla con gli altri ed attraverso gli altri ..il risultato finale non ha importanza nel game appena concluso
    la sua importanza trova senso nel divenire ..perchè a quello si tende ..giocare per vincere ..tempo presente proiezione futura
    Yippee Ki Yay Motherfucker

    Coloro che non sono del tutto consapevoli dei danni derivanti dall'applicazione delle strategie non possono essere neppure consapevoli dei vantaggi derivanti dalla loro applicazione.
    Sun Tzu
  2. #12
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    Re: L’arte della guerra: per un approccio filosofico-scientifico al Gioco del Risiko

    Quote SunTzu540ac ha scritto: Visualizza il messaggio
    A prescindere dal risiko è una lettura che consiglierei a tutti ..anche una lettura leggera e fugace va a valorizzare concetti di cui ..chi più chi meno ha già padronanza e concezione.
    Una lettura più profonda e ripetuta và poi a far traslare da ciò che è un mero Trattato sulla Guerra a ciò che sarà l'approccio ed il pensiero sull'affrontare varie dinamiche della vita.

    Sulla didattica non saprei ..sicuramente ci sarebbe da formare prima coloro i quali dovrebbero poi infondere gli insegnamenti e sarebbero loro lo zoccolo duro
    per i neofiti che approcciano al risiko sarebbe molto più semplice.

    Un percorso educativo e graduale, penso porterebbe molti benefici in termini strategici e di comprensione del risiko.
    Base di partenza sicuramente dovrebbe essere il concetto di vittoria in senso stretto ..la vittoria deve essere mero vettore che muove il gioco
    a mio avviso ..il risiko è un gioco molto particolare che crea dinamiche psicologiche importanti.. un buon giocatore di risiko è colui che riesce a dare credibilità ad ogni scelta che effettua sulla plancia
    e può sostenerne i vantaggi e le conseguenze che ne derivano.

    I limiti di questo gioco sono l'ego e l'egoismo. Il livello dei giocatori si alza solo attraverso la condivisione ed il confronto che entra nel merito delle scelte.
    La vera vittoria stà li ..nel percorso che si compie per ottenerla con gli altri ed attraverso gli altri ..il risultato finale non ha importanza nel game appena concluso
    la sua importanza trova senso nel divenire ..perchè a quello si tende ..giocare per vincere ..tempo presente proiezione futura
    Mi sorprende che tale osservazione venga da un giocatore challenger(dove parlare do gruppi sociali e didattica sarebbe follia ) ma mi fa piacere.
    Uno dei nostri mantra è giocare per giocare bene,per il gusto della bella giocata,e la vittoria è solo una conseguenza di più fattori.
    Avete presente quella sensazione quando vinci o perdi una partita giocata bene da tutti e 4 i giocatori?
    Fare didattica significa questo. ..
    Guardate i nostri ultimi campionati come sono equilibrati,a rotazione vincono tutti.....rarissimo trovare una partita brutta o malgiocata (mentre vedo spesso game inguardabili in tornei maggiori).
    C'è la diffusa convinzione che a Risiko vince chi picchia di più ma noi abbiamo la certezza che se i giocatori sono preparati questa certezza non è più tale e di solito vince sempre chi è più scientifico.




  3. #13
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    Re: L’arte della guerra: per un approccio filosofico-scientifico al Gioco del Risiko

