A questo punto, visto che cerchiamo di mappare e criticare i profili di “dover essere” del gioco ulteriori rispetto al regolamento, può essere interessante vedere come ha impostato e trattato la questione del «così non si gioca» chi ha fatto del Risiko un oggetto di studio e riflessione, prendiamo quindi in esame la bibliografia sul gioco, in particolare i volumi di Gian Maria Masiero, Risiko challenge! Tutto quello che c'è da sapere sul gioco di strategia più famoso del mondo e di Stefano Cimatti, Manuale Redstar di Risiko.
Masiero individua dei luoghi comuni e una serie di comportamenti antisportivi:
A) Luoghi comuni:
Molti giocatori competenti ed esperti ritengono che esistano delle regole strategiche e comportamentali che andrebbero rispettate per un adeguato sviluppo del gioco. In realtà sono solo dei luoghi comuni, che risultano spesso logici e corretti, ma che in alcun modo possono restringere il campo delle possibilità di scelta di un giocatore. In generale offrono buone indicazioni di gioco, ma possono essere serenamente violati se lo si ritiene opportuno. Ne cito alcuni:
- Il giocatore che possiede 12 territori va contrastato
- Nella disposizione iniziale non si dovrebbero lasciare gli stati di Oceania e Sud America con un solo carro
- Bisogna sempre attaccare “il più forte”
- A inizio partita non si manda un avversario a 8 territori
- Non si può pensare di fare cartina per tutta la partita
- Non si può attaccare un giocatore che sta faticosamente facendo “ONU” su un continente.
- Non si può “spaccare” sperando di vincere al I tiro di sdadata
B) Comportamenti antisportivi:
Essere sportivi significa rispettare i tuoi avversari, l’attività che si sta facendo, cercare di vincere lealmente. […] La comunità del Risiko ha individuato alcuni comportamenti regolamentari, ma antisportivi, come:
- Eliminare un avversario anche se non è necessario
- Fare mondo
- Suicidarsi
- Collaborare per questioni di simpatia e amicizia
- Alterare gli equilibri senza nessun fine strategico
- Dare indicazioni di gioco verbalmente
- Tenere una condotta di gioco arrogante
Cimatti individua un principio, tre falsi miti e delle convenzioni.
A) Il principio – di portata generale e quindi dirimente quasi in ogni situazione – è quello di sportività e può essere formulato così:
Giocare la partita sportivamente significa puntare sempre alla propria vittoria, anche quando è improbabile.
B) I tre falsi miti: il meritare una vittoria, l’equilibrio, l’etica.
1) Il meritare una vittoria:
Mi è capitato di sentire affermazioni inquietanti da parte di diversi giocatori su questo “argomento”. Ad esempio, Tizio diceva "Caio ieri meritava di vincere", Sempronio rispondeva "Si,è vero". Poi Tizio aggiungeva "Non l' ho attaccato perché se lo facevo rischiava di perdere" e Sempronio rispondeva "Si, hai fatto bene". […] Se partiamo dal presupposto che un giocatore "meriti" (secondo una valutazione che comunque nulla ha a che vedere col gioco) di vincere la partita, e che per non "influenzare la partita" non lo dobbiamo attaccare, in realtà influenziamo la partita in modo antisportivo. Sta al giocatore che vince essere talmente bravo da cautelarsi anche da eventuali attacchi finali di giocatori deboli, non deve poter contare sul loro aiuto con certezza.
2) L’equilibrio:
L'equilibrio va perseguito come risorsa per tentare di vincere, non come obiettivo. Vincere contempla sempre, ovviamente, la rottura dell' equilibrio (almeno in termini di punti, nel finale) a nostro favore. […] Per esempio, se sono due ad andare in vantaggio (partita a 4 giocatori), i "patiti" dell' equilibrio vorrebbero che i due giocatori in vantaggio si scontrassero tra loro, ma per quel che mi riguarda i due in vantaggio fanno bene ad approfittare dei due in svantaggio, eventualmente anche facendo cartina tra loro, per poi giocarsela alla fine tra loro due soltanto, portando la probabilità di vittoria dal 25% al 50%.
3) L’etica
Il Risiko non è un gioco di ruolo, pertanto l’etica non rientra nel gioco. […] Purtroppo può capitare che si formino “nicchie” o addirittura comunità di giocatori in cui invece l’etica non solo entra, ma assume un ruolo determinante per il gioco […] In effetti i “giocatori etici” tendono, senza accorgersene, ad essere estremamente antisportivi, attaccando e cercando di escludere chiunque non abbia la loro errata visione del gioco del Risiko. Con queste parole non è mia intenzione offendere chi ha una visione etica del gioco del Risiko. Io stesso, come probabilmente tutti, ho avuto in alcune fasi iniziali della conoscenza del gioco, tale atteggiamento. Approfondendo la mia conoscenza del Risiko, ho poi chiaramente compreso come fossero erronei e fuorvianti tali atteggiamenti. Quindi io stesso ho avuto una erronea visione del gioco del Risiko in passato, ma l’ ho mutata. Succede di cadere in errore, penso, perché all’inizio, conquistati dal fascino irresistibile di questo gioco, si vorrebbe attribuirgli di tutto, renderlo parte integrante nella vita quotidiana addirittura; ma come già detto, questo è un errore che ottiene l’effetto contrario, ed impoverisce il gioco. […] Un serio esame di coscienza ed una riflessione sul gioco, dovrebbero portare anche chi ha una opinione diversa, a rendersi conto che il regolamento del Risiko (in tutte le sue varianti, almeno quelle che conosco) non prevede l’etica. Ognuno può prediligere un tipo di gioco rispetto ad un altro nel Risiko, ma nessuno può pretendere (o perlomeno non dovrebbe poter pretendere) di giocare ad un gioco che non è quello descritto dal regolamento.
C) Le convenzioni:
Esiste un modo di giocare "convenzionale". Questo "sistema" è molto conosciuto con il nome di "regole non scritte". Il sistema nasce per diversi motivi, soprattutto ad opera dei giocatori esperti per "tenere buoni" gli inesperti, che potrebbero fare qualche "cavolata" e rendere impossibile vincere la partita. Ci sono anche molti di questi giocatori che "ci credono" veramente.
Cioè ritengono che sia il modo migliore di affrontare la partita. I più smaliziati sanno che è solo una invenzione (suffragata certamente da considerazioni valide, ma utilizzate strumentalmente) per controllare la partita.