Buongiorno, ho piacere di condividere con voi questo mio romanzo (con un minimo di recensioni autorevoli: qui
https://ilgiornodellanutria.home.blog/ la rassegna stampa integrale) dello scorso anno, in cui per altro ci sono anche passaggi relativi al gioco del Risiko.
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Il rinvenimento d’una nutria scorticata sulla soglia di casa (complotto? minaccia?) scatena una delirante inchiesta su motivazioni e colpevole che si trasforma in un sabba di sogni che divorano sogni, e ogni presenza o interlocutore minaccia di rivelarsi solo un altro fantasma interiore.
[Edoardo Rialti,
Il Foglio]
Il libro di Zandomeneghi sa unire quanto vorremmo credere diviso: la stessa scena, la stessa frase sa strappare una risata ammirata per l’intelligenza e la verità messa a nudo e al tempo stesso farti scostare la testa con un moto di orrore e di ripulsa.
[Edoardo Rialti,
Il Foglio]
Un romanzo sulla perdita del sacro e sulla “scorie mitologiche” (Eliade) su cui edifichiamo ancora giornate e rapporti, che è anche una riflessione su linguaggio e letteratura e un viaggio nelle regioni della colpa.
[Edoardo Rialti,
Il Foglio]
Aleggia un profondo senso religioso – mistico, a voler essere precisi e fedeli al testo – lungo tutta la narrazione: non che il protagonista sia religioso nel senso classico del termine, ma il suo desiderio di disincarnarsi, di risoluzione definitiva dalla contraddizione umana, è la forma più alta di misticismo: è una vera e propria
deificatio.
[Clelia Attanasio,
Il rifugio dell’ircocervo]
La qualità della prosa è uno dei punti di forza del libro; tanto che gli originali costrutti sintattici di Zandomeneghi valgono da soli la lettura.
[Matteo Carriero,
Libri News]
Oltre alla capacità di costruire paragrafi molto complessi e sorprendenti balza all’occhio una rara padronanza del lessico, che spazia dall’aulico allo scatologico immergendosi di continuo nei gerghi specifici.
[Matteo Carriero,
Libri News]
Il giorno della nutria è un romanzo intenso, intessuto di idee e scritto con stile personalissimo e affascinante, che segna l’emergere di un nuovo autore d’interesse nel panorama letterario italiano.
[Matteo Carriero,
Libri News]
Una scrittura solida e colta, che con singolare scioltezza passa con rapidi scatti dalla comicità più grottesca a scene terribilmente intense.
[Massimo Castiglioni,
Dude Magazine]
Un io narrante dai movimenti eccentrici rispetto alla vicenda, esile ma cruda, che invita a seguirlo in un mondo psicotico, intriso di letteratura e filosofia, screziato di una sua cinica e assurda simpatia.
[Alessandro Beretta,
La Lettura]
Il mal di testa cosmico di Aloisi, è bello e affascinante, poeticamente inguaribile.
[Alessandro Beretta,
La Lettura]
Un giallo al contrario che ribalta tutti i cliché sulla provincia italiana, un viaggio all’interno dei territori della coscienza ordinaria, che svela le deformazioni e le aberrazioni del pensiero.
[
Internazionale]
Il giorno della nutria è l'onirica e inquieta storia di uno scontro tra coscienza e incoscienza: un'indagine su un ambiente (famigliare, amicale) e su un io confuso e frastornato dagli alcolici e dai farmaci: è una storia di dipendenze, è la cronaca di un allucinato deragliamento nelle (per le, polverose) rimozioni. È un esordio che può sbigottire – sbigottire e sconcertare.
[Gianfranco Franchi,
Porto Franco]
Fin dalle primissime pagine Zandomeneghi riversa – attraverso la voce di Davide – una quantità impressionante di citazioni in un continuo mescolare l’alto e il basso attraverso una scrittura che sorprende per lo stile, l’estro della fantasia e la capacità – improvvisa sul finale – di convergere verso la tragedia che si cela dietro il deragliamento del suo protagonista
[Fabio Mastrosero,
L’Indiependente]
Ma la letteratura, la filosofia sono solo la faccia illuminata di una scrittura capace di sporcarsi con ogni deiezione, con sangue, con sperma e che oscilla ebbra tra l’ideale e il baratro fisico della propria esistenza corporale.
[Fabio Mastrosero,
L’Indiependente]
Ma una cosa qui è certa: la finzione è al suo massimo, è una febbre, è tempo distorto, percezione obliqua, stallo e refluenza della realtà, sospensione e scarto, accelerazione e abbattimento. Irruenza, reticenza, ira. L’azione è costantemente negata eppure l’accadere è continuo, non è data tregua, siamo in un recinto puramente letterario, con spifferi d’immaginario nerd tra folate speculative che strappano il sipario.
[Stefano Solventi,
Pensierosecondario]
Colpisce difatti l’agilità con cui l’autore si fa beffe di plot, ganci narrativi, svolte adrenaliniche, tutto ciò insomma che di norma – a quanto pare – garantisce un sia pur minimo appeal. Qui invece la trama tende pericolosamente al pretesto puro, è piena di brecce e ventricoli, è il ventre dove nidifica un verminaio spassoso di tesi, sentenze, digressioni.
[Stefano Solventi,
Pensierosecondario]
Sorprende oltremodo in positivo per tratto dissacrante e divertito del suo periodare.
[Daniele Ferriero,
Rumore]
Non si limita noiosamente a restituire un ritratto, ma s’inabissa invece, con la forza della sua prosa ricercatissima e spesso parossistica, a scandagliare le bassezze più alte dell’umana quotidianità.
[Daniele Ferriero,
Rumore]
Il lettore si troverà ad aver attraversato un testo inconsueto e affascinante, divertente e intelligente, tragico e comico, ironico fino al sarcasmo e allo stesso tempo disperato e sprezzante.
[Mauro Trotta,
Il Manifesto]
Quello che però colpisce forse di più di questo esordio letterario, denso di idee e di elementi innovativi, è la scrittura. Una scrittura dominata dal monologo interiore del protagonista, a metà, quasi, tra I ricordi dal sottosuolo dell’amato – e più volte richiamato all’interno del romanzo – Dostojevskji e gli ironici ragionamenti di Ugo Cornia, farcita di elenchi di diversa natura, di digressioni quasi continue, di rimandi insistiti a libri, film, serie tv, caratterizzata da periodi lunghi, a volte contorti, o meglio sinuosi, ma che proprio per queste sue caratteristiche riesce ad avvincere, a incollare lo sguardo e l’attenzione del lettore alla pagina.
[Mauro Trotta,
Il Manifesto]