    Buonasera a tutti e ciao Margherita.Molti di voi nemmeno mi conoscono,visto che faccio parte del mondo del Risiko! da pochissimo,ma facente parte del club di Terni mi è sembrato doveroso intervenire. In primis mi fa piacere che sia piaciuto il nostro spirito e,ripeto,non conoscendo a fondo il mondo di questo gioco,non mi permetto di giudicare l'approccio al suddetto degli altri club,ma mi limito a prendere in considerazione il nostro.
    Nati da poco più di un anno,avente a capo un giocatore esperto quale lucius,ci siamo affidati ai suoi insegnamenti, partendo soprattutto da un'idea di gioco, inteso proprio come divertimento, come una"scusa"per incontrarci, giocare,accogliere nuova gente e darci anche a qualche serata,perche no,un po goliardica.
    Quello che è il merito più grande di Lucio è stato quello di farci capire che il gioco del Risiko! è si fatto di logica,numeri,obiettivi e tutto ciò che già sapete e che è ridondante stare qui ad elencare,ma è soprattutto un qualcosa che si impara pian piano,perché non tutti hanno le stesse capacità di comprendere tutto e subito(sarebbe una cosa alquanto assurda pretenderla,d'altronde)...
    Il suo metodo mette in primo piano il fatto che siamo tutti uguali,nessuno è più bravo di un altro e che chiunque può diventare un top player.Tutti possiamo avvicinarci al gioco e diventare bravi,ma ciò non significa che escludiamo dal gruppo chi viene solo a farsi una partita ogni tanto,chi se ne frega delle classifiche o chi ogni volta che gioca è e resterà sempre una mina in plancia.Quello che piace del nostro gruppo,e credo,anzi sono certa,di parlare a nome della stragrande maggioranza(parolone!,considerando che non siamo un numero esagerato)dei membri del club di Terni, è il voler imparare continuamente in un ambiente dove l'agonismo viene messo in secondo luogo,e ciò ci permette di godere appieno del gioco creando altresì un ambiente accogliente,dove anche direttamente sulla plancia,si avverte un senso di eticità fruibile da tutti,esperti e neofiti.
    Non sto qui a dire che il nostro metodo sia il migliore di tutti,ma credo che alla base di ogni gioco che si rispetti debba esserci l'etica,che ti permette,a fine partita di alzarti e complimentarti col vincitore ma anche con chi,al tavolo,pur non avendo vinto,ha giocato con onore e rispetto suo e degli avversari,fino alla fine!
  4. #14
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    Re: L’arte della guerra: per un approccio filosofico-scientifico al Gioco del Risiko

    Quote SunTzu540ac ha scritto: Visualizza il messaggio
    La vera vittoria stà li ..nel percorso che si compie per ottenerla con gli altri ed attraverso gli altri ..il risultato finale non ha importanza nel game appena concluso
    la sua importanza trova senso nel divenire ..perchè a quello si tende ..
    Queste parole racchiudono, secondo me perfettamente, quello su cui un club dovrebbe lavorare.
    Se si vuole dare una forma a concetti particolari mai confinati e misurabili come etica, sportività, crescita personale e di gruppo e legge morale (provo a rispondere ad uno dei quesiti posti da Margherita), tenendo presente questo concetto ci si può provare.
    Detto che leggerò sicuramente con grande interesse tutto il materiale che li Draghi metteranno a disposizione dei curiosi, ho sempre considerato inutili, anche io come altri, la promozione di partite esclusivamente didattiche se queste vengono intese come giocate tra il professore e gli alunni.
    Per carità, nel mio cammino da ex responsabile di club ho provato anche questo, ma l'esperienza derivata dai risultati ottenuti mi porta ora a ribadire quel che ho appena affermato.
    Siamo davvero e per fortuna tutti estremamente diversi e convincere i nostri compagni di gioco meno esperti sul fatto che noi non sbagliamo e abbiamo la verità rispetto a loro è quanto di più controproducente possa essere per un gruppo che aspira ad essere il più vasto e sereno possibile.
    Tanto, riportando quanto si sente spesso dire, c'è quello che non ascolterà mai, quello a cui non interessa nemmeno evolversi, quello che si offende, quello che arriva stanco o incaxxato alla partita della sera. Poi ci siamo e arriviamo noi che non mettiamo nemmeno in dubbio che i nostri consigli, accuse, rimproveri possano essere sbagliati e facciano magari scappare le persone.
    Tralasciando per ora aspetti emotivi del gioco in se ed altre caratteristiche troppo soggettive della singola persona, trovo che i più grandi miglioramenti nell'approccio alla partita, al suo svolgimento e nel rapporto che di conseguenza si crea tra i giocatori, si ottengano nella condivisione delle esperienze con un più persone possibili.
    La fortuna che possono avere i diversi club nel creare interscambio di esperienze tra i "propri" giocatori è davvero enorme per un processo di crescita. Quelli che purtroppo non hanno gli stessi mezzi devono probabilmente sperare in un rinnovo continuo e lavorare molto anche per questo fine.
    Volevo trovare in quanto scritto da Lucio, qualcosa che legittimasse questa mia convinta convinzione e l'ho trovata tra le altre cose in questa frase:
    Il nostro sano agonismo e la voglia di vincere viene riservata per tornei ufficiali del circuito, dove siamo quasi sempre presenti,numerosi ed entusiasti, anche se il club è nato da poco ed è piccolo al cospetto di storiche realtà delle città metropolitane.
    Per darmi ragione ora che ne ho bisogno voglio pensare che quando da Terni ci si sposta verso altre città ci si porti con se esperienze e "miglioramenti" maturati all'interno del proprio covo ma che allo stesso tempo al ritorno a casa ci sia modo di condividere quanto appreso giocando contro altri giocatori con cui non ci si siede al tavolo abitualmente.
    Lo "stile di vita" del club ternano è sicuramente affascinante e andrebbe per me personalmente approfondito per quanto concerne il discorso comunità nella community.
    Ovvio che anche solo imitarne questo aspetto richiede un tempo a disposizione non indifferente all'interno della settimana di un nucleo importante affinché chi invece di tempo libero ne ha poco trovi sempre quel clima accogliente di cui abbiamo ora testimonianza.
    Vi ho annoiato abbastanza, continuerò a leggere con interesse questa discussione.
    "Le chiaviche della mia stanza sono anche le tue!" (cit)
  5. #15
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    Re: L’arte della guerra: per un approccio filosofico-scientifico al Gioco del Risiko

