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Discussione: La scommessa psichedelica
  1. #1
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    La scommessa psichedelica

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    L’interesse per la psichedelia – dopo alcuni decenni di letargo, cattiva stampa e propaganda negativa pseudoscientifica – sta nuovamente e con forza innervando ubertosa vari campi della cultura (dalla letteratura alla politica) e della ricerca (soprattutto medica); tanto che nei circoli intellettuali – ma anche sui quotidiani generalisti – si è iniziato negli ultimi tempi a parlare di “rinascimento psichedelico”.

    Per i tipi Quodlibet è da poco uscito un volume collettaneo, La scommessa psichedelica a cura di Federico di Vita, che merita particolare attenzione. Nel segnalarvelo e consigliarvelo, vi propongo anche una selezione dei materiali (più o meno multimediali) sull’argomento che stanno spuntando come funghi:

    - due presentazioni de La scommessa psichedelica qui e qui
    - la diretta dell’Indiscreto su Terapie psichedeliche col sommo etnobotanico Giorgio Samorini qui
    - la prima puntata del podcast Illuminismo psichedelico su p. e romanzi qui
    - la seconda puntata del medesimo podcast su p. e misticismo qui
    - il saggio di Ilaria Giannini sulla cura psichedelica alla depressione qui
    - la recensione di Gianluca Didino de La scommessa psichedelica qui
    In fondo tutto proviene dal fatto che la volontà deve divorare se stessa, poiché nulla esiste fuori di lei, ed ella è una volontà affamata.
    [Schopenhauer]

    Il Gioco non era solo esercizio e svago, era la coscienza concentrata di una disciplina spirituale.
    [Hesse]
  2. #2
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    Re: La scommessa psichedelica

    La comunione degli psiconauti

    Riporto qui un pezzo che tempo fa ho scritto per la rivista letteraria Nazione Indiana su questo libro e che voglio condividere con voi, si trova pubblicato qui e qui

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    [Note ed elucubrazioni su “Il trip report come sottogenere della letteratura di viaggio” di Peppe Fiore in La scommessa psichedelica a cura di Federico di Vita]

    Fiore parte dalle sue esperienze personali con l’LSD («La dissoluzione dell’ego, l’estasi, la percezione di squarci di bellezza assoluta e senza scampo, la sensazione di unità col creato. […] L’LSD è stata una delle cose più vicine al sacro che io abbia potuto sperimentare») e le vede come accesso (rectius: come «ritorno», perché «il cosmo lisergico è sempre lì, sempre uguale a se stesso») a uno spazio peculiare, un «luogo eterno» – che come tale non è prodotto ex novo ed ex nihilo solipsisticamente dal singolo viaggio del singolo psiconauta, ma ha una sua consistenza oggettiva preesistente e addirittura immutabile – «popolato da una folla di altri – tutti gli uomini e le donne che prima di me hanno varcato la stessa soglia». Del resto se lo psichedelico rivela e mostra la mente e non si risolve in un delirio allucinatorio individualistico allora diventa possibile e pensabile un incontro con l’altro nei territori mentali rivelati, la comunione degli psiconauti come partecipazione solidale immersiva alla medesima realtà che si manifesta («l’idea che i fenomeni, spaventosi e bizzarrissimi che accadono a me siano già successi, più o meno simili, anche agli altri i è sempre risultata di conforto durante i trip. […] L’LSD mi ha permesso di stringere un legame con persone a me care così profondo che è paragonabile solo al sesso e, forse, all’essere scampati insieme a un pericolo mortale, o aver combattuto insieme, sullo stesso fronte, la stessa guerra»).

