Deduco dalla risposta piccata che il nome del Gen. Capello non ti dice niente.
E diciamolo... ci sta anche.
Ti garantisco che non era un indovinello, quanto un modo per evitare l'ennesimo papiro autoreferenziale.
Diciamo che era un modo per citare una questione molto dibattuta senza raccontarla.
In due parole: c'e' chi ha sostenuto, e sono molti, che il vero responsabile di Caporetto fu costui che, per spirito di contraddizione, contravvenne agli ordini di Cadorna.
Io, comunque, non sono uno storico e semplicemente mi diletto.
Quanto al lecca lecca, se ti aiuta, tienilo pure.
Vedrai che crescendo non ne avrai piu' bisogno.
Ottimo intervento Sauro. Grazie.
Mi dai lo spunto per una caramella da far ciucciare sulla questione...
Nei tanti libri che ho letto dell'Albertini sull'argomento c'è un contratto di forniture militari interessanti della fabbrica BREDA. Il Governo Giolitti, forniva armamenti scadenti, mitragliatrici che si inceppavano ecc...la Fabbrica BREDA vinse per caso l'appalto delle forniture militari, dandole al nostro esercito ottime e all'avanguardia...iniziamo a prendere a calci gli Austrici da quel momento...sarà stato un caso.
Mi ha sempre appassionato Capello; era un genio della tattica militare...ha combattuto con armi impari e lo hanno messo sulla graticola.
Eh già...se se ...
"Il nostro servizio informazioni fu in grado di segnalare con anticipo una vasta concentrazione di truppe austro-ungariche e loro movimenti in direzione di Tolmino. Il dispaccio pervenne con largo anticipo al Comando Supremo, ma Cadorna si mise a svalutare il significato di tali notizie. Ulteriore informazione fu fornita il 2 ottobre da un disertore polacco di un'azione nemica dalla testa del ponte Tolmino".
cit. pag. 103 L'Italia nella Guerra Mondiale di Luigi Albertini, Nicola Zanichelli Editore, Bologna 1953
Analogamente anche il Pieropan riporta questa dato.
Tuttavia, l'errore del Gen. Capello fu ritenuto imperdonabile.
Fonti.
Le opere di:
Albertini
Piropan
Cramon
Gatti
Caviglia
Cadorna
Capello
Valori
La Commissione Inchiesta su Caporetto
Le informazioni sull'attacco austriaco.
Al Generale Cadorna pervennero informazioni precise e dettagliate di dove sarebbe avvenuto l'attacco austro-ungarico che portò alla disfatta di Caporetto. Come già in precedenza accennato in data 2 ottobre, successivamente il 20 ottobre un ufficiale czeco e due ufficiali di nazionalità rumena il 21 ottobre, disertori, diedero precise e circostanziate delazioni del piano d'attacco austriaco che sarebbe avvenuto da Plezo a Selo e con maggior violenza nella piana di Tolmino; ed ancora che un corpo d'armata austriaco avrebbe agito nella conca di Plezzo e che la 17° divisione slesiana avrebbe tentato di risalire l'Isonzo, che l'obbiettivo era l'occupazione strategica dei monti Mia-Matajur-Kolovrat; inoltre un'altra informazione importante fu quella che l'offensiva sarebbe avvenuta entro il 25 ottobre e sarebbe stata preceduta da un fuoco di 4 ore di artiglieria.
Il dato della scarsa concentrazione di truppe.
Il dato oggettivo era che il quel particolare punto geografico, di notevole importanza strategica, la concentrazione delle risorse belliche italiane era carente ed era quindi intuibile e naturale che era molto probabile un attacco nemico in quel territorio.
Nella Relazione Freendemblatt si legge: "Nel settore Tolmino-Plezzo non c'erano mai stati attacchi, sicchè lo schieramento italiano non aveva profondità e si può dire che si riduceva ad un velo".