    Quote momocao ha scritto: Visualizza il messaggio
    Queste parole racchiudono, secondo me perfettamente, quello su cui un club dovrebbe lavorare.
    Se si vuole dare una forma a concetti particolari mai confinati e misurabili come etica, sportività, crescita personale e di gruppo e legge morale (provo a rispondere ad uno dei quesiti posti da Margherita), tenendo presente questo concetto ci si può provare.
    Detto che leggerò sicuramente con grande interesse tutto il materiale che li Draghi metteranno a disposizione dei curiosi, ho sempre considerato inutili, anche io come altri, la promozione di partite esclusivamente didattiche se queste vengono intese come giocate tra il professore e gli alunni.
    Per carità, nel mio cammino da ex responsabile di club ho provato anche questo, ma l'esperienza derivata dai risultati ottenuti mi porta ora a ribadire quel che ho appena affermato.
    Siamo davvero e per fortuna tutti estremamente diversi e convincere i nostri compagni di gioco meno esperti sul fatto che noi non sbagliamo e abbiamo la verità rispetto a loro è quanto di più controproducente possa essere per un gruppo che aspira ad essere il più vasto e sereno possibile.
    Tanto, riportando quanto si sente spesso dire, c'è quello che non ascolterà mai, quello a cui non interessa nemmeno evolversi, quello che si offende, quello che arriva stanco o incaxxato alla partita della sera. Poi ci siamo e arriviamo noi che non mettiamo nemmeno in dubbio che i nostri consigli, accuse, rimproveri possano essere sbagliati e facciano magari scappare le persone.
    Tralasciando per ora aspetti emotivi del gioco in se ed altre caratteristiche troppo soggettive della singola persona, trovo che i più grandi miglioramenti nell'approccio alla partita, al suo svolgimento e nel rapporto che di conseguenza si crea tra i giocatori, si ottengano nella condivisione delle esperienze con un più persone possibili.
    La fortuna che possono avere i diversi club nel creare interscambio di esperienze tra i "propri" giocatori è davvero enorme per un processo di crescita. Quelli che purtroppo non hanno gli stessi mezzi devono probabilmente sperare in un rinnovo continuo e lavorare molto anche per questo fine.
    Volevo trovare in quanto scritto da Lucio, qualcosa che legittimasse questa mia convinta convinzione e l'ho trovata tra le altre cose in questa frase:
    Il nostro sano agonismo e la voglia di vincere viene riservata per tornei ufficiali del circuito, dove siamo quasi sempre presenti,numerosi ed entusiasti, anche se il club è nato da poco ed è piccolo al cospetto di storiche realtà delle città metropolitane.
    Per darmi ragione ora che ne ho bisogno voglio pensare che quando da Terni ci si sposta verso altre città ci si porti con se esperienze e "miglioramenti" maturati all'interno del proprio covo ma che allo stesso tempo al ritorno a casa ci sia modo di condividere quanto appreso giocando contro altri giocatori con cui non ci si siede al tavolo abitualmente.
    Lo "stile di vita" del club ternano è sicuramente affascinante e andrebbe per me personalmente approfondito per quanto concerne il discorso comunità nella community.
    Ovvio che anche solo imitarne questo aspetto richiede un tempo a disposizione non indifferente all'interno della settimana di un nucleo importante affinché chi invece di tempo libero ne ha poco trovi sempre quel clima accogliente di cui abbiamo ora testimonianza.
    Vi ho annoiato abbastanza, continuerò a leggere con interesse questa discussione.
    Vedrai che quando il materiale sarà pubblico (è coperto da copyright) anche la tua comprensibile diffidenza verso la didattica muterà.
    Poi non voglio essere ripetitivo ma un conto è che arrivo al club e dico <<dato che io sono più bravo ora vi insegno io>>...altra cosa se è il club è inteso come una palestra dove ci si allena reciprocamente.
    Infine avere un codice(il manuale) da la possibilità di affrontare le diverse strategie e le conseguenti analisi in maniera oggettiva e quindi non alla mercé degli umori di formatori e utenti.
    Questo vale per il gioco quanto per i comportamenti extra gioco.
    Per questo servono codici comportamentali quanto quelli strategici e uno non dovrebbe prescindere l'altro.
    Last but not least i formatori non devono agire mossi da autorità ma da autorevolezza ma anche questo sta alla base del nostro approccio sociale che ci piacerebbe discutere, approfondire e discutere con tutti voi.
    Per il resto hai capito alla perfezione il senso della nostra prospettiva e ti ringrazio per la curiosità e gli apprezzamenti.
  6. #16
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    Re: L’arte della guerra: per un approccio filosofico-scientifico al Gioco del Risiko