    Alla luce di queste premesse diventa sensato da una parte cercare di mappare «il luogo eterno» ovvero «il mondo psichedelico» a partire dai trip report («quella che per mezzo secolo è stata solo una forma di resoconto di stretto appannaggio della letteratura specialistica o degli artisti si è solidificata in qualcosa che assomiglia a un canone: una popolazione di testi che, insieme, posso essere interpretati come un particolarissimo sottogenere della letteratura di viaggio») in cerca di «ricorrenze e sincronicità» analizzati con strumenti comparativistici, dall’altro andare a sondare in base ai risultati ottenuti quanto di realmente «condiviso» c’è nell’esperienza psichedelica operando quindi una sorta di verifica a posteriori che possa eventualmente fondare sperimentalmente l’ipotesi (la premessa) di partenza. Come materiali reportistici da lavorare comparativisticamente Fiore sceglie l’enorme massa di racconti (per lo più anonimi, ma comunque non d’autore: non partoriti con finalità artistiche e letterarie) presenti sul web («con Internet venne una forma di enunciazione di massa dell’esperienza di viaggio psichedelico») e in particolare ne seleziona qualche decina (a cui s’aggiungono le sue proprie memorie personali) dal migliore database sulle sostanze disponibile in rete: Erowid.

    Procede poi a tracciare la geografia del «luogo eterno» individuando «pattern che ritornano: quelle rivelazioni che l’LSD dischiude a chiunque sia interessato a conoscere l’universale»:

    NATURA («L’LSD dialoga fittamente con il mondo naturale. […] Le texture delle cortecce, le venature nelle rocce, le ramificazioni dei capillari delle foglie: sono sistematicamente tra i primi elementi che prendono vita quando la sostanza si comincia a sentire. Con l’aumentare degli effetti, la natura vive di vita propria, si fa cosciente e può rivelare un carattere cangiante»).

    CREATURE («È un peccato che nessuno abbia mai pensato di stilare un bestiario delle creature psichedeliche. Ne risulterebbe un catalogo di varietà impressionante, in cui il quotidiano dialoga con l’inconscio profondo, generando entità che partecipano di entrambe le nature: reale e fantastica, naturalistica e archetipica»).MUSICA E SUONI («Nei trip report tornano spessissimo i riferimenti alla musica e, in generale, alle esperienze sonore. La musica è da sempre una compagna di viaggio per gli psiconauti: incoraggia il trip, a volte lo guida, e dischiude sempre dei significati inaspettati»).

    ETERNITÀ («Ho accennato all’inizio che un carattere ricorrente del mondo psichedelico sembra essere quello dell’archetipico, in qualche caso del mitologico. Sotto l’effetto dell’LSD, gli oggetti, le architetture, i corpi delle persone, anche senza particolari distorsioni della percezione, spesso appaiono circonfusi da una caratteristica aura di eternità»).

    TEMPO («Durante il trip il tempo, come le percezioni, può assumere connotati elastici, ricorsivi, frattali. Spesso il temuto bad trip non è altro che questo: l’impressione di ritrovarsi intrappolati in una spirale di tempo che ritorna angosciosamente su se stessa. […] La psichedelia invece scardina il tempo, e con il tempo la consequenzialità degli eventi. Ci porta in un mondo in cui a un effetto non è necessariamente presupposta una causa. In qualche modo, simula il delirio paranoide»).

    AUTOPERCEZIONE («In effetti è vero – gli specchi sotto LSD possono essere una trappola infernale, e ci sono poche esperienze più spaventose di specchiarsi e non riconoscersi – la mia identità misteriosamente decomposta e ricombinata in una forma che assomiglia a me, ma non sono più io. […] La dissoluzione dell’io è un’esperienza che molti psiconauti cercano, perché ci distacca finalmente da noi stessi e dal sistema di automatismi che governa la nostra vita quotidiana, ci richiama all’origine che sta prima del nostro essere gettati nel mondo: anche nella prospettiva di ritornarci poi, nel mondo, purificati da quell’abbandono»).

    FOLLIA («Al culmine dell’intensità, la psichedelia smonta le catene di senso, le avviluppa in spirali di non-significato che tornano ossessivamente su se stesse. È la regione più spaventosa della psichedelia, quella che affaccia direttamente sul bad trip. […] Non esiste psiconauta al mondo, credo, che non abbia pensato almeno una volta nella vita di essere impazzito e non poter più tornare come prima»).

    DIO («Un grande personaggio ricorrente dei resoconti degli psiconauti: una presenza mutevole e capricciosa che si manifesta, di volta in volta, nella forma di coscienza universale, o di luce, o di senso di unità con il creato, o di caos, o di armonia ordinatrice della creazione»).

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