Il Capo di Stato Maggiore italiano "sottovalutò" tutto questo. A suo favore viene citato il suo disappunto sull'essersi visto negare l'invio di truppe alleate data la caduta del fronte russo e il conseguente spostamento di rinforzi austriaci sul fronte italiano. Tuttavia, questi rinforzi erano richiesti per l'offensiva di primavera e non per la difesa delle posizioni in autunno. Tant'è che ordinò il mantenimento dello schieramento offensivo al di là dell'Isonzo con il contraddittorio ordine alla II e III Armata, datato 18 settembre: "Rinunciare alle progettate operazioni offensive e concentrare ogni attività nelle predisposizioni della difesa ad oltranza". Nondimeno non inviò le truppe di riserva per la difesa delle posizioni durante l'autunno.
Il non rispetto dell'ordine del Generale Capello.
Il comandante delle succitate armate era il Generale Luigi Capello, che non eseguì i preparativi ordinati il 18 settembre dal Generale Cadorna. Egli si è difeso adducendo due questioni. La prima, che non era possibile impostare due armate in circa un mese ad un assetto da offensivo, come lo erano sempre state prima, ad uno difensivo; ciò avrebbe richiesto molto tempo, senz'altro alle porte della primavera, per settare armamenti, linee di difesa, comunicazioni ecc...poichè ad ottobre sul fronte dell'Isonzo le informazioni che aveva il Generale Capello sull'imminenza dell'attacco nemico erano più vivide e percepite certe, rispetto che allo Stato Maggiore, egli ritenne di affrontare gli Austriaci non cambiando l'assetto alle armate. La seconda, nei giorni dell'offensiva il Generale Capello fu sostituito per problemi di salute dal suo vicario Generale Luca Montuori.
Errori ben più gravi dei generali del XXVII Corpo.
Il 10 ottobre Cadorna aveva emanato il seguente ordine: "Durante il tiro di bombardamento nemico si risponda al fuoco con i medi e grossi calibri nelle zone di probabile irruzione delle fanterie nemiche..."
L'esecuzione di tale ordine e la sua precisazione che è stata denunciata come del tutto ovvia dai Generali italiani, quasi superflua, era facilitata dal nostro schieramento offensivo. Questo dato crea anche una distonia tra l'ordine del 18 settembre di Cadorna di iniziare i preparativi per un assetto difensivo. Il Generale Capello aveva ammonito in un dispaccio ai suoi Generali, prima di abbandonare il comando per problemi di salute: "Ripeto qui che uno dei provvedimenti di maggior importanza è l'intervento automatico delle artiglierie in caso di attacco".
Alle ore 02:00 del 24 ottobre iniziò l'offensiva austriaca con un fuoco di artiglieria, in conformità con quanto avevano preannunciato le intercettazioni del nostro servizio informativo militare. L'errore tattico e la disobbedienza più gravi furono quelle del Generale Badoglio di non rispondere al fuoco con un tiro della nostra artiglieria al passaggio degli austriaci. Si rammentano gli articoli del Frankfurter Zeitung, in cui erano descritte le difficoltà enormi che doveva superare chi avesse dovuto assaltare "quella estesa e completa fortezza montagnosa che raggiungeva altezze tra i 1500 e i 2500 metri". Anche se i pezzi di artiglieria a disposizione dell'esercito italiano erano inferiori, tuttavia la posizione era tatticamente quasi impossibile da prendere per la sua naturale capacità a resistere.
Luciano Magrini che ha compiuto un'inchiesta, raccogliendo molte testimonianze scritte da parte dei Comandanti austro-tedeschi e consultando l'Archivio di Guerra a Vienna, denuncia il mancato uso dell'artiglieria all'avanzata nemica del 24 ottobre da parte del Generale Badoglio. Lo stesso Generale Krafft riconobbe quell'errore decisivo per lo sfondamento delle linee italiane..."con l'uso dell'artiglieria da parte italiana la disfatta di Caporetto non avrebbe avuto tali connotati, ma bensì una dura resistenza non quantificabile temporalmente".
Ritroveremo il Generale Badoglio alle prese con il sud Italia nella seconda Guerra Mondiale sempre agli ordini alleati.