    Quote lucius ha scritto: Visualizza il messaggio
    Ciao Margherita :, le tue parole ci fanno molto felici


    Io come te, ho giocato in altri Club e seppure sia sempre stato bene ovunque ho sempre pensato ad un Club come qualcosa di leggermente diverso da quanto avevo già vissuto, e quando si è presentata la nuova possibilità di avere un Club a Terni ne ho parlato con gli altri compagni d'avventura i e abbiamo sviluppato questo modello:


    1-Il Club deve essere ACCOGLIENTE e “DEMILITARIZZATO”.
    Non solo tutti sono sempre i benvenuti, ma diamo la possibilità di fare attività praticamente 7 giorni su 7 e di poter partecipare anche se non si è residenti.
    Inoltre,facciamo una netta distinzione tra l'attività interna e quella del circuito nazionale: i tornei e gli appuntamenti interni sono“demitarilizzati” (non ci fraintendete, sono seri, appassionanti e sentiti), nel senso che hanno un punteggio ranking generale molto basso e regole molto elastiche (vedi la possibilità di giocare anche in giorni diversi dall'appuntamento fisso settimanale, il famigerato ghost vivente, chiacchiera libera, ecc ecc).
    Il nostro sano agonismo e la voglia di vincere viene riservata per tornei ufficiali del circuito, dove siamo quasi sempre presenti,numerosi ed entusiasti, anche se il club è nato da poco ed è piccolo al cospetto di storiche realtà delle città metropolitane


    2-Quando si gioca al club l'importante non è mai la classifica ma giocare il più possibile e meglio possibile pertanto l'approccio alla partita è sempre più didattico che agonistico, e questo vale sia per i giocatori più esperti che per i neofiti;
    Se si comprende meglio il gioco il divertimento e la partecipazione è senz'altro maggiore.
    I tornei interni devono servire solo per socializzare, divertirsi mentre si migliora....L’approccio didattico che usiamo si sviluppa su tre vettori:


    a)ANALITICO-DIDATTICO. La prospettiva qui è mutuata dal mondo degli scacchi (analisi delle partite, studio della strategia, slides,manuali - un nostro membro più esperto sta preparando un manuale unico nel suo genere), e ogni 3,4 mesi circa proponiamo del nuovo materiale didattico ( in pillole come suggeriva cornetto) a tutti i ragazzi (materiali che per comprensibili motivi per ora rimarranno chiusi nelle mura della nostra sede, ma che saranno presto a disposizione di tutti gli appassionati) su cui ci confrontiamo sulla plancia nel periodo successivo.
    Questo lavoro “scientifico” è frutto dell'esperienza di alcuni di noi e della passione di tutto il gruppo, e vi posso assicurare che i risultati sono semplicemente evidenti e straordinari. I “nuovi”capiscono subito la bellezza del gioco, si appassionano, e già dopo pochi mesi la loro crescita è esponenziale, giocano tutti "leggendola plancia e gli equilibri", giocano nella maniera più"scientifica possibile".
    A questo proposito do per scontato che tutti convengano che il RisiKo! non sia un gioco solo di alea, ma soprattutto un gioco di strategia , psicologia e lucidità mentale.
    Noi al Club ripetiamo sempre che ci sono 100 modi diversi per vincere la stessa partita e 1000 per perderla ma anche che ci sono mosse oggettivamente giuste o sbagliate e stiamo creando un manuale per codificarle tutte, necessario e propedeutico per avere un apprendimento collettivo e a cascata ( motivo per cui la storia di quello che non è interessato non quaglia!)
    In soldi spicci , bisogna parlare la stessa lingua dell'ipotetico interlocutore per poter avere un confronto costruttivo.
    Il nostro metodo non è ne invasivo ne noioso ( la parola risiko scientifico può spaventare ma significa solo conoscenza) , non mettiamo i ragazzi sui banchi di scuola ma diamo la possibilità loro di imparare mentre giocano ma ciò è possibile solo se si da un peso e un fine diverso alle partite interne.
    Questo metodo insieme all'accoglienza di cui sopra fa si che tutti i nuovi si innamorino "in profondità" del gioco e del gruppo e che nessuno si senta totalmente una schiappa....ne ch qualcuno debba necessariamente fare 2000 partite prima di diventare bravo....



    b)PSICOLOGICO-ETICO. iI gioco del risiko parla della vita reale: è un gioco stupendo ma come gli scacchi è un gioco di guerra, di rapporti di forze, dove la determinazione psicologica incide molto e dove ci possono essere comportamenti ludicamente cattivi, poco etici, o semplicemente sconvenienti, pertanto bisogna essere capaci di gestire emozioni diverse tra loro.
    Faccio qualche breve esempio pratico: 'come ci si comporta quando ti stanno“tirando botte”, quando c’è un giocatore che sta uccidendo la partita? E’ “etico” o è solo conveniente che i “deboli” si coalizzino? E' “giusto”, è “stupido” giocare solo sul proprio obiettivo disinteressandosi di cosa succede altrove(egoismo/altruismo)?
    Come ci si approccia al gioco e alla competizione? Come si reagisce in situazioni di pressione psicologica? Come ci si comporta quando si viene presi di mira?


    c)-SOCIALE.Il Club non è solo come un posto dove vai a tirare 3 dadi, ma dovrebbe essere una piccola realtà sociale. La storia delle dottrine sociali ci insegna che in piccole comunità ,quali possono essere un Club o una community, è più semplice riprodurre un modello sociale positivo ed inclusivo anche se in piccolissima scala.
    In una società giusta c'è solidarietà
    In una società giusta si condivide spesso il cibo e non solo, come se fosse un rito eucaristico.
    In una società ricca si interagisce al di là dell'interesse specifico e si cura il benessere delle persone che vi fanno parte senza esclusioni.
    In una società Ci deve essere democrazia reale e partecipazione per spicciola che sia....

    -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
    Lavorare sui punti b) e c) significa essere certi dell'efficacia del punto a):.in un ambiente sereno e non competitivo è possibile imparare e diventare sempre più bravi, ed è possibile vivere il gioco in una maniera equilibrata ma allo stesso tempo divertente, tramite il gioco è anche possibile in una certa misura essere delle persone migliori, magari non tutti hanno le stesse condizioni o la voglia che abbiamo ora noi potrebbe contestare qualcuno, ma quello che vorremmo fare, se c'è da parte di qualcuno la curiosità,è solo condividere con voi qualche nostra esperienza, poi sarete voi a farne l'uso che riterrete più giusto.
    Nonè necessario essere lo stratega più preparato possibile pergiocare...
    Non è obbligatorio giocare con “metodo”.
    Non è obbligatorio affrontare il gioco nella maniera più serena possibile e in maniera "etica" ...
    Non è obbligatorio che un Club sia anche una rete sociale ideale (anche se dovrebbe comunque essere un posto vivibile da tutti, questo si!)....
    Ma se ci sono queste 3 cose nasce la magia e questo gioco diventa ancora più bello e godibile....


    Insomma se avete voglia di approfondire l'argomento io e tutti gli altri amici del Club siamo pronti a rispondere alle vostre domande portandovi la nostra esperienza...


    Altrimenti dimostreremo i risultati in plancia.




    Lucio Micheli aka Lucius

    Ambasciatore RCU Li Draghi Terni





    ps per le osservazioni che sono state mosse :
    -io fino a ieri facevo il formatore di professione e non sono l'unico ad avere competenze in materia,senza false modestie siamo bravi, ma non serve una laurea per avere un risultato comunque apprezzabile, solo un pò di curiosità nel capire meglio il gioco e le sue dinamiche strategicopsicologiche ...il miglior metodo in un club è sempre quello a cascata ( ci sono velocità e livelli di apprendimento necessariamente diversi tra loro), quindi i primi ad imparare trasmetteranno agli altri che asua volta lo trasmetteranno ad altri ancora, ma questo è possibile solo se gli appuntamenti sono poco agonistici.
    Nella formazione , e concordo nel dire che Barbara ha dato un immagine alquanto vetusta e lontana.
    Se l'argomento è valido e interessante ma non fa presa la colpa è del formatore e non dell'argomento.
    Non tutti Club hanno le capacità e il bagaglio per farlo? No problem, siamo qui proprio per condividere con voi.
    Anche il nostro manuale ( che ovviamente fa la differenza) presto sarà a disposizione di tutti coloro lo vorranno.
    -Non tutti hanno la possibilità di giocare più volte a settimana come facciamo noi? no problem, il processo d'apprendimento sarà solo più lento ma comunque garantito
    -C'è chi viene solo per tirare dadi e scappare dal compagno e dai figli per 2 ore?no problem, sarà ancora più felice di un clima meno agonistico e ti certifico che più lentamente , ma con il metodo a cascata, migliora anche lui....
    -C'è quello che si picca?no problem , la nostra formazione insegna anche come gestire queste emozioni, dove non funziona è evidente che c'è un individuo che non è adatto ad un ambiente ludico e sociale sano
    -C'è chi comunque non interessa? no problem , mica devi obbligare nessuno , ma ti assicuro che dei nostri non c'è mezza persona che non ha insistito per avere tutto il materiale e magari qualche lezione pratica
    -E' INDIFFERENTE SE IL FORMATORE E' AL TAVOLO O FUORI , CON IL METODO A CASCATA E CON IL BAGAGLIO TECNICO UGUALE PER TUTTI, SONO TUTTI FORMATORI , LA FORMAZIONE SI MANIFESTA NEL CONFRONTO ED E' PRESENTE IN OGNI MOMENTO DEL CLUB
    -PIù gente al club arriva se lavori sul territorio ( pubblicità) e se quando vengono trovano un posto accogliente , sano e divertente, quindi capirete da voi che un clima troppo agonistico va nella esatta direzione contraria ed opposta( non a caso il problema della nostra community e dei club è sempre stato quello di essere un ambiente di nicchia)
    -Migliora di più uno che gioca 1 volta al mese ma con un metodo didattico di uno che gioca 8 volte al mese ma senza alcuna cognizione ( anche questo già sperimentato).


    Non sto facendo demagogia ma semplicemente riportando esperienze dirette..
    giacomo lazzari
  7. #17
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    Re: L’arte della guerra: per un approccio filosofico-scientifico al Gioco del Risiko

    Quote lucius ha scritto: Visualizza il messaggio
    Mi sorprende che tale osservazione venga da un giocatore challenger(dove parlare do gruppi sociali e didattica sarebbe follia ) ma mi fa piacere.
    Uno dei nostri mantra è giocare per giocare bene,per il gusto della bella giocata,e la vittoria è solo una conseguenza di più fattori.
    Avete presente quella sensazione quando vinci o perdi una partita giocata bene da tutti e 4 i giocatori?
    Fare didattica significa questo. ..
    Guardate i nostri ultimi campionati come sono equilibrati,a rotazione vincono tutti.....rarissimo trovare una partita brutta o malgiocata (mentre vedo spesso game inguardabili in tornei maggiori).
    C'è la diffusa convinzione che a Risiko vince chi picchia di più ma noi abbiamo la certezza che se i giocatori sono preparati questa certezza non è più tale e di solito vince sempre chi è più scientifico.
    Il contesto è sicuramente importante ..ma a far la differenza è l'approccio delle persone ..il risiko resta un gioco ma ognuno porta se stesso sulla plancia ed il gioco resta specchio della personalità.
    Online penso il peggior limite stia nel fatto che buona parte approccia per giocare a Risiko e muovere i carri in un contesto molto individualista.. invece che giocare con amici ed in funzione di questi.

    Io in questo senso da quant'è che mi son ritrovato per caso su RD ..ho avuto modo di interagire e creare un gruppetto di 7/8 persone con cui si scherzava ..io in RD ho più trollato che giocato
    non mi sono quasi mai lanciato in un game con player che non conoscevo ..perchè onestamente a me il risiko non piace granchè ..poi da tavolo quasi per nulla ..ma son gusti.
    Nei club ci si avvicina per la passione verso questo gioco ..e quindi l'approccio è sicuramente diverso si crea rapporto più umano che ha ragione di esistere solo in funzione del rispetto reciproco ..ma resta importante il modo di porsi al gioco ed alle persone.


    Per me che sia live o online ..il piacere del gioco resta strettamente correlato all'importanza che si dà alla vittoria.
  8. #18
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    Re: L’arte della guerra: per un approccio filosofico-scientifico al Gioco del Risiko

    Quote momocao ha scritto: Visualizza il messaggio
    Queste parole racchiudono, secondo me perfettamente, quello su cui un club dovrebbe lavorare.
    Se si vuole dare una forma a concetti particolari mai confinati e misurabili come etica, sportività, crescita personale e di gruppo e legge morale (provo a rispondere ad uno dei quesiti posti da Margherita), tenendo presente questo concetto ci si può provare.
    Detto che leggerò sicuramente con grande interesse tutto il materiale che li Draghi metteranno a disposizione dei curiosi, ho sempre considerato inutili, anche io come altri, la promozione di partite esclusivamente didattiche se queste vengono intese come giocate tra il professore e gli alunni.
    Per carità, nel mio cammino da ex responsabile di club ho provato anche questo, ma l'esperienza derivata dai risultati ottenuti mi porta ora a ribadire quel che ho appena affermato.
    Siamo davvero e per fortuna tutti estremamente diversi e convincere i nostri compagni di gioco meno esperti sul fatto che noi non sbagliamo e abbiamo la verità rispetto a loro è quanto di più controproducente possa essere per un gruppo che aspira ad essere il più vasto e sereno possibile.
    Tanto, riportando quanto si sente spesso dire, c'è quello che non ascolterà mai, quello a cui non interessa nemmeno evolversi, quello che si offende, quello che arriva stanco o incaxxato alla partita della sera. Poi ci siamo e arriviamo noi che non mettiamo nemmeno in dubbio che i nostri consigli, accuse, rimproveri possano essere sbagliati e facciano magari scappare le persone.
    Tralasciando per ora aspetti emotivi del gioco in se ed altre caratteristiche troppo soggettive della singola persona, trovo che i più grandi miglioramenti nell'approccio alla partita, al suo svolgimento e nel rapporto che di conseguenza si crea tra i giocatori, si ottengano nella condivisione delle esperienze con un più persone possibili.
    La fortuna che possono avere i diversi club nel creare interscambio di esperienze tra i "propri" giocatori è davvero enorme per un processo di crescita. Quelli che purtroppo non hanno gli stessi mezzi devono probabilmente sperare in un rinnovo continuo e lavorare molto anche per questo fine.
    Volevo trovare in quanto scritto da Lucio, qualcosa che legittimasse questa mia convinta convinzione e l'ho trovata tra le altre cose in questa frase:
    Il nostro sano agonismo e la voglia di vincere viene riservata per tornei ufficiali del circuito, dove siamo quasi sempre presenti,numerosi ed entusiasti, anche se il club è nato da poco ed è piccolo al cospetto di storiche realtà delle città metropolitane.
    Per darmi ragione ora che ne ho bisogno voglio pensare che quando da Terni ci si sposta verso altre città ci si porti con se esperienze e "miglioramenti" maturati all'interno del proprio covo ma che allo stesso tempo al ritorno a casa ci sia modo di condividere quanto appreso giocando contro altri giocatori con cui non ci si siede al tavolo abitualmente.
    Lo "stile di vita" del club ternano è sicuramente affascinante e andrebbe per me personalmente approfondito per quanto concerne il discorso comunità nella community.
    Ovvio che anche solo imitarne questo aspetto richiede un tempo a disposizione non indifferente all'interno della settimana di un nucleo importante affinché chi invece di tempo libero ne ha poco trovi sempre quel clima accogliente di cui abbiamo ora testimonianza.
    Vi ho annoiato abbastanza, continuerò a leggere con interesse questa discussione.
    Per me sulla didattica hai pienamente ragione ..le regole gli obiettivi se si vuole si imparano in una settimana.
    Sulla strategia si può magari dare qualche linea guida ..ma la formulazione di quest'ultima è molto troppo personale.
    Sicuramente serve tempo ..affinchè se ne abbia miglior comprensione ed affinarne le messe in pratica ..ma è il singolo nella sua unicità che la pone in essere.
    Giocando insieme e confrontandosi sulle scelte strategiche fatte si prende e si dà ..a volte ne trai insegnamento a volte se ne fà carta straccia.

    L'approccio scentifico ..può essere anche utile come ogni informazione in qualsiasi contesto ..ma resta limitato ..il risiko è gioco troppo particolare si presta meno rispetto ad altri giochi di strategia.
  9. #19
     T. Col. C.te
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    Re: L’arte della guerra: per un approccio filosofico-scientifico al Gioco del Risiko

    Quote SunTzu540ac ha scritto: Visualizza il messaggio
    Il contesto è sicuramente importante ..ma a far la differenza è l'approccio delle persone ..il risiko resta un gioco ma ognuno porta se stesso sulla plancia ed il gioco resta specchio della personalità.
    Online penso il peggior limite stia nel fatto che buona parte approccia per giocare a Risiko e muovere i carri in un contesto molto individualista.. invece che giocare con amici ed in funzione di questi.

    Io in questo senso da quant'è che mi son ritrovato per caso su RD ..ho avuto modo di interagire e creare un gruppetto di 7/8 persone con cui si scherzava ..io in RD ho più trollato che giocato
    non mi sono quasi mai lanciato in un game con player che non conoscevo ..perchè onestamente a me il risiko non piace granchè ..poi da tavolo quasi per nulla ..ma son gusti.
    Nei club ci si avvicina per la passione verso questo gioco ..e quindi l'approccio è sicuramente diverso si crea rapporto più umano che ha ragione di esistere solo in funzione del rispetto reciproco ..ma resta importante il modo di porsi al gioco ed alle persone.


    Per me che sia live o online ..il piacere del gioco resta strettamente correlato all'importanza che si dà alla vittoria.
    Devi sapere che anche io vengo dall'online , e ho conosciuto il live solo dopo, anche io ho vissuto il periodo dei gruppetti ( noi non eravamo 7/8 ma molti di più) ma come hai ben capito sono dinamiche molto differenti.
    Sinceramente non abbiamo pensato all'online per ora , ma probabilmente avere del materiale
    a disposizione potrebbe aiutare anche in quel mondo ( almeno la parte strategica anche se la nostra didattica non è solo strategia) ma capisci da te che senza una guida formativa e un contesto sociale perderebbe parte della sua efficacia.
    Sicuramente concordo sul valore della vittoria , motivo per il quale ritengo buono in un club, esasperarne il valore il meno possibile....nell'online è impossibile dato che c'è gente che soffre di classifichite anche in dgt, e che gli scazzi sono maggiori del live dato che dietro uno schermo sono tutti più leoni....inoltre l'utenza online è troppo variegata e incontrollabile, quindi giustamente il tuo approccio è applicabile solo se giochi con una cerchia ristretta di amici e giocatori fidati come giustamente facevi te ( non giochi ancora vero?)
  10. #20
     Magg. C.te
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    Re: L’arte della guerra: per un approccio filosofico-scientifico al Gioco del Risiko

    In questo tread molto interessante... Avete già detto quasi tutto. Peró lo spunto piú interessante é quello psicologico del gioco... Che é il fattore piu imprevedibile del gioco... E mi spiego meglio... Anche se uno ha tutta la formazione che vi pare,controllare il proprio istinto durante un game é la cosa più difficile(sopratutto nell on line che come diceva lucio...dietro un pc siamo tutti dei leoni) é mantenere la lucidità.
    Quindi vi chiedo é più semplice imparare a giocare o é più semplice far capire a chi si approccia a questo gioco che si deve imparare ad accettare la sconfitta prima di gustarsi la meritata vittoria?

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